recensione diMassimo Basili
Fashion Beast
L'idiosincrasia di Alan Moore – il più grande sceneggiatore vivente di fumetti – verso l'adattamento cinematografico dei suoi titoli è talmente nota da esser diventata proverbiale, a volte persino ridicola, avendo disconosciuto le versioni per il grande schermo dei suoi V per Vendetta, Watchmen, From Hell, La Lega degli Straordinari Gentlemen, Constantine. C'è stato però un momento della sua carriera nel quale il Bardo di Northampton ha prestato il proprio talento direttamente al cinema, sul finire degli anni Ottanta, quando accettò di sviluppare un soggetto del celebre impresario musicale creatore del fenomeno dei Sex Pistols, Malcolm McLaren, scomparso nel 2010. Di quel film poi non si fece più nulla, ma la sceneggiatura completa è stata riesumata qualche anno fa dall'americana Avatar Press e in seguito adattata per i fumetti da Anthony Johnston, affidandola ai disegni tenebrosi e suggestivi dell'argentino Facundo Percio.
Fashion Beast (Panini Comics, cartonato, colore, pp. 272, 22 euro) è una curiosa contaminazione, a detta dello stesso Moore, della favola de La Bella e la Bestia – nella versione cinematografica di Jean Cocteau – con la vita tormentata di Christian Dior. Ne viene fuori un mondo distopico grottesco e angosciante, sospeso tra passato e futuro, che fa pensare anche alle atmosfere del film Brazil o di un Dickens con le passerelle al posto degli orfanotrofi.
Doll, drag queen guardarobiera di umili origini vestita in guisa di Marilyn Monroe, dopo un provino improvvisato diventa il volto e il corpo androgino scelti dal misterioso stilista Celestine per rappresentare la propria casa di moda, prima osteggiat* e poi sostenut* dall'assistente apparentemente lesbica dello stilista, Johnny, che è in realtà il vero motore creativo del rilancio della collezione. Quando Doll scopre il segreto che costringe lo stilista alla clausura i rapporti tra i personaggi precipitano e si svelano, mentre attorno a loro il mondo si prepara a una guerra inspiegata quanto fatalmente accettata da tutti, che manderà al macello la gioventù migliore del Paese senza nome.
Vicenda accattivante e via via sempre più coinvolgente, Fashion Beast non arriva alle vette dei capolavori di Moore degli anni Ottanta e Novanta ma aggiunge un tassello prezioso alla spiccata sensibilità dell'autore verso i temi arcobaleno, già ampiamente dimostrata con V per Vendetta, Lost Girls e soprattutto di recente col fosco horror lovecraftiano in tre volumi Providence, passato da queste pagine due anni fa e pubblicato, così come Fashion Beast, da Panini Comics in una bella edizione da libreria.