Pink Narcissus

26 giugno 2005, "Babilonia", 178, giugno 1999, e, in una versione più breve, in "A qualcuno piace gay" (La libreria di Babilonia, 1995)

Come recita la pubblicità Pink Narcissus (ossia "Narciso Rosa") è "il più malfamato ed erotico gay film di tutti i tempi".

Per molti anni il regista ed i collaboratori del film sono rimasti anonimi. Su tutte le filmografie del film tuttora al nome del regista corrisponde un curiosissimo "anonimo". Gli striminziti credits vantano inoltre solo il nome del montatore, Martin Jay Sadoff, e la produzione, l'indipendente Sherpix. Per quanto riguarda il regista sin dall'uscita del film, nel 1971, è circolato insistentemente il nome di James (Jim) Bidgood, ma nessuno sapeva esattamente il perché e pochissimi comunque conoscevano chi fosse realmente questa persona. Altri poi affermavano con ostentata sicurezza che dietro il film vi fosse nientepopodimeno che la vestale del cinema gay d'avanguardia, Kenneth Anger.

Solo nel 1999, grazie all'uscita del libro della Taschen Il nudo maschile, l'enigma ha trovato una definitiva soluzione: il regista è James Bidgood. Questi girò il film per ben sette anni - dal 1964 al 1971 - nel suo appartamento di Manhattan senza però concluderlo. Così la casa produttrice, indispettita per l'insopportabile lentezza, gli requisì tutto il materiale girato, lo fece montare da Martin Jay Sadoff, e lo fece uscire con la dicitura "anonimo", senza l'avallo di Bidgood.

Uscito in sordina negli anni Settanta, Pink Narcissus circolò per anni clandestinamente nell'underground newyorchese. Ogni tanto, con copie trovate chissà come e dove, riuscì a fare capolino in qualche festival oppure apparve sporadicamente su qualche schermo (come capitò a chi scrive, che nel 1980 lo vide, rimanendo incantato, in un cinema parigino). Pur se visto da non molti (o forse proprio per questo) sin dall'inizio un'aura mitica si diffuse attorno al film, divenendo un culto per i gay d'ogni dove, culto per continua tuttora grazie anche alla videocassetta, apparsa all'inizio degli anni Novanta.

Fatto sta che Pink Narcissus è stato capace di rivoluzionare l'immaginario e la sensibilità erotica gay per un'intera generazione, offrendo numerosi spunti a tante altre opere, sia in ambito cinematografico (si pensi a Almodóvar o a Fassbinder) sia in quello della fotografia (Pierre & Gilles o David La Chapelle).

Il mediometraggio (dura circa 70'), girato in 8mm e poi gonfiato a 35 mm, è un prodotto tipico del cinema underground americano dei primi anni Settanta ed è indubbiamente debitore dell'opera di Kenneth Anger così come di altri capisaldi di quel momento freneticamente creativo: Gregory Markopoulos, Ron Rice, Jack Smith, senza dimenticare Andy Warhol e Paul Morrissey. Ancora: nel suo ricco retroterra culturale è possibile vedere riflessi dell'opera di Jean Cocteau, della pittura di Paul Cadmus e di Maxfield Parrish, della fotografia di George Platt Lynes o dei fumetti di George Quaintance.

Ma l'atmosfera rarefatta di Pink Narcissus va ben oltre le sue fonti, abbandonandosi ad un'accesa visionarietà - grazie ai colori acidi e alle luci sature -, a musiche deliranti ed a un ricercato kitsch. Quest'ultimo impronta ogni momento del film, proponendo specchiere madreperlacee rococò accanto a drappi multicolori damascati, telefoni incastonati di pietre colorate vicino a cesti di frutta variopinta alla Carmen Miranda. Il tutto all'insegna di quel color rosa (uno dei simboli dell'universo gay) presente ovunque, in ogni scena, e che dà un timbro particolare.

A 24 anni dall'uscita, questo coloratissimo film è dunque tuttora oggetto di curiosità e di piacere. Non esiste un vero e proprio plot; la storia è un viaggio iniziatico, sensuale ed intenso, del protagonista, un novello Narciso ossessionato dalla propria perfezione: lo splendido Bobby Kendall - sconosciuto (non se ne sa il vero nome) e mai più rivisto - viso da ragazzino, labbra carnose, capelli neri ed un sedere scultoreo.

Mai soddisfatto nella perenne ricerca di sesso, questo Narciso callipige si aggira fra le tentazioni di un mondo concupiscente: è voyeur, marchetta oppure cliente, o ancora batte nei quartieri malfamati e nei gabinetti pubblici di una città fantastica, contrassegnata da vividi neon pubblicitari. Inoltre Narciso vaga col pensiero in una dimensione onirica, nella quale lui è il solo eroe e dove può regnare onnipotente e indiscusso (e che però, poco poeticamente, può essere interrotto dal suono del telefono oppure dal fattorino alla porta). A volte questo mondo è bucolico, con polle d'acqua in cui specchiarsi e poter così adorare la propria immagine, con idilliaci prati, su cui il giovane ama masturbarsi nudo con spirito panico, o con la tempesta che sconvolge la foresta.

Altre volte la sua mente vaga nella storia, senza limiti di tempo o di spazio, tra costumi sgargianti e uomini bellissimi. Così si trasferisce nell'antica Roma (dove è contemporaneamente l'imperatore ed uno schiavo totalmente a sua disposizione), in una plaza de toros (dove è un acclamato torero dagli abiti attilati, il quale affronta a mo' di toro un ragazzo in leather su una moto) o in una reggia da "mille e una notte" con un harem esclusivamente maschile, in cui un odalisco, ben dotato e dal membro sempre eretto, esegue una danza dei sette veli per il califfo/Narciso.

Pur datato, Pink Narcissus conserva intatta la sua carica di sensualità. Certo, non ci sono amplessi e non di rado i genitali di Kendall sono coperti da qualche ostacolo (cosa che peraltro aggiunge erotismo alle situazioni). Ma non mancano situazioni molto pruriginose, come la scena del gabinetto in cui il sesso si mescola lubricamente alla violenza, ed alcune scene sembrano prese di peso da riviste porno, con operai in canottiera e caschi. E poi c'è l'incredibile scena, in cui lo sperma erompe potentemente, inondando lo schermo, in quella che è, probabilmente, la prima eiaculazione ufficiale della storia del cinema.

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