Kappa come fumetti

Intervista a Massimiliano De Giovanni

23 maggio 2005, "Pride", n. 31, gennaio 2002

Fumetti: roba per bambini? Sfogliando i libri della Kappa Edizioni sembra proprio di stare su un altro mondo. Anzi, su... Mondo Naif, che è la testata di punta della casa editrice bolognese.

Rispetto a personaggi popolari come Tex o Dylan Dog, infatti, gli autori della Kappa sono più liberi di affrontare argomenti raramente contemplati dall'editoria a fumetti nostrana, proprio perché meno assillati dai gusti di un pubblico piuttosto indistinto.

Chiediamo a Massimiliano De Giovanni, redattore e sceneggiatore, di spiegarci le peculiarità della casa editrice per la quale lavora.


L'attenzione per la sessualità gay e lesbica è una caratteristica dei vostri racconti. Da cosa deriva questa sensibilità?


Mondo Naif è una rivista legata al quotidiano: vi confluiscono le storie che hanno a che fare con l'amicizia, l'amore, le forti passioni. Come nella vita, raccontiamo di personaggi con cultura, estrazione e anche comportamenti sessuali diversi: mi piace chiamarle le nuove geometrie dell'attrazione...

In genere il gay nelle storie fa colore, ma non è mai il protagonista. Sulla nostra rivista i gay non sono usati per rendere trasgressiva o moderna una storia. Al contrario, quando ho concepito i miei tre romanzi a fumetti, mi interessava mettere a confronto due amici, legati da sentimenti intensi, ma senza nessun dettaglio iniziale sul loro orientamento sessuale. Mi piaceva che nascessero dei fraintendimenti, degli equivoci: in Gente di Notte Matteo ed Enrico si conoscono, in Pazzo di te si svelano, in Cuori in affitto si dichiarano. Come spesso succede nella vita, ad un certo punto si scopre che uno dei due è gay: anche il lettore, dunque, si trova a fare i conti con la questione in maniera spiazzante, come fa Matteo nei confronti di Enrico. E' una sfida: una volta che impari ad amare un personaggio, non cambi atteggiamento solo perché scopri che è gay...

In Take Away (pubblicata su Mondo Naif, ndr), invece, ho voluto raccontare un personaggio sopra le righe, che vuol diventare ragazzo padre, ama le donne e si prostituisce. Quest'aspetto ha indispettito qualcuno, ma credo che sia più interessante raccontare prospettive anche poco edificanti di un personaggio sostanzialmente positivo. Lo rende più genuino, più vicino alla realtà.



La presenza di storie a fumetti con personaggi gay è un fenomeno relativamente recente, per l'Italia: hai incontrato difficoltà nel proporre i tuoi soggetti?


Qualche lettera di protesta è arrivata, ma in generale non ci sono state critiche, tutt'altro. Pazzo di te è uno dei due titoli che piacciono di più ai lettori, segno che la tematica gay non disturba più di tanto. L'unico inconveniente è che alcune scene della mia storia siano state fraintese. Ad esempio, la cosa che più mi ha sconvolto è che qualcuno abbia interpretato una scena castissima di Pazzo di te, dove Enrico scherza con Matteo mentre quest'ultimo esce dalla doccia, come un chiaro riferimento ad un pompino! Ho imparato a mettere in conto anche questo, soprattutto quando si lavora con delle sospensioni narrative. Se racconto ogni dettaglio, il lettore può scegliere se condividere oppure no, ma se decido di non dire tutto dei personaggi, allora ognuno ci legge quel che vuole leggere.

C'è una specie d'innamoramento reciproco, tra noi che scriviamo storie e il nostro pubblico. Il lettore che compra una rivista compie un gesto di fiducia: se non capisce storie e personaggi, è meglio che legga qualcos'altro.


In che modo costruisci i tuoi personaggi? Quali caratteristiche, secondo te, li possono rendere coinvolgenti per il lettore? E' importante potersi identificare?


Secondo me è fondamentale! Da questo punto di vista, sono un allievo della scuola giapponese. L'aspetto che più mi ha influenzato dei manga è proprio il tipo di narrazione, molto cinematografica. Poi, il rifiuto dell'uso paranoico della spiegazione. Dai giapponesi deriva anche la scelta di dialogare con una tipologia di lettori molto ben precisa. Se io lavoro su personaggi che hanno sui venticinque anni, allora mi rivolgo necessariamente a dei lettori d'età compresa tra i venti e i trent'anni. Magari farei storie bellissime, parlando di un cinquantenne, ma mancherebbe la possibilità di immedesimazione da parte di un lettore giovane. Credo che ci debba essere un'onestà di fondo, da parte dei personaggi: non devono apparire ruffiani, devono essere schietti, in modo che il lettore possa immaginare da solo le loro reazioni, siano esse positive o negative.

E' chiaro che per storie calate nel quotidiano come quelle di Mondo Naif, manipolo un immaginario che mi è vicino. Senza arrivare a inserimenti biografici, faccio riferimento a quello che respiro con le persone che frequento abitualmente. Noi Kappa abbiamo aperto un locale a Bologna, stiamo sempre a contatto con la gente. È un locale sia gay che etero, abbiamo una serata gay che è la più mista della città e serate "normali" che sono miste uguali! I personaggi nascono così, magari con l'aggiunta di qualche marcatura caratteriale, ma poi cominciano a muoversi da soli. I protagonisti hanno una forza tale, che mi basta inserire nelle storie un elemento di disturbo e stare ad "osservare" come reagiscono, ciascuno alla propria maniera: la storia è bell'e fatta! Rispetto ai primi due volumi, nei quali avevo introdotto delle sottotrame più avventurose, nel terzo mi sono liberato di ogni espediente, i personaggi erano già belli complicati per conto loro!


Esistono le "storie gay"? Cosa le rende tali? Esiste una sensibilità gay nel raccontare delle storie?


Se vogliamo dire che i gay riescono meglio a mediare narrazioni forti con elementi più introspettivi e romantici, forse diciamo il vero, ma non è caratteristica peculiare dell'essere gay. Io credo che il valore aggiunto dell'essere gay e narratore di storie sia che si tende a lavorare su personaggi più vulnerabili, che non vuol dire perdenti o rinunciatari: semplicemente non sono impeccabili, tutti d'un pezzo, sono chiamati maggiormente a mettersi in gioco.

Posso dirti allora cosa non fa di un racconto una storia gay: certamente la presenza di personaggi gay! Non c'è niente di peggio delle storie che speculano sugli omosessuali... Mi riferisco alle storie di lesbiche che vellicano il pubblico maschile, o a quelle che approfittano del gay di turno per dare un taglio sociale al tutto, parlando di AIDS o di accettazione. Non mi interessa convincere la gente che sia normale essere gay...


Non lo ritieni stimolante narrativamente?


Se continuiamo a ragionare in questo modo piagnone, non ne usciamo più. Io voglio raccontare storie dove esser gay sia dato per scontato. Storie positive, allegre, con situazioni più intime, drammatiche. Ritengo che il complimento più bello che mi sia stato fatto, tra le critiche e i commenti arrivati in redazione, sia che finalmente si possano leggere storie dove i personaggi gay non siano vittime di nulla, ma siano indipendenti, risoluti. Mi viene in mente Statua di sale di Gore Vidal: mi emozionava il fatto che il romanzo raccontasse di un atleta, militare, personaggio assolutamente invidiabile, e che poi fosse gay, ma libero da ogni tipo di condizionamento


Tra i libri con personaggi gay che pubblicate, cosa lega storie come la giapponese Kizuna, la spagnola Paraiso Punk Rock Bar e i racconti prodotti da autori italiani?


C'è una certa vicinanza tra me e Javi Rodriguez di Paraiso, sia per questioni meramente anagrafiche, sia perché viviamo entrambi in una società dove la presenza e la convivenza tra gay, lesbiche, trans ed etero è assolutamente normale: ho amici etero che si prendono e si lasciano continuamente, lo stesso fanno i miei amici gay.

Kizuna è un discorso a parte, è scritto da una donna e in patria si rivolge ad un pubblico prevalentemente femminile. L'autrice ammette di avere molti lettori gay, ma riconosce che le sue storie hanno molto poco a che fare con la reale vita degli omosessuali. Rispetto al genere shonen ai, però, che è molto stereotipato e che assegna nettamente ai protagonisti ruoli attivo e passivo, estendendoli nella vita di tutti i giorni, Kizuna osa di più, i ruoli spesso si invertono, e ciò rende le storie più vicine al pubblico degli omosessuali.

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