recensione diMauro Fratta
Same-sex unions in premodern Europe
Questo saggio, esemplare per acribia, erudizione, discussione delle fonti ed onestà intellettuale (Boswell, che era poliglotta, riporta sempre in nota il testo originale dei passi che cita, siano essi in greco, latino, slavo ecclesiastico, arabo o ebraico), dopo un'ottima introduzione sul matrimonio e sui rapporti tra persone dello stesso sesso (in prevalenza maschi) quali erano praticati nel mondo greco-romano, passa ad esaminare passi di manoscritti liturgici e testimonianze che dimostrano l'esistenza d'un'apposita cerimonia con cui due persone dello stesso sesso, in chiesa e davanti al sacerdote, s'impegnavano in un rapporto per molti versi analogo al matrimonio eterosessuale o anzi, considerato che questo per lo più nasceva su presupposti economici, in un rapporto dove l'elemento affettivo ed erotico poteva in qualche modo ricordare le unioni gay dei nostri tempi.
Il presupposto dell'analisi di Boswell è che i concetti di amicizia, matrimonio e affetto, che l'uomo privo di conoscenze storiche o accecato dal pregiudizio ritiene immutabili, variano in modo notevole da un periodo all'altro e da una civiltà all'altra; nello stesso tempo, peraltro, questa visione sfumata dei dati storici non viene assolutamente ad annullare la possibilità di riconoscere analogie e costanti di fondo che ad esempio permettano, sia pur in maniera cauta e non dogmatica, di parlare di omosessualità o di same-sex unions per fenomeni verificatisi in quella che egli chiama premodern Europe: lo storico americano così, tra le righe, rifiuta decisamente il paradigma foucaultiano riguardo alla sessualità - e, a mio modestissimo avviso, a ragione.
Oltre al concetto che la Chiesa (latina e greca) per circa un millennio intervenne poco o punto nella repressione degli atti omosessuali, emergono dalla trattazione molti particolari curiosi, come la sopravvivenza di coppie dello stesso sesso unite religiosamente addirittura fin dentro il secolo scorso, in aree molto arcaiche della Serbia e dell'Albania (il che atteesta oltretutto una tolleranza di fatto del fenomeno da parte del clero locale), e la censura, più o meno pesante, con cui nei secoli scorsi, si cercava di minimizzare il senso dei testi che palesavano l'esistenza del fenomeno stesso - censura che nell'Europa occidentale fu particolarmente intensa, dal momento che, mentre rimangono molti manoscritti in greco (anche in Italia) e in slavo ecclesiastico riportanti la liturgia in questione, non ce ne resta nessuno in latino, anche se Boswell non ha dubbi che, a giudicare dal tenore di alcune nostre fonti, una simile liturgia esistesse anche nelle Chiese di rito latino, quantomeno in Italia, Spagne e Irlanda.
Come spesso accade, su errori, misconoscenze o addirittura menzogne ed occultamenti si fondano così non solo verità storiche, ma perfino verità di fede.