Red Side of the Moon

24 aprile 2018

Nashville ha sdoganato l’omosessualità e fatto i conti col proprio potenziale camp da tempo: ci sono antenati illustri e vere e proprie leggende viventi della musica country che hanno aperto la via, ci sono prodotti televisivi e cinematografici che parlano di redneck gay fino all’osso, ci sono superstar white trash ma liberal che supportano la piena uguaglianza da tempi non sospetti nonché cantautori/compositori apertamente gay, ci sono nuove leve che cantano di amici di Dorothy in maniera più o meno felice.

Che una o più drag queen fossero oggetto di una canzone country, s’era già visto. Che una drag queen cantasse una o più cover di canzoni country, e che sarà mai, roba vecchia. Con One Stone, tuttavia, Trixie Mattel è andata oltre: è la prima drag queen ad aver confezionato un album country di pasta dura e pura, tradizionale e autoprodotto, in larga parte pure autosuonato e autocomposto, riscuotendo un largo successo di critica e anche un discreto successo commerciale.

Mattel, all’anagrafe Brian Firkus, si ispira chiaramente a varie artiste country nella costruzione della sua drag persona: se Dolly Parton è il riferimento estetico più ovvio, anche Lynn Anderson – che già aveva influenzato Lady Bunny – e Tammy Wynette hanno sicuramente contribuito a plasmare il suo immaginario. Mattel aveva già tentato di scalare le classifiche country dapprima in abiti maschili, poi in drag con il precedente Two Birds (= “due piccioni”, mentre One Stone è “una fava”: si sa che ai gay piacciono le cose a tema…): a parte uno o due pezzi, erano album davvero niente-di-che.

One Stone è invece un capolavoro, dal primo all’ultimo minuto: ha il pregio di rivolgersi con segnali chiari e diretti alla comunità ellegibittì senza però cedere al facile istinto di diventare solo ed esclusivamente un prodotto a uso e consumo (e facile cestinamento nel bidone dell’umido) della stessa. Anche un’altra drag queen dalla solida carriera musicale, Willam, ha una grande passione per il mondo country, di cui però si serve unicamente in chiave parodica. RuPaul stessa conosce a memoria tutta la discografia di Tanya Tucker, ma non ci ha mai fatto niente di più che servirsene per qualche minichallenge di Drag Race.

In One Stone, Mattel dimostra versatilità vocale, abilità da strumentista polivalente (suona chitarra acustica e autoharp) e soprattutto una conoscenza filologicamente solida di ciò che la musica country è stata da Patsy Montana e Hank Williams Sr. ai giorni nostri.

Nel pezzo di apertura, Little Sister, Mattel mette in scena un classicissimo impietoso ritratto della vita della cittadina di provincia media americana, in cui l'omo, pe' esse omo, ha 'dda puzzà mentre le giovani ragazze devono aspirare a essere delle buone mogli e madri, rinunciando in partenza a esplorare altre possibilità. L’album continua con Break Your Heart, canzone d’amore finito con giusto una punta di cattiveria nei confronti della parte lasciata. Mattel non è perfida fino in fondo, quindi in Moving Parts prende un po’ anche le parti di chi invece si è visto infrangere il cuore una volta di troppo, mentre in Wind Up Man riprende la metafora del coin-operated boy dei Dresden Dolls per erudirci sulle delizie e sui dolori di una relazione che fa della meccanica il suo punto di forza. Soldier è un inno alla bizzarria, dedicato all’amica – e co-concorrente di RuPaul’s Drag Race – Katya Zamolodchikova, in passato dipendente da metanfetamine e tuttora periodicamente affetta da crisi depressive. The Well, forse la più autobiografica tra le canzoni, ripercorre la vita e la carriera di Mattel: ci sono riferimenti alla sua vittoria della terza edizione di RuPaul’s Drag Race – All Stars, oltre che una strofa in cui riesce a citare Johnny Cash, Tammy Wynette, Brooks & Dunn, i Led Zeppelin, Chet Atkins e Dolly Parton in quattro soli versi.

La canzone più riuscita in assoluto è però Red Side of the Moon, una ballata dalla melodia struggente al punto giusto in cui Mattel racconta in maniera originale uno dei gossip più dibattuti in Tennessee e dintorni: si dice che Dolly Parton non sia realmente sposata con un uomo da oltre cinquant’anni, ma che si accompagni sentimentalmente all’amica d’infanzia e manager Judy Ogle. Mattel dà voce proprio a Judy, e canta ciò che si prova ad amare una persona sotto le luci della ribalta dovendo stare nell’ombra.

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