Intervista a Ralf König

28 maggio 2007, "Pride", dicembre 2006

In Italia ha cominciato ad avere un certo seguito solo negli ultimi anni, dopo l'uscita per Kappa Edizioni di Palle di toro e Super Paradise. Nel resto dell'Europa è letto ed apprezzato almeno dal 1990, quando la pubblicazione sulla rivista spagnola El Vibora lo ha fatto conoscere anche al di fuori della ristretta cerchia delle pubblicazioni gay.

Incontro Ralf König durante il sabato della kermesse fumettistica di Lucca, attorniato da ragazzini vocianti travestiti come i personaggi dei cartoni animati. Il timido Ralf sembra un po' a disagio ma, appena comincia a parlare del proprio lavoro, si rilassa e si dimostra una persona squisita e disponibile.



È cambiato molto il tuo lavoro di autore di fumetti gay oggi, rispetto all'epoca dei tuoi esordi?

Quando ho iniziato questo mestiere, negli anni ottanta, ero più giovane ed inesperto... All'epoca c'erano solo fumetti d'avventura e di fantascienza, mentre quello che facevo io era completamente nuovo. Il mio intento era raggiungere anche i lettori non abituali di fumetti e di interessarli parlando di argomenti forti, veri.

Volevo che si smettesse di raccontare i gay con l'approccio medico, clinico, che si usava ai tempi. Volevo cominciare a sdrammatizzare il mondo da cui venivo: i gay meritavano come tutti di essere trattati con ironia e umorismo.

All'inizio le mie storie erano vignette rivolte solo al mondo gay. Poi portai i miei lavori ad un editore di Berlino, Rosa Winkel, che fece un salto sulla sedia esclamando "Che razza di roba è questa?". Però mi permise di pubblicare il mio primo libro e di farmi conoscere al grande pubblico.

I miei esordi coincidono anche con il mio coming out: ricordo che sentivo l'esigenza di disegnare per chiarire meglio a me stesso quel particolare momento della mia vita



Vedremo ancora libri dedicati a Conrad e Paul, la coppia protagonista di molti dei tuoi libri tradotti in italiano?

Lo sposo baci la sposanon sarà l'ultimo, però sto seriamente pensando di liberarmi di quei due, si stanno imborghesendo un po' troppo... (Ride).

Ho voglia di fare qualcosa di diverso, ormai passo anche le estati con loro, gli ho dato così tanto spessore che ora loro si prendono un po' troppe libertà...

In questo libro, comunque, affronto il tema dei Pacs. L'idea mi è venuta quando sono stato invitato al municipio di Colonia per l'unione civile di una coppia lesbica, unione che è finita dopo appena un anno, nonostante al matrimonio le mamme avessero pianto disperate, come si conviene ad un matrimonio tradizionale...



Se potessi, ti sposeresti?

Assolutamente no. (Ride). Non avendo esperienza di matrimoni, ho dovuto immaginare come si gestisce un ménage. Quando ho cominciato a far fumetti non avrei mai pensato che ai gay fosse finalmente data la possibilità di sposarsi.


Pensi che il mondo gay sia molto cambiato negli ultimi anni? Cosa pensi dei gay che oggi hanno vent'anni? Pensi che per loro sia più facile essere omosessuali oggi, rispetto a quando avevi tu quell'età? E cosa pensi di Internet come nuovo strumento di socializzazione tra gli omosessuali?

No, il mondo gay è sempre lo stesso, pregi e difetti compresi... (Ride di gusto).

Però sicuramente "venir fuori" come gay è più facile ora, almeno in Germania; non so qui da voi in Italia... Si vedono gay in televisione, al cinema, nei libri, nella pubblicità...

Io credo di aver contribuito anche coi miei fumetti a migliorare la situazione degli omosessuali. Per il resto, non so se Internet abbia migliorato la vita dei gay. So solo quanto ha cambiato il mio, di lavoro, perché personalmente passo un sacco di tempo nelle chat gay!



Quali sono le regole per scrivere una buona storia umoristica?

Regole non ne conosco, a dire il vero, perché l'umorismo è un fattore molto soggettivo. Secondo me la situazione comica nasce da piccoli spostamenti dell'osservazione della realtà. Guardare con attenzione quel che mi succede attorno è fonte di grande umorismo, la vita di tutti i giorni è umorismo.



E mai capitato che una storia pensata per il pubblico gay piacesse di più al pubblico più vasto, e viceversa?

Io pubblico le storie più audaci, quelle rivolte al pubblico gay, per l'editore Maennerschwarm, mentre mi rivolgo al pubblico ampio attraverso Rowholt. Però non lavoro mai a compartimenti stagni, perché se gli etero leggono e apprezzano i miei lavori più estremi come Palle di toro sono felicissimo, e non solo perché vendo di più... Càpita spesso che le mie storie piacciano al pubblico intero, senza distinzioni, mentre all'inizio la maggior parte dei miei lettori erano solo i gay, oppure le donne piuttosto che gli uomini etero. Se una storia è fatta bene piace a tutti...



Hai mai ricevuto proteste da qualcuno che si fosse sentito offeso dai tuoi fumetti?

Nel 1993 il Dipartimento bavarese per l'assistenza giovanile, fortemente influenzato dalla CDU (la Democrazia cristiana), riuscì a far sequestrare più di mille copie di Palle di toro, accusandomi di oscenità e di corrompere i giovani.

Per fortuna i lettori capirono che il libro a fumetti era stato concepito per raccontare un certo tipo di ambiente gay ed era rivolto ai gay, non certo per essere letto dai bambini! Scoppiò un grosso scandalo, è vero, ma la maggior parte dell'opinione pubblica rimase dalla mia parte, così dissequestrarono i mie libri senza alcun procedimento penale nei miei confronti.



Hai seguito da vicino la realizzazione dei film tratti dai tuoi fumetti?

Non tanto... Tutti lo vogliono, il film tratto da Der Bewegte Mann, è il secondo successo in assoluto della storia del cinema tedesco... però a me non è piaciuto affatto, è troppo influenzato dalle commedie tedesche scollacciate del dopoguerra.

Sono comunque grato a chi ha realizzato i film tratti dai miei fumetti, perché hanno permesso ad un gran numero di persone di venire a conoscenza del mio lavoro.



Le tue storie trattano spesso di pornografia e di pratiche bareback, descrivono con disincanto certi ambienti gay molto riconoscibili. Ha mai ricevuto proteste da parte della comunità gay?

Dall'83 abbiamo a che fare con l'Aids. All'epoca c'era omertà, non se ne parlava abbastanza, c'è voluto molto tempo prima che le cose migliorassero un po'. Io uso come provocazione la descrizione dei rapporti gay non protetti perché ignorare questi temi, da gay che parla anche ai gay, assolutamente non si può. Ho dedicato tutto Super Paradise a parlare di Aids, mostrando sia personaggi che si comportano in maniera scellerata, sia personaggi dalla condotta più opportuna e sana. Non faccio prediche, sta al lettore capire cosa è saggio fare.



Preferisci realizzare storie brevi, basate sulle battute, oppure storie più articolate?

Le storie brevi devono essere, per forza di cose, concise, le gag devono essere fulminanti. Invece le storie lunghe hanno bisogno di spazio affinché la storia si sviluppi adeguatamente. Mi piacciono entrambe le forme di racconto, ma dipende molto anche dalle idee che mi vengono in quel momento: in base a questo determino la lunghezza delle storie.



Sei metodico o estemporaneo nel tuo lavoro?

Decisamente estemporaneo. Ci sono momenti in cui lavoro come un pazzo e momenti in cui non disegno affatto, perché sento il bisogno di lasciar sedimentare le idee.



Quali sono i tuoi prossimi progetti?

Ho appena terminato un libro ispirato alla Lisìstratadi Aristòfane, che racconta dello sciopero del sesso delle donne ateniesi nei confronti dei loro uomini per far cessare la guerra del Peloponneso. Io ho immaginato che la punizione di queste donne diventasse invece l'occasione per gli uomini di sperimentare il sesso gay per la prima volta... L'ho disegnato in un mese e mi sono divertito veramente tantissimo.

Poi sto terminando una storia in due parti, una favola ispirata alle Mille e una notte. Il protagonista è un genio della lampada talebano la cui missione è scoprire come vivono i gay. Il libro ha fatto scoppiare alcune polemiche sulla scia di quello che è successo a proposito delle vignette danesi su Maometto. Ma io non amo affatto la guerra, l'approccio fondamentalista non è proprio nelle mie corde...

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