recensione diDaniele Cenci
I misfatti del buon dio
Come orientarsi tra i mille mutamenti della vita e un destino che ti strappa le persone che ami di più al mondo?
Come rispondere al bisogno che ha ogni essere di sentirsi, di tanto in tanto, sfiorare?
Paolo è impegnato in una casa che ospita ragazzini down, ma svolge anche volontariato tra i malati di Aids.
La sindrome ha falciato anche il suo compagno: ha dovuto registrarne impotente la tristezza nel congedarsi dal mondo con la rabbia che divora come l'ottuso virus dell'hiv.
Quella perdita si è trasformata in un dolore vitale che gli aggroviglia lo stomaco e che fatica a comprimere. Ma la sofferenza che pareva insormontabile, col tempo si stempera fino a dileguarsi, magari trovando un'ancora di salvezza nello stordimento della carne perché "quando s'afferra un cazzo si è certi di non stringere un'illusione".
Anche se nei passaggi chiave dell' esistenza "siamo soli e intorno a noi regna un silenzio assordante", il nuovo amore Gabriele, il piccolo Tommaso, la trans Soraya spingeranno il protagonista a rimettersi in gioco.