recensione diFabio Bazzoli
I miei pensieri perduti - Il meno splatter dei libri di Cooper
Dei tre o quattro romanzi di Cooper che ho provato a leggere, questo è quello che mi è piaciuto di più, e uno di quelli che sono riuscito a finire (insieme a Tutti gli amici di George e all'ultimo, modestissimo, Troie).
Frisk e Idoli mi sono sembrati letteralmente illeggibili, così frantumati sintatticamente, con le storie che già sono sfilacciate di loro, ma se uno le traduce così diventano indecifrabili.
Qui comunque c'è una storia, un personaggio che si delinea fra gli altri, e mi ha aiutato a capire anche retrospettivamente gli altri pezzi di letture di Cooper naufragati.
Perché c'è sempre questo adolescente dedito alle droghe, che fa marchette più per infliggersi dolore e punizioni che per fare soldi, che chiede agli altri di farne un oggetto inanimato di piacere perché questo si sente in grado di essere, non una persona.
Sì, è straziante nella precisione, e anche nella mancanza di contrappesi, con cui rappresenta questo bordo oscuro dell'esperienza di chiunque (come tanti gay) abbia una scarsa autostima, questo rischio che tutti abbiamo corso -- per fortuna quasi sempre solo nelle fantasie.