Come cambiano i gay

14 giugno 2007, "Pride", maggio 2007

"Omosessuali moderni ed europei". Non è questo il titolo, ma sicuramente è il senso dell'edizione aggiornata del libro Omosessuali moderni di Marzio Barbagli e Asher Colombo, uscito la prima volta nel 2001. Il libro si presentò come la più ampia ricerca condotta in Italia sulla condizione di vita di gay e lesbiche, ricostruendone, anche attraverso migliaia di interviste, il processo che ha portato alla nascita degli "omosessuali moderni", comparato anche su altri paesi.
La nuova versione è annunciata come in uscita prima dell'estate, sempre per conto dell'editore Il Mulino.

Abbiamo incontrato a Bologna Asher Colombo, docente di sociologia, per alcune anticipazioni su questa nuova edizione.

"Manterremo il titolo", esordisce Colombo, "mentre sulla copertina ci sono discussioni in corso visto che quella precedente (la foto di due asciugamani da bagno con la scritta "Lui" su entrambi, ndr) ha suscitato qualche giusta polemica perché troppo... maschilista".



Che accoglienza ha avuto il libro dalla sua uscita ad oggi, sia come vendita che come riscontro nella comunità scientifica? Direi buona, sul piano delle vendite. Nel corso degli anni le copie si sono esaurite e la casa editrice ha ritenuto opportuno procedere con una nuova edizione.
Sul "fronte" accademico però, va detto, il volume non ha certo innescato nessuna sequenza di ulteriori studi. Il poco interesse che il tema suscitava è rimasto tale ancora adesso, e una parte di ragione penso sia la stessa che citavamo all'inizio del libro: imbarazzo. O anche proprio disinteresse: lo stesso che vedo tra i miei studenti a cui provo suggerire un tema sull'omosessualità tra i vari possibili temi per le tesi.


Che novità ci sono nella seconda edizione?
La struttura è rimasta la stessa della prima edizione. Non era certo il caso di rifare nuove interviste, visto che cambiamenti su tali questioni non si hanno certo nell'arco di pochi anni. Di completamente nuovo, invece, c'è un intero capitolo dedicato al riconoscimento pubblico delle unioni tra persone dello stesso sesso, in cui abbiamo cercato di ricostruire i cambiamenti legislativi e quelli nell'opinione pubblica, comparando i vari paesi europei nel corso degli ultimi venti anni. Un argomento che abbiamo sintetizzato col titolo: "L'omosessualità dal codice penale a quello civile", visto che in pratica si tratta proprio di questo.
In più, abbiamo confrontato, sempre a livello europeo, come sia cambiato l'identikit, sia maschile che femminile, di chi frequenta la cosiddetta "scena gay", fatta di centri di aggregazione e locali di varie tipologie. E infine abbiamo anche comparato, nel corso degli anni, come siano cambiati i locali stessi, e a che tipo di esigenze rispondesero e rispondano ora.


Come avete proceduto a fare queste comparazioni, in particolare quelle sui cambiamenti all'interno dell'opinione pubblica?
Ci siamo basati su fonti e indagini a livello europeo, come ad esempio quelle realizzate dall'Eurobarometro, che di solito non vengono utilizzate per questo tipo di analisi.
E abbiamo constatato che a partire dal Nord fino ai paesi del Mediterraneo, su temi forti come le unioni e/o matrimoni gay e le adozioni c'è stato un capovolgimento di fronte, passando dalla netta contrarietà ad un forte favore.


Immagino comunque con livelli diversi da paese a paese...
Sì, certo, ma la tendenza sicuramente è la stessa dappertutto, assieme al cambiamento generale in atto sul concetto di famiglia. Un paese in particolare ci ha colpito per i cambiamenti fatti: la Spagna...


Come era, forse, facile immaginare...
Sì, certo, ma non così facile. Pensavamo che il cambiamento che c'è stato in Spagna fosse dovuto per buona parte al cambiamento politico avvenuto col governo di Zapatero, quindi in epoca recentissima. In realtà abbiamo visto che già con il governo di centro-destra di Aznar alcune regioni spagnole avevano adottato misure molto simili a quelle contenute nei "Dico", ma ci ha destato ulteriore sorpresa il fatto che già nei primi anni '90 un campione molto rappresentativo della popolazione spagnola era favorevole al matrimonio tra gay e, quindi, a tutte le leggi a favore delle coppie dello stesso sesso esistenti ora nel paese.
Giusto per citare un dato che sarà inserito nel libro, già nel 1993, ripeto nel 1993, il 70% della popolazione spagnola era favorevole ai matrimoni gay e il 43% alle adozioni: percentuali molto al di sopra della media europea e anche della stessa Danimarca, reputata sempre il paese più avanti su questi temi.



L'Italia avrà contribuito ad abbassare questa media, immagino... o no? Da noi la situazione è certo diversa ma, come scriviamo nel libro, in base a un'indagine fatta nelle ultime settimane dello scorso dicembre, il 40% della popolazione è favorevole al matrimonio gay e oltre il 60% è d'accordo a misure di legge che riconoscano le unioni civili anche tra omosessuali. Quindi, rispetto a quanto sta venendo fuori in questi giorni, la società civile è un po' più avanti della classe politica.
Altro dato illuminante su un aspetto specifico: per il 60% gli italiani sono favorevoli a che all'interno d'una coppia gay ci sia la possibilità di ereditare con molti meno vincoli di quanto stabiliscono i Dico, ma anche i Pacs francesi, che secondo me, tra l'altro, sono erroneamente presi come modello, visto che hanno norme più farraginose e complicate dei Dico.


Dobbiamo quindi "fare i conti" anche da noi con un cambiamento radicale dell'opinione pubblica nei confronti di unioni gay e temi connessi?
L'esempio della Spagna rimane fuori dalla nostra portata. Ma va detto che se nella prima edizione avevano constato una forte evoluzione della percezione positiva di sé dei gay, ora la stessa evoluzione l'abbiamo verificata anche nell'opinione pubblica, che si sta mostrando molto più aperta alle problematiche delle coppie omosessuali.
Certo, in Spagna la caduta del franchismo ha originato anche una minor influenza della Chiesa cattolica sulla vita degli spagnoli, che avevano visto la Chiesa fin troppo legata alla dittatura. Da noi la Chiesa ha ancora il potere che sappiamo...


Avete notato differenze anche a seconda delle fasce di età?
Questo è stato un altro dato interessante, in effetti. Il cambiamento di opinione è avvenuto anche grazie ad un numero maggiore di giovani che si dice favorevole alle unioni gay.
Ma questo non è l'unico motivo. Anche mettendo a confronto le classi di età, ad esempio, gli attuali 50/60enni si sono mostrati più favorevoli dei loro "coetanei" di 20 anni fa. Quindi è proprio cambiato l'atteggiamento generale, la mentalità.
Tutto questo va di pari passo con le trasformazioni che ha subito il concetto di famiglia. Sulla quale, tra l'altro, non capisco questo accanirsi da parte della Chiesa nel dire che i Dico la distruggono. Per me sta avvenendo l'esatto contrario. L'aspirazione alla famiglia da parte degli omosessuali non fa che esaltarne il significato e il suo ruolo centrale all'interno della società!


Scendendo più sul pratico, le vostre indagini hanno accertato un aumento delle unioni e dei matrimoni tra gay nei Paesi europei dove sono consentiti?
Parliamo anche di questo nel libro imminente, e devo dire con dati sorprendenti. La realtà parla, infatti, di un andamento esattamente all'opposto rispetto a quello che ci si può aspettare.
Tanto più è aperta la legislazione sulle unioni tra persone dello stesso sesso, tanto minore è il numero di chi ne fa uso. Nella stessa Spagna, nel giro di due anni, ci sono stati pochissimi matrimoni, poco più di un migliaio, e questo ha anche scatenato le reazioni della destra che sembra dire che non c'era poi così tanta richiesta come il governo di Zapatero diceva.
La stessa cosa l'abbiamo rilevata anche nei Paesi del Nord Europa, Danimarca e Svezia in particolare, dove da molti più anni esiste una legislazione favorevole alle unioni gay. Per arrivare invece alla Francia dove, nonostante i Pacs abbiano tante e sostanziali limitazioni anche più dei Dico, c'è una percentuale molto maggiore di richieste di unioni tra gay.
Curioso ma vero: più la legislazione è restrittiva, tanto più alta è la quota di persone che vogliono regolarizzare la propria unione al di fuori del matrimonio".


In effetti si tratta di un "fenomeno" strano, secondo lei come è spiegabile?
Una vera e propria spiegazione non c'è. Ci sono variabili da tener conto, come il tempo. In Spagna è ancora presto per avere stime precise, ma di solito il picco delle richieste avviene proprio quando la legge è nuova, per poi assestarsi.
Nei paesi nordici, il basso numero è stato sempre una costante, senza mai picchi particolari.
Tra le indagini a cui abbiamo fatto ricorso, ce n'è anche una che ha fatto una sorta di classifica comparativa dei diritti per le coppie gay, mixando vari fattori tra i paesi aventi una legislazione ad hoc. La Francia risulta ultima, ma questo non ha impedito che proprio là sia più alto il numero di gay che vogliono mettere su famiglia.
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