Sono l'alfiere italiano della gay music!

Intervista a Cosmo Parlato

6 maggio 2009

Intervista a Cosmo Parlato. Venerdì 24 aprile esce "Soubrette", il suo nuovo disco interamente di brani inediti: l'evoluzione da istrionico interprete mascherato di cover a cantautore che esprime il proprio grande carisma senza più trucchi. A maggio un mini tour, a settembre il nuovo tour teatrale.


Non è facile riuscire a essere obiettivi nel parlare del disco di un amico, qual è Gennaro per me. Però, credetemi, non sono di parte nel dire che il suo nuovo lavoro è davvero spettacolare, sotto tutti i punti di vista: testi, musiche, arrangiamenti, voce. Dopo due album di cover, smessi i panni dell'interprete di canzoni degli anni '80, seppur riviste e corrette a sua bizzarra immagine e somiglianza, adesso getta la maschera e lascia il posto al cantautore senza fronzoli presentandosi come Cosmo Parlato. Venerdì 24 aprile pubblica con Carosello la sua vera opera prima, un disco tutto d'inediti prodotto da Stefano Fontana. "Soubrette" è un album molto autobiografico, dove il cantautore mette letteralmente a nudo la sua anima, e di questo abbiamo parlato direttamente con lui.


Ti sei dichiarato "l'alfiere italiano della gay music", vuoi spiegarci?

All'estero ci sono gli Scissor Sisters, Nika, Antony and The Johnsons. In Italia ancora manca un palinsesto di musica gay-pop, quindi vorrei poter colmare questo vuoto. Mi auguro di poterlo fare, che mi diano i mezzi e mi facciano passare a livello mediatico, questa è la cosa più difficile.


Molti di questi personaggi stranieri che hai citato sono gay dichiarati, in Italia si sa che molti lo sono ma non lo dicono.

Questo lo sappiamo, sono davvero tanti. Evidentemente non si sentono pronti per il coming out, sono un po' codardi e hanno molta paura di perdere una buona fetta del loro pubblico.


Tu sei allora molto coraggioso, te ne esci così apertamente, peraltro in un periodo storico in cui sembra si stia tornando alla "etero music", vedi Povia e il suo Luca.

In Italia, dagli anni '80 in poi, c'è stata una regressione totale. Fino ad arrivare a oggi in cui sembra non ci siano più fantasie, energie, e siamo in un periodo di semioscurità. Quanto a quel Luca credo sia stata soltanto una trovata pubblicitaria e il movimento gay ci è cascato in pieno. Il signor Povia, che tra l'altro ritengo serva poco alla musica italiana, qualche anno fa parlava di piccioni, adesso di froci, credo che abbia una fissazione per gli uccelli!


Il tuo singolo sta già passando su Deejay, e questo ci fa molto piacere. Questo presentarti così apertamente gay ti ha mai creato dei problemi, pensi che te ne creerà, ti ha mai precluso alcune strade o chiuso alcune porte?

Certo. Diciamo che la mia nuova casa discografica, Carosello, è un'isola felice. Mi ha dato ampio spazio e mi sta dando molte soddisfazioni, lasciandomi scegliere e fare ciò che voglio. La discriminazione più grossa l'ho avuta da parte di certi colleghi, di cui lascio stare i nomi, durante alcune manifestazioni canore. Ai tempi in cui facevo le cover, mi parlavano alle spalle, dicendo bravo, peccato però che è frocio. In televisione non ho mai avuto problemi. Credo però che andava bene finché truccavo, e facevo il personaggio baraccone. Fino a quando ti vedono come un fenomeno tutto va bene, adesso che ci metto la mia vera faccia sarà più difficile farmi accettare, un gay "normale" fa certamente più paura.


Hai mai avuto paura di perdere una fetta di pubblico dichiarando la tua omosessualità?

No, mi sono sempre presentato così. All'inizio a seguirmi erano solo i gay, poi si sono aggiunti gruppi di fans etero. Pensa che con Caparezza ho fatto un tour nei centri sociali dove il pubblico è letteralmente impazzito.


Quindi per questo nuovo lavoro hai destrutturato te stesso?

Ho dovuto. Quando facevo le cover destrutturavo le canzoni, stavolta me stesso. Ho tolto il trucco, il frac e ho messo a nudo la mia anima. È un nuovo inizio.


Questa "Soubrette" sei tu?

No. Lo ero però! E come soubrette sapevo fare parecchie cose. Adesso molte - e molti - si definiscono tali, ma non sanno cantare, né ballare, né recitare, al massimo hanno fatto il Grande Fratello. Le soubrette che intendo io sono Loretta Goggi, Delia Scala, ecc. Anche i politici oggi si atteggiano a soubrette in televisione. Il soubrettismo impera in Italia.


Nel disco c'è comunque un sound molto '80, ho trovato echi di un certo Battiato o di Mango. Musicalmente, pur facendo brani tuoi, ti poni sempre in quell'onda là?

È stato un accordo tra me e Stefano Fontana, con cui ho collaborato alla stesura dei brani, di mantenere un rapporto con gli anni '80, sebbene le sonorità siano riviste e corrette. Anche per far sì che per il pubblico non fosse troppo traumatico il passaggio tra il mio passato e il mio presente. Inoltre mi piace moltissimo quel periodo.


"Nel mio cielo" è un brano esplicitamente gay.

Sì, parla di due uomini che non riescono a vivere la loro storia. Mi sono ispirato a un personaggio famoso gay, un presentatore - di più non posso dire! - mio intimo amico, che ha vissuto una storia molto travagliata .


In "Sabrina" tocchi il tema trans: "Non è una femmina ma lo diventerà".

Sì, per un po' ho frequentato il mondo trans e mi ha affascinato tantissimo, ci sono persone umanamente straordinarie. Molte di loro soffrono tantissimo, ma al contempo hanno una positività nell'affrontare la vita che mi ha insegnato molto. Ho preso la storia di una che ho conosciuto e l'ho messa in musica. La cosa scandalosa è che molte di loro non riescano a trovare un lavoro, e debbano arrabattarsi a fare le ballerine nei night o a battere.


"Albatros" è un omaggio a Giuni Russo.

Un omaggio doveroso, direi. È stata una delle più brave in Italia, una voce straordinaria, da cui ho imparato tantissimo. Inoltre, adoro la sua ex compagna, Maria Antonietta Sisini, che per sostenere la memoria di Giuni sta facendo un gran lavoro, anche questa mia piccola cosa va in questo senso.


"Savoir fare" parla di donne over 30, che soffrono la carenza di maschi. Una canzone su di noi praticamente?

Ah ah ah (ride, ndr). In realtà sono le povere ragazze di oggi, gli uomini o sono finocchi, o già impegnati, oppure hanno dei problemi mentali. Per le donne è un vero problema, queste la sera si conciano come delle superstar e vanno nei pub o nei club ma l'unica cosa che gli resta e bersi dei gran negroni e poi tornare a casa come delle disgraziate.


In "Via Toledo" ti esprimi al femminile, come mai?

Era una canzone scritta per Patty Pravo, quindi al femminile. Ho deciso di lasciarla in originale. Anche Mina spesso interpreta lasciando il maschile, è giusto far così perché a volte cambiando il genere si stravolge tutto il senso del brano. Qui si parla di una donna che è totalmente stufa del proprio uomo, si sveglia una mattina e se ne va, mandandolo affanculo, è una storia tipicamente femminile.


Ho letto una tua dichiarazione: "Sento la mancanza di una figura d'amore con cui confrontare pensieri e emozioni". Immagino quindi tu sia single e soffra un po' di questa condizione.

Sì, come una cagna! Questo concetto è uscito parlando della canzone "Perché tutto muore", che ha scritto per me Maria Pia Tuccitto, già autrice di Vasco, Patty Pravo e Irene Grandi, che ha colto in pieno questa mia sensazione. C'è una grande difficoltà per chi fa questo lavoro di trovare un compagno, innanzitutto perché siamo sempre in giro, poi perché siamo completamente pazze ed è difficile starci dietro, un po' colpa nostra un po' del destino.


Visto che siamo su culturagay.it possiamo fare un appello per trovare la tua anima gemella: se qualcuno è interessato a fidanzarsi con Cosmo Parlato scriva in redazione, è aperto il casting!

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