recensione diFabio Bazzoli
Il cuore in esilio. Un classico gay sconosciuto.
Possibile? Non sapevo niente di questo libro, scritto nel 1953, con una storia d'amore gay (anzi, varie storie d'amore gay) che non finiscono nel suicidio e nemmeno male, anzi finisce benissimo la principale, che non vi guasto.
Certo la traduzione è un po' così, e il linguaggio usato è leggermente esasperante. Molto invecchiato. Ma è un libro che deve aver contato qualcosa.
La storia è quasi gialla. Nello studio di psichiatra della voce narrante arriva una bella donna ricca e arrogante. Il suo promesso sposo Julian Leclerc si è suicidato, ma da una busta sulla sua scrivania lei sa che avrebbe voluto mettersi in contatto con lui, il dottor Anthony Page, che quasi sviene a sentire tutto questo.
Julian infatti era stato suo amante anni prima, la giovane Ann non sa nulla, in realtà, e anche il segreto di Page resta celato mentre per tutto il libro indaga sui motivi del suicidio di Julian.
Nel farlo Page traccia una mappa della Londra gay dei primi anni Cinquanta. Mappa sociologica, storica, psicologica che è il vero obbiettivo del libro.
I personaggi non sono molto ben tratteggiati, né credibili, ma tutto ciò che fanno ci informa sul mondo gay dell'epoca. E comunque finisce bene!
Ok, Julian si è suicidato, e scopriremo poi il ragionevole motivo per cui l'ha fatto, ma qui e là Tony incrocia storie di vite gay decenti e lui stesso alla fine si scopre innamorato e felicemente ricambiato. Partono per Parigi insieme ;-).
Ho trovato il titolo in una delle testimonianze di Quando eravamo froci. Ormai è davvero raro che trovi un riferimento a un libro così specificamente di categoria che già non ho letto, o addirittura non conosco. Me lo sono subito procurato! (e non è stato facile, esiste solo questa edizione in poche biblioteche italiane). Notevole.
Certo, The city and the pillar e Giovanni's room vengono prima, e sono romanzi ben leggibili anche oggi. Ma che tragedie!
Qui invece tanta buona volontà, e didascalie benintenzionate fornite con abbondanza di particolari, grazie a molti inverosimili dialoghi, che affrontano uno per uno tutti i possibili approcci scientifici dell'epoca all'"inversione". Ma vi assicuro che c'è un tasso di omofobia introiettata bassissimo, incredibilmente basso.
Un classico trascurato. Almeno da noi dove dopo questa prima edizione Mediterranee del 1957 non è più riapparso (a proposito: le Edizioni mediterranee erano già allora vicine alla destra esoterica di Evola?).