recensione di Francesco Gnerre
L'educazione sentimentale di C.B.
A differenza di Charlie Brown però la nostra protagonista non si limita a rappresentare la propria struggente e indifesa inadeguatezza, le donne di cui si innamora lei pretende di toccarle, di amarle e, se tutto si oppone alla realizzazione dei suoi sogni, lei indaga i motivi di tanta avversione e prova a scardinare pregiudizi e paure che accompagnano i suoi innamoramenti.
Quando frequenta la scuola media negli anni Sessanta si innamora di Melania, la figlia maggiore dei vicini di casa. Con lei e con la sorella più piccola gioca "alla famiglia" dove lei è il padre, Melania la mogliettina e Cinzia, la sorella più piccola, la figlia. Il gioco si articola in vari momenti, ma il più bello, quello verso cui lei si affretta è quando si ritira con la sua mogliettina in un angolo riparato in fondo al garage che funge da stanza matrimoniale.
Questo desta scandalo, come desta scandalo tutto quello che lei fa, anche arrampicarsi sugli alberi o tirare con la fionda, e quando le dicono che è "mezzo maschio", lei resta ammutolita, ma prende anche atto che se "diventare donna" significa rinunciare a se stessa e uniformarsi al modello proposto dalle compagne, lei non diventerà donna.
Tutto ciò che le accade la separa ogni giorno di più dalla comune umanità, al liceo ascolta le confidenze delle amiche, legge nei loro occhi l'atavico orgoglio dello schiavo per la propria catena e deduce che "la femminilità è una malattia mortale". Nei libri che legge non sembra prevista, alle donne si insegna sempre come devono essere e sentire e soprattutto si insegna che è grave colpa "rubare all'uomo il suo ruolo di datore di piacere".
All'Università dove la nostra protagonista vive un altro amore frustrante per una insegnante scopre i collettivi femministi e l'educazione sentimentale si fa sempre più militante, vive anche una storia con un uomo, ma sa già che in quel mondo è solo di passaggio, finché un viaggio a Roma la emancipa finalmente dalle sue fantasie e si confronta con la realtà del sesso tra donne. Rilegge con occhi diversi la filosofia, le religioni, la letteratura e comincia la demolizione di tutte le "verità" che ad una più attenta analisi si rivelano menzogne.
Si parla spesso di libri in questa educazione sentimentale, perché nella costruzione della nostra identità, nell'acquisizione di modelli di comportamento ha sempre un ruolo importante l'immaginario. Nei libri la nostra protagonista trova la sua negazione e spesso
dalle pagine che legge le pare emerga un uomo accigliato, col dito puntato, la voce severa che provoca in lei irritazione e confusa vergogna. Quando però trova i libri giusti, non quelli che le fanno leggere a scuola, scopre che esiste una lingua svelata e allo stesso tempo segreta che può metterla in comunicazione con il suo mondo. Si accorge allora di non essere più sola e può trovare anche la forza, in uno dei momenti più belli e coinvolgenti del libro, di fare il coming out con sua madre.
Margherita Giacobino ha scritto un libro di grande fascino che unisce con semplicità e naturalezza, la capacità narrativa e affabulatoria della scrittrice con la passione della militanza di donna e di lesbica.
Più sotterranea e clandestina dell'omosessualità maschile, l'omosessualità femminile è venuta acquistando solo recentemente una maggiore visibilità e le lesbiche esprimono, con sempre maggiore determinazione, un forte bisogno di raccontare e di raccontarsi che è bisogno di affermare la propria esistenza. Ad un certo punto del romanzo la protagonista parla di questa urgenza di raccontare e della difficoltà a trovare le parole: "anche quando cerchi di farlo, come adesso, in realtà non puoi. Le parole non sono quelle giuste, tu non possiedi le parole giuste, non esistono, ci sono cose che non si possono dire, che si alterano al contatto con l'aria, con le orecchie altrui. E' come prendere una farfalla per le ali, i suoi colori ti restano sulle dita, una macchia confusa, e la farfalla muore" .
Le parole giuste Margherita Giacobino è riuscita a trovarle e l'educazione sentimentale della sua protagonista, senza perdere nulla della individualità e irripetibilità di personaggio letterario, è l'educazione sentimentale di tutta una generazione, di lesbiche e gay, uomini e donne, che hanno attraversato quegli anni con le stesse ansie e vissuto analoghi percorsi di consapevolezza e di liberazione.