recensione diGiovanni Dall'Orto
Borderline. Cyberpunk, lesbismo e tante pistole.
Ristampa della serializzazione apparsa sul settimanale "Skorpio" in 55 puntate, fra il 1995 e il 1996.
In questa miniserie argentina del 1993-1995 (autoconclusa) di sette albi, le belle donne sono molto sbadate, visto che tendono a perdere i vestiti con una frequenza allarmante.
Borderline, innesto di fantascienza cyberpunk, fumetto erotico, fumetto politico ed altro ancora, presenta una distopica società futura nella quale una dittatura mondiale tiene sotto il tallone i superstiti di una devastante guerra mondiale, usando i "marginali" come riserva di organi da espiantare per garantire la longevità alla potentissima elite.
Come in tutti i racconti nei quali il potere dei dominatori è descritto come eccessivamente perfetto e imbattibile, alla fine, per far trionfare gli oppressi, agli autori non resta che rifugiarsi nel sogno e nella favola, inserendo personaggi dai poteri magici (anche se fra i cattivi già circolavano licantropi ed altre creature improbabili), come la capacità di vedere il futuro. E come analisi sociale dire che il Potere potrà essere sconfitto solo dalla Fata Turchina non è il massimo. Ma forse gli autori riversano in quest'opera la sensazione d'impotenza in cui visse la loro generazione durante la dittatura di Videla.
Nella serie appare ripetutamente una coppia di poliziotte lesbiche giapponesi, che rispondono ai nomi di "1" e "2", ma che in privato ("ovviamente") usano fra loro nomi maschili (Mike e Jack). La funzione narrativa di questa coppia è permettere agli autori di fare apparire almeno una scena che le ritrae nude e insieme a letto in ognuno degli albi, anche se poi gli autori si divertono a farle interrompere sistematicamente dai superiori mentre sono in queste faccende affacendate.
Una delle due concupisce inoltre l'eroina positiva (una sordomuta, nonché killer spietato ed efficientissimo, anche lei frequentemente ignuda) e cerca di vederla senza vestiti ogni volta che può, causando le ripetute crisi di gelosia della sua compagna, che a loro volta scatenano baruffe a ripetizione.
Le due non sono affatto personaggi positivi, la loro coppia è ridicola (e se si salva a lungo è solo perché arrapa il lettore etero) ed alla fine l'eroina positiva le ammazzerà entrambe nell'Armageddon finale che suggella la conclusione della serie.
L'utilizzo titillatorio delle lesbiche nei fumetti è sempre indice di morbosità ma, in sé e per sé, non necessariamente di omofobia.
Il fatto che questi due autori, sì, soffrono proprio di omofobia lo si capisce semmai nell'unica vignetta in cui appaiono gay di sesso maschile, nel volume 6, p. 33, dove ripercorrendo le tappe che hanno portato alla catastrofe mondiale si accenna all'alleanza fra "i neocomunisti sovietici e la comunità gay". Il concetto è illustrato da un ritratto di gruppo di alcuni energumeni (dopo tutto, sono terroristi) con falciemartello tatuate sui bicipiti, e volti segnati da lunghe ciglia finte, rossetto ed orecchini.
Come volevasi dimostrare.