recensione diElena Romanello
Storia di Caterina che per ott'anni vestì abiti da uomo
Marzio Barbagli torna in libreria con un libro esile e agile, ma non per questo meno interessante: Storia di Caterina che per ott’anni vestì abiti da uomo prende il via da un fatto di cronaca del Settecento, avvenuto a Siena, dove Giovanni, colpito da spari dai parenti di una ragazza con cui era fuggito e portato in ospedale, prima di morire rivelò di essere una donna, Caterina, cosa poi comprovata dopo il suo decesso.
A questo caso si interessò un medico, Giovanni Bianchi, che cercò di trovare anomalie secondo l’approccio allora presente nella scienza medica verso le donne che amavano altre donne, non trovandole, e che scoprì che la famiglia di Caterina era a conoscenza della sua inclinazione verso le donne e non l’aveva ostacolata, mentre il travestimento maschile si era reso necessario per Caterina per potersi nascondere in un mondo in cui sarebbe stata perseguitata. Caterina era vissuta fingendosi un uomo per vari anni, spostandosi in Italia, lavorando per mantenersi, ma soprattutto seducendo varie ragazze che non avevano mai tradito il suo segreto. Giovanni Bianchi aveva un interesse da scienziato moderno per questo caso che all’epoca fece scalpore ma non era certo isolato, non tranciò giudizi e cercò di inserire questa vicenda all’interno di un’affettività presente sia in letteratura che nella realtà dell’epoca di Saffo.
Accanto a questo caso, che interessò anche medici e studiosi stranieri, Marzio Barbagli racconta altre storie di donne che amavano altre donne, tra punizioni che comunque furono in generale meno severe che verso gli uomini gay (ma forse perché non si riusciva a concepire il sesso senza la penetrazione), studi medici su presunte anomalie degli organi genitali femminili, vicende di donne e ragazze che spesso ricorrevano al travestitismo per una maggiore libertà.
L’autore fa anche un parallelo tra Caterina e la situazione attuale delle lesbiche oggi, notando come ci siano delle analogie pur tra tante differenze, come l’accettazione familiare (non tutte le famiglie erano oppressive come si pensa) e il desiderio di costruire, anche se celata agli occhi del mondo, una propria affettività. Il libro si chiude con un excursus più moderno sulla realtà delle donne che amano altre donne oggi, ed è arricchito, oltre che in appendice dal trattatello completo di Bianchi, da una serie di riproduzioni di quadri di varie epoche e artisti, da Guido Reni a Ingres, da Tamara de Lempicka a Toulouse Lautrec, con protagoniste donne che si amano.
Un saggio storico rigoroso ma appassionante, che si legge come un romanzo, erudito ma senza annoiare mai, da consigliare a chi pensa che certe cose siano un vezzo dell’epoca moderna e non una cosa molto più antica. Marzio Barbagli si conferma uno dei maggiori storici della vita delle persone non solo italiani, ricordando una storia così lontana ma anche così vicina all’oggi.