recensione diFrancesco Gnerre
L'uomo che sapeva troppo
Per la cultura ufficiale l'omosessualità in genere non esiste.
Scrittori, scienziati, artisti del passato vengono sempre rappresentati come se fossero stati tutti eterosessuali e, quando proprio non si può fare a meno di menzionare l'omosessualità, questa è presentata come una macchia vergognosa e in definitiva tragica in una carriera altrimenti fulgida.
Questa rimozione dell'omosessualità ha caratterizzato anche gli studi su Alan Turing, il geniale matematico che nel corso della seconda guerra mondiale riuscì a decifrare il codice Enigma utilizzato dalla Germania nazista, contribuendo non poco alla vittoria degli alleati, e che negli anni Trenta scriveva già di "una macchina computazionale", di "intelligenza artificiale" e apriva la strada che porterà ai moderni computer, all'informatica e alla cibernetica.
Esce ora una bella monografia che racconta la vita di Turing senza ipocrisie e senza rimozioni.
L'autore è David Leavitt, uno dei maggiori scrittori americani contemporanei, amato dai lettori per i suoi romanzi e i suoi racconti.
Qui però Leavitt non scrive un testo narrativo come ci si potrebbe aspettare, ma un vero e proprio saggio di divulgazione scientifica molto documentato che ricostruisce le vicende biografiche di Turing e spiega, con sorprendente competenza, l'evoluzione delle sue ricerche facendo ampie digressioni sugli algoritmi, sul sistema binario e su formule matematiche.
Ma Leavitt è scrittore ed è gay e questo gli permette di cogliere aspetti altrimenti difficili da capire della complessa sensibilità di Turing, e a restituirci tutta l'atmosfera di un mondo culturale come quello inglese degli anni Trenta e Quaranta dove coesistevano una forma di "tolleranza liberale" e il rigore di una legge assurda che resterà in vigore fino al 1967.
Dopo la guerra, durante la quale Turing aveva lavorato per il governo britannico alla decifrazione del codice Enigma, quella forma di "tolleranza liberale" sembra essere scomparsa. Accusato di atti di oscenità grave in base al famigerato emendamento Labouchere, Turing è obbligato, come alternativa alla pena detentiva, a subire un umiliante ciclo di iniezioni di estrogeni che avrebbero dovuto "curarlo" dall'omosessualità. Il risultato è catastrofico non solo nell'anima ma anche nel corpo che subisce alterazioni che rendono irriconoscibile l'atleta asciutto e smilzo, diventato improvvisamente grasso e con un seno innaturale.
Nonostante queste umiliazioni Turing continua a lavorare e riesce perfino a scrivere con disinvoltura del "guaio" in cui si è cacciato ("che ho sempre considerato altamente probabile per me") e delle circostanze che lo hanno portato ad essere accusato "di reato sessuale con un giovanotto". "La storia, scrive ad un amico, è lunga e affascinante e un giorno ne ricaverò un racconto breve".
Il tempo per scrivere il racconto però non ci sarà, né Turing tenterà di andare a lavorare in Francia, come aveva pensato, né troverà aiuto nella psicanalisi a cui aveva deciso di avvicinarsi. La mattina dell'8 giugno 1954 viene trovato morto nel suo letto. Vicino c'è una mela da cui è stato morso qualche boccone, proprio come la mela del logo della Apple, che però ha sempre escluso che nel logo si nascondesse una qualche allusione a Turing .
Il risultato dell'inchiesta fu che Turing si era suicidato: sembra che la mela fosse stata intinta in una soluzione di cianuro. Alcuni suoi amici, insieme alla madre, provarono a diffondere il mito di un esperimento scientifico finito male (Turing aveva in casa varie sostanze chimiche tra cui il cianuro di potassio e varie apparecchiature scientifiche), però nessuno, scrive Leavitt, sembra aver preso in considerazione una terza ipotesi, cioè che il suicidio sia stato inscenato e che Turing sia stato eliminato perché era diventato "l'uomo che sapeva troppo", come il protagonista del noto film di Alfred Hitchock.
L'ipotesi, anche se non avallata da prove, non è inverosimile se pensiamo al mito dell'omosessuale traditore che agli inizi degli anni Cinquanta era molto di moda in Gran Bretagna e al fatto che il governo inglese era terrorizzato dall'idea che informazioni riservate (e Turing ne aveva) potessero essere consegnate a un qualche agente nemico.
Il libro di Leavitt è molto bello perché ricostruisce momenti poco noti della vita di Turing, ma soprattutto perché sa cogliere bene l'ansia del gay dei primi decenni del Novecento che vive nel terrore di essere "cacciato dal mondo" e insieme il timore dello scienziato che la repressione del comportamento omosessuale possa diventare anche repressione delle sue idee e delle sue scoperte.