Attualità nera

4 novembre 2013

Attualità nera è una delle prime serie di fumetti pornografici (nonché quella di maggior successo: raggiunge i 240 numeri complessivi) a millantare di essere basata su vicende realmente accadute tratte dalla cronaca. Tipicamente i fascicoli sono composti da due storie, una principale e una secondaria, eventualmente accompagnate da un articoletto pseudo-giornalistico.

Non è raro che si presentino vicende incentrate sull'omosessualità, e in questi casi la prospettiva è quella della cronaca del tempo, cioè un atteggiamento che varia dalla più aperta e verace omofobia a uno sforzo di simpatia compassionevole che è il massimo eventualmente concesso. Protagonisti sono solitamente giovani prostituti (per disperazione o peggio per accidia) e mariti omosessuali che trascurano e maltrattano le mogli. Qualche esempio:

n. 7, Il dramma del travestito per forza. Un giovane nullafacente, snervato dai genitori che non ne gradiscono la pigrizia, finisce rimorchiato da una donna il cui marito voyeur, colpito dalla bellezza del ragazzo, vorrebbe non stare solo a guardare. Ma il giovane non ci sta, reagisce male e fugge rubando un orologio. Arrestato, in galera viene ripetutamente violentato per essere avviato alla sua professione futura: una volta uscito si vedrà infatti costretto a travestirsi e a prostituirsi;

n. 54, Madre di un anormale. «Le pene di una mamma che ha il figlio "diverso"...» recita lo slogan in copertina. Storia raccapricciante di un ragazzo che, per avere una possibilità di sedurre l'uomo dei suoi sogni, si traveste e si prostituisce sperando di averlo almeno come cliente. Ma sarà arrestato e la sua vicenda sconvolgerà tutta la famiglia, inducendolo al suicidio per la vergogna. Completano il volume ameni pettegolezzi sul sesso di Amanda Lear e Quando il marito ha l'amante maschio (la storia è tutta nel titolo: si può aggiungere solo che il marito è un proletario di mezza età insospettabile e virile, mentre in compenso l'amante è una baldracchina effeminata che racconta poi tutto alla moglie);

n. 120, Il dramma di due omosessuali. Caratteristica della storia è questa volta la sua ambientazione siciliana, sicché il fumetto ha cura di sottolineare a più riprese l'arretratezza culturale che impedisce ai due protagonisti di vivere la loro storia d'amore. Trattasi di un maschio garzone e del figlio quattordicenne di un fruttivendolo, che vengono infine uccisi dal nonno del giovane per salvare l'onore della famiglia, dopo che il ragazzo era scappato di casa per vivere con il suo amato e i due avevano affrontato persino l'ostilità del paese camminando mano nella mano in piazza, finendo col farsi prendere a bastonate. «In fondo il nonno ha fatto il dovere suo. C'era di mezzo l'onore della famiglia», osserva il nipote del morto. «Perfino i ragazzi la pensano così! In questa terra, la gente non cambierà mai!», bofonchia invece il carabiniere rimarcando la prospettiva in questo caso friendly degli autori;

n. 124, Il Caino della Brianza. Altra storia di una ragazzo svogliato, pecora nera di una famiglia angosciata dal fatto che il giovane non vuole saperne di lavorare e che tutto il paese sparla di un suo rapporto con un uomo. Stanco di essere rimproverato, il ragazzo stermina la famiglia ma è talmente imbranato (i suoi genitori avevano proprio ragione...) che nemmeno il finto alibi fornito dal suo compagno lo salva dal carcere. Forse più interessante è in questo volume l'articoletto, Professione: defensor gay, dedicato a un carabiniere che, nel tempo libero, si procura un secondo lavoro come guardia del corpo dei ragazzi che battono nel milanese parco Sempione:

Ma i finocchi, in questa società violenta e sanguinaria, chi li protegge? Creature gentili che possono svenire alla vista di una sola stilla di sangue, costoro sono alla mercè dei cattivi, degli insensibili, dei delinquenti. [...] una coppia di teneri gay rappresenta un bersaglio più che facile per la malavita. Se poi il gay è battoncello, i pericoli non si contano: aggressioni, rapine, botte da orbi turbano la sua poetica esistenza di appartenente a una razza quanto mai vilipesa in quanto non contemplata in natura: il terzo sesso.

Frocio è bello (i gusti son gusti), ma darlo via sta diventando un'impresa.

E via di questo passo per tre pagine in cui non sai mai se disperarti per il cumulo di luoghi comuni, ridere per il ritratto della "poetica" esistenza di queste fatine eteree e gentili del terzo sesso che "lo danno via" nei parchi, o sorprenderti per lo sguardo compassionevole che non ti aspetteresti da questa serie in particolare, benché una simile prospettiva rientri nel duplice atteggiamento spesso tenuto nei confronti dei gay dai fumetti porno nel loro complesso. Con il suo tenore amichevole, l'articolo la dice lunga sul punto di vista degli autori di questi fumetti, oggi risibile ma pur sempre più liberale di quello presumibilmente condiviso dal pubblico dei lettori;

n. 136, Carceri infernali. «Violenza, sodomia, regolamento di conti: entrare in galera è come entrare all'inferno»: il fumetto, dal disegno insolitamente realistico, è tutto nell'occhiello che in copertina strilla l'omosessualità come fenomeno tipico del carcere quanto dell'inferno. E all'interno delle pagine del fumetto principale se ne dà ripetuta conferma;

n. 137, Sposata a un invertito. Episodio tra i più infami della serie, racconta la vicenda del bel Simone che seduce una fanciulla ingenua e la sposa, ma solo per copertura e per poi trattarla col massimo disprezzo. In realtà Simone se la intende con Antonio, finemente definito «il più bel cazzo di Taranto», un bisessuale che si incaricherà persino di deflorare la moglie del suo amante, la quale quando scoprirà tutto si butterà dalla finestra riscuotendo la compassione del lettore chiamato a disprezzare i suoi aguzzini;

n. 161, Frenesia di perverso. Un orologiaio trascura la moglie (disprezzata quanto più compulsivamente si consola con un dildo) essendosi invaghito di un biondo quattordicenne. Con l'ausilio di alcune riviste pornografiche e di regali costosi ne ottiene facilmente i favori, ma quando il giovane decide di lasciarlo per trovare un lavoro e fare coppia con la sua ragazzina, l'uomo perde la testa e lo uccide. Anche peggio il secondo fumettino, Padre patrigno, in cui un uomo molesta il figlio invalido della sua compagna nonché la propria figlia, finché viene denunciato e arrestato.

Date le premesse, è a suo modo sorprendente il n. 208, che nel raccontare le vicende di due uomini suicidatisi perché convinti di aver preso l'Aids (il primo dopo aver fatto una carneficina in famiglia) e di un terzo contagiato davvero e per questo vittima di incontrollabili crisi di violenza, li sceglie tutti e tre eterosessuali. Non che il fumetto voglia o possa avere sul serio una missione edificante, ma non era certo scontato che non si buttasse a sfruttare bassamente i luoghi comuni che allora (1987) collegavano a filo doppio Aids e omosessualità. In più, la sociologa che intercala i tre racconti morali non fa mistero che la malattia rappresenta un rischio per tutti.

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