L'omofobia nei film educativi americani degli anni '60

26 marzo 2006, "Pride", febbraio 2006

Fra le terre inesplorate della storia del cinema vi è quella dei film educativi prodotti negli Stati Uniti tra il 1945 e il 1970, con qualche coda successiva. Si tratta di migliaia di filmati, sfornati da una manciata di piccole case di produzione specializzate, che hanno ossessionato l'adolescenza già irrequieta dei liceali americani dell'epoca (e, in misura minore, dei loro genitori) e poi sono caduti nell'oblio più totale, fino alla recente riscoperta. Nel frattempo circa la metà di questi film sono andati perduti, ma quelli rimasti [1] offrono una testimonianza eloquente di questo sforzo, per certi versi senza precedenti, di usare il cinema didattico per diffondere gli ideali della società.

La massima aspirazione di queste guide al conformismo è quella di forgiare cittadini modello perfettamente integrati, bravi consumatori e buoni lavoratori, nella convinzione che salute fisica e mentale e successo sociale necessariamente coincidano.


Visto il pubblico di destinazione, è facile intuire che molti di questi filmati riguardano i comportamenti sociali corretti (da come si sta a tavola a come si chiede un appuntamento a una ragazza) e i pericoli che minacciano i giovani, cioè delinquenza, guida sconsiderata, uso di droghe e alcolici, e... sesso.

In casi come quello dei film sulle malattie veneree, le intenzioni sono più che buone: mettere in guardia circa i rischi della malattia e sensibilizzare i giovani malati perché non contagino altri adolescenti. Tutto ciò non viene però comunicato mediante un'esposizione oggettiva e rigorosa delle informazioni, bensì attraverso narrazioni semidocumentarie dalle forti tinte melodrammatiche nelle quali l'adolescente di turno si ammala non appena ha il suo primo rapporto sessuale occasionale e prematrimoniale. Secondo questi film non è il profilattico a proteggere dal rischio del contagio, né necessariamente l'astinenza, ma il matrimonio, e la malattia è l'infallibile punizione per la devianza dalle norme stabilite dai padri.

Date queste premesse, è facile immaginare che in questi film in cui il sesso non procreativo equivale alla malattia, all'indebolimento del corpo, alla depressione e all'inutilità sociale e lavorativa (un po' come accadeva ai masturbatori incalliti secondo i manuali di medicina del secolo precedente), l'omosessualità era confinata nell'illegalità e nella perversione più assoluta. Quando anche veniva presa in considerazione.


Due film paiono particolarmente interessanti. Il primo si intitola Boys Beware e fu prodotto da Sid Davis nel 1961. Davis lavorava come controfigura di John Wayne, ma un giorno decise che poteva anche lui diventare, a modo suo, un eroe americano e un paladino della moralità nazionale. Si mise così a produrre le versioni più truci, deprimenti e inquietanti che il cinema educativo abbia mai conosciuto. Questa sorta di precursore didattico di David Lynch era convinto che la tranquilla provincia americana nascondesse ovunque pericoli innominabili. Uno di essi aveva nome "omosessualità".

In Boys Beware la voce di un compassato poliziotto, che sembra uscito da un romanzo hard boiled, descrive con esasperante freddezza ai maschietti dei licei americani quanto possano essere pericolosi gli sconosciuti che si aggirano vicino ai loro luoghi di ritrovo. La cavia del film si chiama Jimmy. Uscendo da scuola viene rimorchiato da una baffa pelata di nome Ralph. L'ingenuo Jimmy si lascia accompagnare a casa e poi accetta inviti sempre più frequenti da parte del gentile e generoso Ralph, con cui trascorre interi weekend a pesca. "Quello che Jimmy non sapeva", sostiene il poliziotto, "è che Ralph era malato. Non una malattia visibile come il vaiolo, ma non meno pericolosa e contagiosa. Vedete, Ralph era omosessuale". Quando i due salgono le scale di un motel e la musica si fa drammatica è chiaro a tutti quali cose innominabili il cattivo Ralph deve aver fatto al povero Jimmy tra la dissolvenza in nero e l'inizio della sequenza successiva, nella quale Jimmy denuncia Ralph con l'appoggio dei genitori (che pure non avevano avuto nulla di ridire circa le sue singolari frequentazioni di sconosciuti!).

E questo è l'omosessuale buono. La seconda cavia del film, Mike, non è altrettanto fortunato. Avvicinato da un più atletico sconosciuto in un campo di basket, Mike accetta un passaggio a casa e viene violentato e ucciso.

Le denunce alla polizia e la diffusione di questi truci racconti mettono in guardia una terza potenziale vittima che scappa quando viene avvicinata da uno sconosciuto sulla spiaggia. Il terzo omosessuale prometteva di essere ancora più terribile del secondo: la ripresa in controluce, che lo riduce a una minacciosa sagoma scura, per di più da dietro una rete metallica troppo scopertamente metaforica, non lascia dubbi sulla sua mostruosità.

Come si intuisce, l'intento educativo e preventivo si fonde con tutti quei pregiudizi diffusi al tempo sull'omosessualità che sfociano in un ritratto negativo a senso unico: gli omosessuali sono questi, non ce ne sono altri, vivono per sedurre i ragazzi "normali" e diffondere la loro malattia invisibile, per violentare e uccidere.


Il secondo film è Perversion for Profit e fu prodotto a Cincinnati a metà degli anni '60 per informare i genitori circa la diffusione della pornografia che minacciava i loro figli. In trenta minuti il celebre giornalista George Putnam - oggi novantunenne e ancora in attività -, straordinariamente ben informato sull'argomento e con a disposizione un'invidiabile collezione di reperti (doviziosamente esibiti...), espone una sorta di trattato teorico-pratico di pornografia, coadiuvato da preziosissimi cartelli disegnati a mano. La pornografia vi è raffigurata come una piovra, più triste che mostruosa, alimentata dai comunisti, con la complicità di affaristi privi di scrupoli, per indebolire la tempra morale della società statunitense, che rischia di fare la fine dell'Antica Roma. La categoria "pornografico" è allargata a includere riviste di nudismo e di culturismo, fumetti e annunci personali, oltre a tutto ciò che riguarda l'omosessualità. Se è facile comprendere perché una rivista come Physique Pictorial, con le sue foto di culturisti seminudi e i suoi disegni firmati da artisti come Tom of Finland, fosse considerata pornografica, può stupire vedere incluse in un simile elenco le riviste delle prime timide organizzazioni omosessuali. Il fatto è che gli omosessuali erano considerati deviati mentali animati da un unico scopo: traviare le giovani menti degli adolescenti, anche tramite le loro riviste, in modo da arruolare carne fresca per i loro fini sessuali e diffondere la malattia nel Paese. Se è l'omosessualità in sé il problema, allora non c'è nessuna differenza tra vere e proprie riviste pornografiche e opuscoli politici. E infatti Putnam giura che secondo gli psichiatri "una prolungata esposizione a queste riviste può pervertire persino i maschi adulti normali". Come per la Chiesa oggi, il problema maggiore è che queste riviste rappresentano "comportamenti sessuali anormali come normali". In più, secondo una pratica sistematica dell'informazione e della propaganda del tempo, l'omosessualità viene associata a comportamenti antisociali e finisce con l'essere connessa ai complotti comunisti.


Come si sarà intuito, non si tratta certo di film di interesse artistico, bensì puramente storico: sono testimonianze di una società paranoica, ossessionata dal conformismo, terrorizzata dalla diversità e spaventosamente omofoba. Tracce di un passato neanche troppo lontano che riaffiorano dai tempi in cui i comunisti mangiavano i bambini e gli omosessuali gli adolescenti. E gli omosessuali erano comunisti, quindi mangiavano doppio.
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