Julien Green

29 giugno 2014

Julien Green (6 settembre 1900 – 13 agosto 1998) viene spesso ricordato come “scrittore cattolico”, etichetta che l’autore ha sempre strenuamente rifiutato e che, in effetti, offre una visione molto riduttiva della sua opera; è sufficiente leggere i suoi libri per rendersene conto. Il luogo comune dello “scrittore cattolico” ha tuttavia costituito per diversi anni un ostacolo all’approfondimento di alcuni aspetti della vita di questo autore, fra i quali la sua omosessualità. Diverse biografie sono quantomeno reticenti sull’argomento, sottolineando la natura spirituale degli amori di Green, ricorrendo invece nel migliore dei casi a prudenti perifrasi per quanto riguarda la sfera sessuale. Lo stesso autore ha certo giocato un ruolo importante nel mantenere questa “zona d’ombra”; persona molto discreta, Julien Green per anni ha mostrato una certa reticenza a parlare della propria omosessualità. Tuttavia l’attrazione per le persone dello stesso sesso è un tema che emerge in maniera insistente nella sua opera: accennato già nei primi romanzi, con gli anni diventa sempre più esplicito, fino ad arrivare alla pubblicazione dell’autobiografia (in quattro volumi) a cavallo degli anni ’60 e ’70. In questo testo l’autore fa una sorta di “coming out” con il suo pubblico, riconoscendo di aver sempre provato un’attrazione per le persone dello stesso sesso, arrivando ad evocare i suoi primi amori e le sue prime avventure sessuali.
L’autore non lascia dunque più spazio per dei dubbi sul proprio orientamento sessuale; bisogna tuttavia notare il grande riserbo mantenuto sulle relazioni successive, in particolare quella che lo lega a Robert de Saint Jean, amico (compagno?) di una vita. Nelle poche occasioni in cui parla del loro rapporto, Green sottolinea si è trattato di un amore platonico. Dal diario e dall’autobiografia dello scrittore emerge chiaramente che i due hanno convissuto per diversi anni; in Fin de Jeunesse (sorta di appendice all’autobiografia), Green racconta inoltre di aver intrapreso con lui un viaggio in Germania, nell’estate del 1929, alla ricerca avventure erotiche, trovando un terreno ideale presso la gioventù tedesca del primo dopoguerra (quella stessa compiacente gioventù descritta da Isherwood nei suoi libri). Ancora minori sono le informazioni disponibili sul legame dell’autore con il figlio adottivo Eric Jourdan, a sua volta scrittore, che gli starà a fianco fino ai suoi ultimi giorni.
Con Green assistiamo alla situazione un po’ paradossale di una persona molto riservata, che tuttavia pone la propria intimità al centro dell’opera letteraria, come dimostra la scelta di dare alle stampe quattro volumi di autobiografia e ben diciotto di diario (a cui se ne aggiunge uno postumo). La sua produzione letteraria è però caratterizzata da molteplici autocensure: diverse persone citate in questi testi sono presentate con la sola iniziale, o con uno pseudonimo; interi passaggi sono soppressi in occasione della pubblicazione. Green racconta più volte di aver distrutto lettere, pagine di libri o libri interi, spesso perché trattavano in maniera troppo esplicita temi che toccavano la sessualità. Altri scritti sono stati lasciati in un cassetto per anni e qualcuno di questi è stato dato alle stampe in seguito: possiamo oggi quindi verificare che spesso i testi che sono stati in un primo tempo oggetto di autocensura riguardavano l’omosessualità dell’autore, di persone a lui vicine o, nel caso dei romanzi, di qualcuno dei suoi personaggi.
In particolare la sessualità, l’erotismo, sono sempre vissuti da Green in maniera conflittuale; l’educazione puritana ricevuta in famiglia e la successiva conversione alla Chiesa cattolica, saranno per lui causa di un profondo dissidio interiore, che oppone fede religiosa e pulsioni erotiche. Ne sono testimonianza, oltre all’autobiografia e il diario, anche diverse delle opere di “fiction”, che mettono in scena un simile conflitto. La scoperta della propria sessualità sarà la principale causa dell’allontanamento dalla Chiesa per diversi anni; dal 1939, con il ritorno alla fede, si apre per lo scrittore una nuova fase di dubbi e tormenti. In questo senso sarà anche opportuno ricordare la lunga amicizia che lo lega al filosofo cattolico Jacques Maritain, secondo il quale l’omosessualità è moralmente accettabile, a patto che si mantenga a livello puramente platonico. Un’opinione che con gli anni Green arriverà a condividere.
Bisogna senz’altro distinguere tra la biografia dell’autore e la sua opera letteraria, per quanto sia innegabile che il tema dell’omosessualità presenta alcuni caratteri comuni nel modo in cui viene trattato nelle opere a carattere intimo (l’autobiografia e il diario) e nelle opere di “fiction” (romanzi e testi teatrali). Fra i temi ricorrenti sono da annoverare quello dell’amore inconfessato, destinato a rimanere platonico, e quello del senso di colpa, soprattutto legato al desiderio erotico. Tuttavia non si può fare a meno di notare come nelle opere di fiction le vicende tendano ad assumere un aspetto più drammatico che nella vita reale dell’autore: gli amori omosessuali dei suoi personaggi sono sempre destinati all’insuccesso, a volte a uno scontro violento, che li può condurre fino all’omicidio o al suicidio.

L'autobiografia
Pubblicata in quattro volumi tra il 1963 e il 1974, l’autobiografia è la prima opera in cui Green afferma pubblicamente la propria omosessualità. Nei primi tre tomi l’autore racconta i turbamenti erotici giovanili e le prime cotte per i compagni di corso, al liceo e poi all’università. Un grande ruolo è dato agli anni universitari trascorsi negli Stati Uniti, dove il giovane Julien Green si innamora di un compagno di studi (chiamato “Mark” nell’autobiografia e il cui vero nome è Benton Owen), un amore che rimane tuttavia inconfessato fino alla fine. Nel contempo alcuni altri studenti lo aiutano a prendere coscienza della propria omosessualità, invitandolo fra l’altro a leggere alcuni testi dove si parla apertamente dell’argomento, come gli scritti di Havelock Ellis e di Freud.
Nel quarto volume dell’autobiografia, Jeunesse, Green racconta il suo rientro in Francia e le prime avventure sessuali, con partner conosciuti nei luoghi di incontri parigini, sul lungosenna. Un’altra tappa fondamentale, nella sua vita di scrittore, ma anche di persona omosessuale, sarà legata all’incontro di alcuni personaggi dell’ambiente letterario parigino, con cui può finalmente parlare in maniera aperta del proprio orientamento e delle proprie passioni. Fra gli altri si ricorderanno André Gide e Jean Cocteau, ma anche alcuni scrittori non dichiarati, sui quali Green si mostra molto discreto, riducendo al minimo le allusioni (si pensi a François Mauriac) o ricorrendo a pseudonimi (ad esempio Jacques Lacretelle, ribattezzato nell’autobiografia “Philippe”).
Il quarto tomo si chiude con un accenno all’incontro con una non specificata persona di cui si innamora e che gli regalerà gli anni più belli della sua vita; si tratta chiaramente del giornalista e scrittore Robert de Saint Jean, di cui si parlerà ancora in Fin de jeunesse, le pagine superstiti di un quinto volume di autobiografia, progettato ma rimasto incompiuto. Solo i primi tre volumi sono tradotti in italiano: Partire prima del giorno, Mille strade aperte, Terra lontana (pubblicati da Rizzoli, rispettivamente nel 1966, 1968 e 1970).

Il diario
Julien Green è stato un autore estremamente prolifico; fra le opere per cui viene oggi ricordato si segnala senz’altro il diario, pubblicato in ben diciannove volumi e che copre un arco di tempo che va dai primi anni ‘20 fino al 1998, anno della morte. Quando si tratta di dare alle stampe un tomo del diario, Green interviene sistematicamente operando numerosi tagli rispetto al testo originale; gran parte delle soppressioni riguardano il tema dell’omosessualità, la propria, ma soprattutto quella di diverse persone a lui vicine. Se ne può avere una conferma confrontando le due edizioni primo volume (Les années faciles Gli anni facili), la prima pubblicata con numerosi tagli nel 1938 e la seconda, del 1970, in cui sono state integrate diverse pagine (circa 200) inizialmente censurate. Non stupisce che molti dei passaggi omessi nella prima edizione trattassero dell’omosessualità dell’autore e di persone da lui frequentate. Stando alle affermazioni di Green, nei volumi pubblicati del diario si trovano sempre numerosi tagli rispetto al testo originale, che rimane tuttora inedito.
Sparse tra le pagine di questo imponente diario si trovano numerose riflessioni sull’omosessualità, sul desiderio di parlarne nei suoi romanzi, nell’autobiografia, ma anche delle resistenze a farlo. Il tema più ricorrente è quello della difficoltà di conciliare pulsioni erotiche e fede religiosa. Varie note riguardano le letture di autori omosessuali, fra cui Oscar Wilde, e la frequentazione di scrittori come Gide e Cocteau. Ma, su diversi altri personaggi e amici (ad esempio Mauriac), Green mantiene uno scrupoloso silenzio. Gli ultimi volumi del diario mostrano un crescente interesse per alcuni temi di attualità: negli anni ‘80 si trovano alcune critiche alle posizioni omofobe del Vaticano, alcune note sul Gay Pride (che lo lascia perplesso), ma soprattutto numerose riflessioni sull’epidemia dell’Aids, evento che lo colpisce molto.

I romanzi
Julien Green afferma che in alcuni dei suoi primi romanzi si possono leggere fra le righe alcune “storie segrete” di natura omosessuale: “II y a celle de Philippe dans Épaves, celle de Serge dans Minuit, celle de Praileau dans Moïra” (“Ci sono quella di Philippe in Relitti, quella di Serge in Mezzanotte, quella di Praileau in Moira”).[1]
Green affronta per la prima volta il tema, in maniera chiara, nel romanzo breve L'autre sommeil, del 1931 (non tradotto in italiano). Il giovane protagonista Denis si innamora del cugino Claude, il quale, rimasto orfano viene accolto dai genitori di Denis e i due si trovano quindi a vivere sotto lo stesso tetto. Durante un periodo di allontanamento del cugino, il protagonista si scopre attratto da un compagno di classe, ma solo quando rivedrà Claude riuscirà a fare chiarezza nei propri sentimenti: è innamorato di lui. Vorrebbe dirglielo, ma durante le poche occasioni che ha di vederlo prima che questi riparta, stavolta definitivamente, non riesce a confessarglielo. Il protagonista si rende conto che rimpiangerà questa mancata dichiarazione per tutta la vita.
In Moira (Moïra, 1950) l'unico personaggio di cui si intuisce chiaramente l'omosessualità è Simon, che si innamora del protagonista e non vedendosi contraccambiato, decide di suicidarsi. Si tratta però di un personaggio secondario e la vicenda ha uno spazio ridotto nell'opera. Viceversa la storia “segreta” dell'amore tra Praileau e il protagonista, che nel romanzo rimane in ombra, sarà ripresa ed esplicitata solo molti anni più tardi, nell'adattamento teatrale che l’autore farà del suo romanzo: L'étudiant roux (1993).
In Ciascuno la sua notte (Chaque homme dans sa nuit, 1960) il protagonista, Wilfred, sebbene sia rigorosamente eterosessuale, attrae attorno a sé di diversi personaggi omosessuali. Si innamorano infatti di lui il cugino Angus, oltre all’ambigua e oscura figura di Max; quest’ultimo, una volta respinto da Wilfred lo uccide con un colpo di pistola. Altri personaggi secondari sono omosessuali, tra cui il datore di lavoro di Wilfred e uno dei loro clienti.
Una genesi più travagliata sarà quella del romanzo Le mailfateur (1955 e 1973; non tradotto in italiano). Green esita a lungo prima di pubblicarlo e, per la prima edizione, decide di sopprimere l’episodio più esplicito, la “Confessione di Jean”. La trama ruota attorno ad un duplice dramma: due personaggi, uno femminile, Hedwige, e uno maschile, Jean, sono innamorati dello stesso uomo, Gaston Dolange. Il destino di Jean e Hedwige procede in parallelo: Gaston, una marchetta cinica e insensibile, non è minimamente interessato a nessuno dei due. La situazione che ne segue li condurrà ambedue al suicidio, anche se per motivi in parte diversi: ai dispiaceri dell'amore non corrisposto, comune ad entrambi, si somma infatti per Jean la riprovazione sociale per il suo stile di vita.
Dopo aver atteso per anni, nel 1955 Green decide di pubblicare il romanzo; la “confessione ” del personaggio omosessuale è però interamente soppressa e sarà reintegrata solo in occasione di una riedizione, nel 1973. Questo episodio descrive il mondo degli incontri sessuali a Parigi (e, in un breve passaggio, nella provincia francese), una realtà fatta di incontri fugaci, consumati in ambienti oscuri e malfamati. Green descrive anche la menzogna dietro la quale l’omosessuale è costretto a vivere per paura dello scandalo, rinnegato dalla famiglia e costantemente sorvegliato dalla polizia. Nell'edizione del 1955 il dramma del personaggio rimaneva completamente nell’ombra, così come i motivi che lo avevano spinto a fuggire all’estero, nel sud dell’Italia, dove poi si suiciderà. Era difficile anche capire il vero motivo per cui Gaston, a sua volta omosessuale, non potesse ricambiare le attenzioni di Hedwige. Nella prima edizione solo verso la fine dell’opera un breve passaggio, piuttosto anodino, svelava il mistero – ma solamente ad un lettore attento e in grado di leggere fra le righe.

Opere teatrali
Il tema di un amore omosessuale è al centro della prima pièce teatrale di Green, ovvero Sud (terminata nel 1952, prima rappresentazione del 6 marzo 1953). L’azione si svolge alla vigilia della Guerra di Secessione americana, quando la vita del giovane luogotenente Ian Wiczewski viene sconvolta dall’incontro con Erick Mac Clure, del quale si innamora immediatamente (un vero colpo di fulmine). Questo amore, che il protagonista ritiene impossibile, lo precipita nella disperazione, al punto di preferire la morte: Ian sfida Erick a duello e si fa uccidere dall'uomo di cui è innamorato. In scena compaiono due personaggi chiaramente omosessuali, ovvero il protagonista, Ian Wiczewski e Édouard Broderick. Quest'ultimo è il proprietario della casa dove si svolge la vicenda; dopo la morte della moglie, ha cresciuto da solo i due figli; tuttavia egli ospita presso di sé Ian, del quale è chiaramente innamorato. La questione è più ambigua per quanto riguarda altri due personaggi. Jimmy, figlio di Édouard Broderick, ha un attaccamento insolito e un po’ morboso per Ian e lo stesso Erick Mac Clure, presumibilmente eterosessuale, mostra un interesse e una disponibilità quanto meno curiosi verso le attenzioni di Ian, pronunciando parole ambigue, che inducono a sospettare che il sentimento possa essere ricambiato. All’indomani della prima rappresentazione a Parigi, alcuni critici si scagliarono contro la pièce con articoli di stampo omofobo. A Londra la pièce non poté essere rappresentata a teatro in quanto giudicata troppo scandalosa; in alcuni paesi, fra cui la Spagna, il testo andò in scena ma profondamente modificato: il motivo del duello diventa l’amore per una donna!
Un altro testo teatrale in cui torna il tema dell'omosessualità è L'étudiant roux (non tradotto in italiano), completato nel 1993. Si tratta dell’adattamento del romanzo Moïra, terminato oltre quaranta anni prima. Il tema dell'amore omosessuale del protagonista Joseph Day e di un suo compagno di studi, Praileau, non compariva nel romanzo, se non in maniera molto criptica. Green afferma che solo dopo la pubblicazione ha compreso come questa storia “segreta” fosse invece l’autentico fulcro della vicenda. Decide quindi di rielaborare il soggetto in questa opera teatrale, rendendo esplicito l’amore dei due personaggi. Viceversa il testo teatrale diminuisce l'importanza dell'episodio di Simon, un personaggio secondario che si innamora del protagonista, non ricambiato. Nel romanzo questi si suicidava mentre nella pièce si limita ad abbandonare l'università.
Un altro personaggio omosessuale, ma del tutto secondario, compare nella pièce Non c’è domani (Demain n’existe pas; 1985). L’opera, ambientata a Messina, rappresenta un interno borghese alla vigilia del grande terremoto del 1908. Un piccolo ruolo è dato a Fiordelmondo, fotografo con la passione per i giovani ragazzi, che ritrae in pose artistiche (forse ispirato a Wilhelm von Gloeden). Questo personaggio, piuttosto smaliziato – verso il quale gli altri personaggi manifestano una tolleranza mista a un malcelato disagio –, introduce una dimensione ironica insolita nelle opere teatrali di Green.

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