recensione diMauro Giori
Celluloid Gaze: interviste a sei registi e attori gay
Registrate nel giro di quasi una decina di anni, le sei interviste a personaggi del mondo del cinema (per lo più registi e attori) raccolte in questo volume sono state pubblicate integralmente solo nel 1988, dopo che tutti gli intervistati erano defunti. Il motivo è molto semplice: essi parlano con inedita franchezza della loro omosessualità e di come abbia influito sul loro lavoro (con qualche eccezione). E alcuni lo fanno in tempi nei quali la loro omosessualità non era ancora di dominio pubblico, o non gradivano comunque che se ne parlasse. Ovviamente è proprio ciò che rende interessante il volume: non sono certo molte le occasioni di sentire un Rock Hudson parlare in prima persona della sua omosessualità.
Il limite dell'operazione è invece legato all'età dell'intervistatore, che all'epoca delle interviste aveva tra i 18 e i 28 anni: le differenze negli anni si sentono. Ad esempio di fronte a Visconti - pur già molto malato - il ragazzino scompare, travolto dall'energia del regista, che prende spesso in mano l'intervista ribaltando i ruoli. Vent'anni sono troppo pochi per poter penetrare la discrezione di Visconti, che ha gioco facile a confondere il suo intervistatore, a metterlo persino in imbarazzo. Fin troppa pazienza dimostra del resto di fronte alla sciocchezza della maggior parte delle domande che gli vengono rivolte, e quando il discorso si fa serio, Visconti risponde con altre domande, evitando le questioni spinose (ad esempio sul modo in cui rappresenta la sessualità nei suoi film).
Qui non sarebbe stata necessaria solo una diversa maturità dell'intervistatore, ma anche una maggior competenza cinematografica, limite che si sente anche nella pur più energica intervista a Fassbinder: Hadleigh si presenta infatti al regista senza aver visto quasi nessuno dei suoi film, e senza nemmeno essere ben sicuro che si sia occupato di teatro! Sia con Visconti che con Fassbinder emergono alcune questioni interessanti, ma rimane l'impressione di un'occasione in buona parte perduta.
Allo stesso modo, Hadleigh non riesce a penetrare la coltre di riservatezza di Cukor (ma questa era un'impresa impossibile per chiunque), che accennò brevemente una sola volta alla propria omosessualità in una pubblica intervista. Allo stesso modo difficili da abbattere erano le riserve di Cecil Beaton, che voleva ancora farsi credere l'amante di Greta Garbo.
Hadleigh ha più successo con Rock Hudson, che incalza nonostante il fastidio che l'attore mostra nel sentirsi mettere in questione per la sua persistente velatura, e con Sal Mineo, che non oppone resistenze di alcun tipo, e non opta per la violenza fisica nemmeno quando il suo intervistatore insinua che sia ormai vecchio: aveva solo trentatrè anni...