Intervista a Gaspare Baglio

4 ottobre 2010

Gaspare Baglio è uno speaker radiofonico, oltre un attivo blogger. Ha pubblicato un racconto con Giulio Perrone nell'istant - anthology La Lussuria. E' il suo primo libro, "Piccole storie crudeli": un cinico viaggio letterario nelle contraddizioni della contemporaneità. Sono storie di vita quotidiana paradossali ma che potrebbero essere fortemente reali. Non mancano scenari omosessuali. Lo abbiamo intervistato.

Come nasce l'idea del libro?

L'idea è nata, direi, quasi per caso. Nel senso che ho cominciato a scrivere dei racconti per partecipare a concorsi o per delle antologie. Dovevano essere brevi e "appetibili" nel senso che dovevano immediatamente interessare il lettore. Per questo ho usato un linguaggio crudo e sincopato. Da lì, quando il mio editore Giulio Perrone mi ha chiesto di inviargli alcuni racconti in linea con quelli che avevo già scritto, c'era già un'impostazione, una base.

Che significato assume il titolo?

Il titolo fa riferimento alle storie crudeli che, ogni giorno, ci passano davanti e che, magari, non consideriamo fino a quando non passano sotto i riflettori per qualche talk show o telegiornale. Sono storie piccole che i media fanno grandi.


Quando, sia temporalmente sia psicologicamente, hai scritto le storie? Come le hai scritte?
Le storie le ho scritte nell'arco di tre mesi. Alcune erano già pronte, altre a metà, altre ancora sono uscite fuori poco prima di presentare il tutto all'editore. Le ho scritte di getto, seguendo storie di attualità che mi avevano particolarmente colpito e inzuppandole di elementi di fantasia.



L'ispirazione e la costruzione della storia: com'è avvenuta la ricerca utile per un'attendibilità? Secondo quali elementi?

Come spiegavo, il tutto è avvenuto leggendo i giornali e guardando la tv. La storie che trovavo interessanti erano quelle che avevano elementi che mi lasciavano sbigottito e mi facevano pensare che la realtà, a volte, supera la fantasia. Da lì sono partito per un viaggio che mi ha portato a trasformare la più ripetitiva normalità in una sanguinaria e distorta realtà.



Hai in cantiere prossime pubblicazioni simili e non al libro?

Agli inizi di novembre uscirà "Diva Mon Amour" una collettanea sulle icone gay che ho curato per Azimut. Sono riuscito a unire tanti scrittori e artisti, cari alla comunità lgbt, ognuno dei quali ha scritto un racconto su un'icona gay. Si passa dai momenti divertentissimi a quelli forti e commoventi. Tra gli altri ci sono Costantino Della Gherardesca, Franco Buffoni, Luigi Romolo Carrino, Alessio Arena, Luca De Santis, Andrea Adriatico, Quince. Per il resto ho saputo di essere stato selezionato tra i finalisti di Komikazen il festival internazionale di fumetto di realtà per una graphic novel che ho sceneggiato e che ha preso forma grazie ai disegni di Gianpaolo Derossi. Tratta dei diritti negati alle coppie di fatto in maniera ironica. Mi auguro, di cuore, che ci siano editori interessati.


Possiamo definire la tua opera un'analisi cinica della contemporaneità oppure un'estremizzazione provocatoria?

Direi un'analisi cinica ed estremamente provocatoria!


Le storie omosessuali presenti: quale visione del mondo e della comunità viene descritta e dipinta, sia a livello antropologico, sia sociologico?

Le storie gay non volevano dare una visione della comunità gay o dipingerla in un determinato modo. I racconti vogliono invitare all'onestà, a non reprimersi, ad accettarsi. Le persone represse sono, per me, come un palloncino che si gonfia e, alla fine, scoppia. Per questo, i risultati, non sempre sono piacevoli.


Parliamo del futuro del movimento lgbt: cosa la letteratura e la cultura possono offrire?

Il movimento lgbt deve trovare unità. È una necessità se vogliamo i diritti. Le associazioni devono capire dove sbagliano, unirsi, parlare e, ogni tanto, fare un passo indietro. Non farsi la guerra. Se c'è un scollamento di parte della comunità gay verso il mondo dell'associazionismo va capito da dove parte. È anche vero che, molte volte, si attaccano le associazioni per partito preso. Tornando a noi, la letteratura e la cultura possono fare molto per aiutare le persone ad accettarsi e a vivere la propria vita. Quando mi dicono che a parlare di letteratura gay o di film omosex ci si autoghettizza non sono d'accordo. In questo momento è necessaria una cultura gay. Quando ci sarà l'uguaglianza e non farà più scandalo essere gay, lesbica o trans, allora non avrà più senso parlare di libri e film a tematica gay.


Il tuo impegno nella radio: quale tipo di comunicazione offri e come veicoli la questione omosessule, secondo quali canali promuovi informazione per la comunità lgbt, differentemente dal libro e dalla letteratura?

"C'est la ouate" è il mio piccolo orgoglio. È una trasmissione nata in sordina e che, adesso, ha una media di 2mila ascoltatori giornalieri che, per una web radio come Radio DeeGay è un risultato pari alla prima serata di Rai Uno dei tempi d'oro. Durante il programma affronto libri, tv, cinema e un'icona gay a settimana. C'è anche spazio per le interviste a personaggi noti e cari al movimento. Da poco, poi, scrivo per Nuok (il portale su New york) e collaboro con Queer Frame Tv, il primo portale di cinema d'autore lgbt. In questo modo disseto la grande passione che ho per il cinema.


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