recensione diFabio Bazzoli
Conta di più la speranza di essere liberi domani
Ho letto questo libro con un ronzìo nella testa: coloro che sostiengono che Tondelli non era gay, facendo notare fra l'altro che le sue passioni maschili sembrano tutte inventate, qui trovano un po' di riscontro... come dire... testuale?
Il mio fiuto che mi dice?
Mi dice che qui ci sono accanto ad esperienze dirette forse anche fantasie, ma che sono le fantasie di un ragazzo gay.
Soprattutto mi sembra meravigliosamente ben focalizzato quel modo (non egoista) di stare molto, moltissimo concentrati su se stessi in quella manciata d'anni nella quale ci si domanda ossessivamente chi si è veramente, quel suddividere continuamente la propria esistenza in fasi e periodi, ben distinti fra loro, che sembra ci si riferisca ad ere geologiche e invece si tratta di poche settimane a volte giorni.
Un altro elemento di disturbo era determinato dalle sottolineature che qualcuno aveva fatto sulla copia che stavo leggendo. Qualcuno che non ha capito molto, perché si è fermato su pezzetti dal sapore aforistico che però in Tondelli non sono affatto abbandoni lirici, o sue perle di saggezza. Potrebbero essere citazioni nascoste, frammenti di altre voci, allusioni ironiche.
C'è questo diaframma fra noi e questo libro, anche. Tondelli scrive in un momento in cui l'opinione del Papa sulle coppie gay non è pervenuta, e susciterebbe solo risate e lazzi. Non era una società più libera, ma aveva maggiore speranza di liberarsi di quanta ne abbiamo conservata oggi.