Chiamatemi Dominot

Intervista all'attore e trasformista Dominot

24 gennaio 2008, "Pride", settembre 2007

Quando avevi 20 anni erano gli anni... e vivevi a...

Sono del '34 e sono nato a Tunisi da genitori siciliani. A Roma sono arrivato nel '59, a 24 anni, ma ero partito dalla Tunisia già da parecchi anni, ero vissuto a Teheran, a Parigi... Lavoravo nel cabaret e ho fatto anche uno spettacolo privato per lo scià di Persia!

A Roma ho lavorato con Fellini ne La dolce vita, facevo un personaggio minore, ma ho anticipato il costume... venivo da Parigi. Mi ero scritto da solo il mio dialogo, che era un po' la storia della mia vita. È stato il mio debutto.



In quel periodo Roma com'era?

Socialmente era molto bella, viva, ma c'era miseria, la guerra era finita da poco. All'inizio non ero contento, sembrava tutto così decadente e povero, mi sembrava di essere tornato a Tunisi!. Poi ho scoperto che c'era molta umanità ed una spensieratezza incredibile.... e un piatto di spaghetti non mancava mai.



Come era la tua vita erotica, allora?

Bastava uscire per strada la sera e trovavi più di quello che volevi... La città era tutta aperta, i portoni, le scale, i terrazzi... Potevi fare l'amore in qualunque posto, e io ogni notte la passavo in giro, rientrando all'alba. Il pericolo era la Buoncostume: mi hanno preso un sacco di volte e portato al carcere di Regina Coeli, per travestimento, per adescamento: se le inventavano tutte!



Eri un omo effeminato e ti travestivi?

Si, ero effeminato e spesso mi travestivo anche... Per fortuna non mi sono mai accadute cose violente, negative sì, come fischi, urlacci... ma erano più a livello folcloristico...



Quali luoghi di rimorchio ricordi in particolare?

Il Colosseo era il nostro letto e la nostra casa, ci trovavamo un po' più in alto, salendo appena sul Palatino ed era il paradiso! C'era sempre pieno di ragazzi. Poi quasi sempre arrivava anche la polizia, si scappava e loro ci gridavano: "Tanto ti riprendo domani"! . Ma fra di noi c'era la gioia di riunirsi ogni sera, di vedersi...



Perciò in quel periodo hai fatto amicizie con altri omosessuali?

Sì, incontri casuali, ma non avevo un gruppo fisso. Avevo conosciuto un gruppetto di omosessuali che si ritrovavano a Piazza di Spagna, piccoloborghesi che si davano molte arie: capelli corti, scarpe lucide, vestiti come si doveva... Guai! Preferivo andare in giro, con tutti quei ragazzi disponibili. Ricordo che imparai da loro una parola nuova, mi dicevano."So' ingroppato" e poi spiegavano: "Mi fanno male le palle, non ce la faccio più, andiamo a farci una scopata!"



Ma non erano marchette?

No, avevano una voglia che dovevamo scappare. Erano ragazzi che non avevano niente, niente soldi, niente divertimento, all'imbrunire le donne sparivano e loro...



Hai conosciuto l'attore Vinicio Diamanti? Anche lui in quegli anni frequentava gli stessi posti, ed era un artista come te.

Sì, ci conoscevamo, ma Vinicio se ne stava un po' in disparte, viveva molto in famiglia. L'ho frequentato più tardi, verso gli anni '70, quando tutti e due facevamo teatro d'avanguardia.



Chi altri ricordi?

Mi piaceva molto Giò Staiano, che se ne stava sempre a via Margutta con Novella Parigini. Era molto simpatico e spiritoso, da lui non ho mai sentita una cosa maligna o cattiva.

Pasolini l'avevo conosciuto nel 1960 perché aveva partecipato alla sceneggiatura della Dolce vita. Poi ci siamo incontrati molte volte nei battuage, alla Magliana, al Mandrione, ma lui era sempre solitario, nella sua caccia. Parlavamo un po' e poi ognuno per sé.



Quali altri luoghi frequentavi?

Ma, andavo spesso sul Lungotevere, stavo travestita ma in un attimo potevo tornare uomo, per la polizia naturalmente. Ero ambiguo.

Mi ricordo che nascondevo un paio di scarpe da donna in una scatola del gas, quelle lungo i marciapiedi con lo sportello di ferro, e le lasciavo sempre lì, poi un bel giorno sono sparite. Chissà cosa ha pensato quello del gas!

Oppure nascondevamo le parrucche nei buchi dei muri dei reperti archeologici, Roma era piena!

C'erano cose negative, perché ci dovevamo nascondere, ma anche molto poetiche. E poi la mattina d'estate, prima di rientrare a casa, verso l'alba, ci facevamo la doccia con i tubi dell'irrigazione dei giardini... Erano momenti magici.

Bastava l'ambiguità... "Viè qua bello!", ti caricavano in macchina, magari era una 500 e dentro erano in 4 o in 5 e si andava a fare... Dopo la legge Merlin i bordelli erano stati chiusi, ed era un periodo speciale.



Quando sono cambiate le cose?

Con gli anni '70, il femminismo e con le nuove libertà da parte dei ragazzi, sono cominciate le reticenze. E questo mi ha fatto anche sentire in contraddizione con le donne, perché andavo alle loro manifestazioni femministe. A volte erano un po' competitive.



Come ti sei adattato al cambiamento?

Non mi sono adattato per niente, io le cose le faccio ancora così o niente, altrimenti non trovo erotismo. Sai, io ho cominciato a 9 anni, con addosso i veli... in un bagno turco! Non concepisco un altro modo, non sono mai riuscito a pensarmi uomo con un altro uomo, anche se capisco che è una mia follia, un retaggio culturale.



Ti ricordi una festa gay degli anni 60 o 70?

Una festa al "Piper" per il compleanno di una parrucchiera gay molto kitsch. Aveva chiesto che facessi qualcosa. C'era la "Postina della Valgardena" (si chiamava Stefano, adesso è morta, faceva cabaret con Vinicio), e c'era la Caracciolo. La Caracciolo l'avevo conosciuta a 16 anni e praticamente l'ho allevata io, l'ho presentata anche a Fellini che è impazzito per lei e le ha fatto fare una particina. Era innamorata di Alain Delon e siccome io a Parigi lo avevo incontrato con Visconti lei stravedeva per me! Pensa che il giorno del compleanno di Delon la Caracciolo organizzava una festa a casa sua e la madre doveva fargli le torte!



Hai mantenuto i rapporti con la tua famiglia?

No, ho rotto quando me ne sono andato dallaTunisia.



Amori?

Ero molto fugace, non volevo fermarmi e non mi innamoravo. E poi avevo sempre da fare per il mio lavoro artistico. Una volta, in quei primi anni, mi sono innamorato di un giovane inglese aristocratico che viveva a Roma. Ma ci furono delle burrasche con la sua famiglia e la cosa non è andata avanti.

Poi nel '71 ho incontrato una persona e dura ancora oggi. È una relazione straordinaria e viviamo insieme, è la mia famiglia.



Hai frequentato locali gay a Roma?

Non mi piacciono molto, non trovavo niente per me... qualche volta andavo al Saint James ma lo trovavo un po' aristocratico e per gente che cercava marchette.



E del movimento politico gay che mi dici?

Sono stato vicino al Partito radicale, ho conosciuto Pannella e Bonino, due personemolto in gamba. E poi anche Pezzana e Alfredo Cohen, che era un meraviglioso attore-regista: i suoi spettacoli erano davvero interessanti.

Con loro ricordo la prima manifestazione gay, un vero corteo, sarà stato il 1972 o il 1973, passammo da piazza Venezia, corso Vittorio Emanuele e finimmo sul lungotevere, verso Castel S.Angelo. C'era anche Mario Mieli, una persona deliziosa, colta, coraggiosa, stravagante!

In generale però non mi sono interessato molto al movimento gay, anche se sono a favore delle unioni civili, condivido le necessità della difesa dei diritti dei gay e ho partecipato con grande gioia al Pride del 2000.



Parlami un po' del tuo lavoro artistico, e in che modo ha a che fare con la tua omosessualità.

Dopo il cabaret negli anni '70 ho fatto teatro con Giancarlo Nanni, Il risveglio di primavera di Wedekind, e altre cose in cui facevo parti sia maschili che femminili.

Poi ho avuto una compagnia da solo, facevo la regia e scrivevo i testi, e la mia omosessualità era sempre presente, ma in maniera onirica, poetica, più che come racconto.

Ho rifatto La voce umana di Cocteau, poi Il sogno preso per la coda fra il '71 e il '74, Labirinto n.1, Café chantant con le canzoni della Piaf... Poi nel ''78 "Forse un gesto per Pier Paolo Pasolini" al Sabelli Teatro. La notte che è morto Pasolini stavo facendo uno spettacolo a Genova in un locale frequentato da portuali. Era un music bar e io cantavo canzoni del mio repertorio e l'atmosfera all'inizio non era affatto buona, loro mi accusavano di essere un decadente... A un certo punto uno mi grida : "Tu canti sta roba mentre hanno ammazzato Pasolini!". Io non lo sapevo ancora e ho improvvisato un pezzo per ricordare Pier Paolo... L'atmosfera cambiò, i portuali diventarono solidali... Si passò dal rischio linciaggio ad un momento di esaltazione!



E ora qual è il tuo progetto artistico ?

Lavoro al mio recital "Hommage a Edith Piaf", lo porterò in giro in vari spazi e poi dopo l'estate una volta la settimana lo farò in versione ridotta qui, al "Baronato Quattro Bellezze"!.

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