recensione diFrancesca Palazzi Arduini
Il prezzo del sogno
Il lavoro di narrazione ha così prodotto un libro singolare: né un romanzo né una biografia ma una tessitura, tra diario e narrazione vera e propria, di incontri e momenti della storia di Highsmith, sia privata che pubblica.
Della vita dell’autrice di alcuni tra i più famosi thriller del Novecento, e di altre originalissime opere, tra le quali l’icona omosessuale “The Price of Salt” (Carol), Giacobino intreccia i viaggi, il lavoro, la vita sentimentale e quella casalinga con indiscussa abilità, restituendoci una guida minuziosa e paladina della vita di Higsmith. Una scrittrice che scrive di una scrittrice, poi, non poteva che dare un risultato a tratti cangiante e onirico come se il soggetto narrante e l’oggetto narrato si fondessero o scambiassero i ruoli.
Margherita Giacobino, nota anche per i suoi saggi sulla letteratura lesbica e per alcune sue opere, tra le altre, lesbo-femministe (dall’esilarante Un’americana a Parigi all’intenso L’uovo fuori dal cavagno, tra tutte), dà vita alla storia di Highsmith con uno sguardo attento e venato di una nostalgia per un’ esistenza fuori dal comune.
L’esistenza lesbica di Highsmith, spesso celata o camuffata in biografie e articoli, viene spennellata dalla polveri e dall’omofobia e torna a stagliarsi come un antico splendido manufatto di un’epoca che crediamo di non conoscere più. L’epoca delle Butch e delle Femme che uscivano come tali solo la sera, nel fine settimana. L’epoca (ma quando è finita, in fondo? Forse in qualche paese WASP…) in cui una donna che viveva sola era una zitella alla quale il ricorso alla pratica religiosa risparmiava lo sbeffeggio. Ma Highsmith non credeva in Dio, e , come si sottolinea nel risvolto di questo libro “non ha mai tradito se stessa”.
Patricia Highsmith rivive nel libro di Giacobino morendo nel primo breve capitolo. Una donna famosa in tutto il mondo, dai cui libri erano stati tratti film, poco conosciuta agli abitanti del luogo ove abitava, muore sola in ospedale e della sua morte si sa molto poco. Un addio silenzioso, dimesso, da persona solitaria e dignitosa quale era rivive prendendo forma da pochi indizi nelle prime sei pagine del libro e pare quasi voler selezionare i lettori. Chi saprà continuare la lettura?
La descrizione del percorso verso quell’abbandono che è la morte è una dichiarazione di lutto infinito per Highsmith e la creazione di un archetipo. E’ anche un regalo, un incipit, che Giacobino ci offre per poi portarci in un lungo flashback tra Stati Uniti ed Europa.
Il personaggio dell’anziana eremitica scrittrice (che Giacobino aveva già accennato nella scrittrice paralitica de L’uovo fuori dal cavagno) torna ad essere la giovane Highsmith di Carol, raccontata tra riscrittura di pagine di diario, incontri e scontri amorosi, analisi di coppia, voci fuori campo.
La storia si dipana sottolineando i legami tra sensibilità dell’artista, esperienze personali e creatività, sino all’ultimo romanzo breve scritto “g – un idillio d’estate”, che chiude nel 1995 la carriera di Highsmith con uno sguardo sarcastico sul sottobosco Lgbt, così come l’aveva aperta con la visione romantica e amorosa del personaggio “Carol” (1952, subito dopo l’esordio con l’emblematico ‘Strangers on a train’ nel 1950), originalmente Il prezzo del sale, romanzo privato di quello sguardo tagliente e sospeso che ha poi caratterizzato il lavoro della scrittrice sui suoi personaggi.
In calce al libro, oltre alla nota dell’autrice, un’altra “Nota sui titoli dei libri di Patricia Highsmith”; Giacobino, essa stessa valida traduttrice, riprende in mano i titoli delle opere in inglese per darne una sua traduzione italiana, cosa che sottolinea il suo impegno nel dare a quest’artista una sua voce, un doppiaggio più accurato.