recensione diMauro Giori
Wilby (not so) Wonderful
Commedia nera vagamente altmaniana su una piccola comunità isolana minacciata da uno scandalo, Wilby Wonderful è interamente compresso entro i confini di una quiete che dovrebbe precedere una tempesta la quale in realtà alla fine implode senza sfogarsi. Come il film stesso, che non offre personaggi davvero interessanti, né apprezzabili variazioni di tono che possano smuovere le acque limacciose del racconto. I toni umoristici strappano al più un sorriso a denti stretti, mentre i drammi vengono trattati con una leggerezza che vorrebbe evitare di appesantirli ma li priva anche di una reale specificità. In questo modo gli eventi finiscono appiattiti su uno sfondo omogeneo e i personaggi sono osservati con un distacco entomologico, senza passione né sangue, senza simpatie né condanne.
Il risultato è una malinconica indifferenza, la stessa che nella sostanza il film ispira allo spettatore, anche rispetto alla vicenda più patetica, quella del marito gay piantato dalla moglie e deriso dai pettegoli del villaggio, che cerca continuamente (e inutilmente) di suicidarsi, nonostante vegli su di lui l’innamorato tuttofare del paesello.
Un film che si guarda senza sofferenza, ma non lascia traccia.