White è sempre bravissimo a raccontare, a dipingere ambienti e situazioni, a tratteggiare personaggi rendendoli caratteristici ed inconfondibili con poche battute: un pregio che condivide con gli scrittori francesi, da lui tanto amati, e probabilmente, come ho anche scritto altrove, favorito dal suo lungo soggiorno parigino. Il primo racconto, che dà il titolo alla raccolta ed è di gran lunga il più esteso, risulta di particolare efficacia nel dipingere, anche nella scrittura ondeggiate e non scevra da ripetizione, la figura d’un intellettuale gay che sta invecchiando e perdendo la memoria; ma anche le due storie successive hanno per protagonisti due gay in tarda età, alle prese coi ricordi e con un desiderio sessuale non ancora sopito: anche nel loro vivere fra memoria e sogno è trasparente il dato autobiografico. E l’adolescenza americana pennelleggiata con una compendiosa efficacia nel’ultimo racconto ritornano a galla situazioni che riportano un’altra volta all’autobiografia di White – stavolta a quella degli anni di formazione sessuale e intellettuale. P.S.: Jack, il protagonista del racconto eponimo, dev'essere rimasta una delle poche persone al mondo a credere veritieri i resoconti sul matrimonio di Nižinskij fatti dalla vedova Romola de Pulszky, altresì famigerata per le sovrabbondanti sforbiciature ai cosiddetti diarî del defunto ballerino laddove si avventuravano in argomenti (a giudizio di lei) "sporchi".