recensione diMauro Giori
La lingua perduta delle gru
Adattamento dell'omonimo romanzo pubblicato da Leavitt quattro anni prima, questo film televisivo prodotto dalla BBC è indubbiamente innovativo nell'esplicita rappresentazione non solo dell'omosessualità di per sé, ma soprattutto dell'intimità, che era allora il vero spauracchio e il vero tabù che sembrava impossibile infrangere. Basti dire che il film si apre con Owen che va a battere in un cinema porno gay, cui segue il risveglio del figlio Philip a letto con il fidanzato Eliot. E poi non mancano locali gay, una rappresentazione senza stereotipi delle relazioni omosessuali, un coming out militante, una cauta smitizzazione dell'AIDS, baci e abbracci. Se si considera che siamo dieci anni prima di Queer as Folk e sulla BBC (non su Channel 4), si capisce la forza di questa rappresentazione e non si fatica a comprendere perché negli Stati Uniti la PBS l'abbia censurata.
Per il resto, l'adattamento riesce meglio in certi personaggi (ad esempio Owen) che in altri (la madre non subisce la necessaria evoluzione psicologica che dovrebbe conseguire al trauma della duplice scoperta dell'omosessualità del figlio e del marito). I tempi sono talora troppo rilassati e le svolte psicologiche non adeguatamente preparate (ad esempio quella che induce Eliot alla fuga, nonostante si sia sempre dimostrato affettuoso, laddove nel romanzo è subito chiaro che qualcosa nel suo legame con Philip non funziona). L'impressione è che si sia cercato di seguire fin troppo fedelmente il romanzo selezionando con insufficiente libertà il materiale, talvolta sprecandolo (come nel caso del personaggio di Jerene, ridotto a un'ombra inconsistente). D'altronde, laddove si è preferito inventare, le scelte sono quasi sempre infelici: si veda la fuorviante inquietudine associata alle sequenze del bambino alle prese con le gru, o la dilapidazione di un personaggio interessante come quello di Derek (interpretato dal regista John Schlesinger), ora incontrato brevemente in un parco.
Fa eccezione la variazione sul finale, innovativo rispetto alla tradizione omofoba imperante, in cui Philip non raggiunge il padre da solo ma accompagnato dal nuovo compagno Robin, e con lui, una volta sistemato Owen, se ne ritorna a casa. Solo vent'anni fa bastava davvero poco per fare una rivoluzione.