Una vita a fumetti

Intervista ad Howard Cruse

13 ottobre 2012, "Pride'' n. 141, marzo 2011

Ci sono incontri che cambiano la vita. Quella di Howard Cruse, classe 1944, pioniere del fumetto gay statunitense, co-fondatore della rivista Gay Comix e storico collaboratore di The Advocate prese definitivamente la strada del fumetto un giorno di luglio del 1960, quando il leggendario fumettista Milton Caniff lo distolse dalla carriera di attore, incoraggiandolo invece a coltivare la sua passione per la letteratura disegnata.

Grazie a Caniff e alla perseveranza di Cruse oggi possiamo leggere un capolavoro come "Figlio di un preservativo bucato" ("Stuck Rubber Baby"), che Magic Press ripropone al pubblico italiano a dieci anni dalla prima uscita nel nostro paese, con una nuova copertina e la prefazione di Alison Bechdel.

Abbiamo approfittato dell'occasione per chiacchierare con Cruse di quell'opera e ripercorrere con lui più di trentacinque anni di carriera militante nel fumetto gay.

"Quando venni allo scoperto nel 1964 non pensavo di dover essere visibile anche professionalmente: attorno a me non c'era nessun modello gay positivo al quale ispirarmi, a parte il poeta della beat generation Allen Ginsberg.

Solo attraverso l'ambiente del fumetto underground e in seguito alla rivolta di Stonewall ho capito quanto fosse difficile essere a proprio agio con la propria omosessualità se non si è trasparenti anche nella vita pubblica".

Nel 1976 Cruse aveva già pubblicato il suo primo fumetto gay, "Gravy on Gay", ma diventa noto come autore omosessuale quattro anni dopo, quando l'editore Denis Kitchen decide di varare una pubblicazione a fumetti con storie gay e di affidarla a Cruse: Gay Comix, appunto. Cruse accetta con entusiasmo:

"Volevo avere successo come artista e diventare un esempio per le successive generazioni di autori di fumetti, in modo che non soffrissero quello che avevo sofferto io alla loro età. L'obiettivo era quello di scovare autori glbt che fossero davvero visibili e che volessero creare storie rappresentative dell'esperienza umana omosessuale.

All'inizio pensavamo che la rivista si sarebbe limitata ad una singola uscita, ma l'accoglienza da parte del pubblico gay fu così calorosa che divenne periodica.

Gay Comix suscitò parecchio scalpore e diede una grossa spinta alla mia carriera. Nonostante il nostro impegno, era chiaro ormai che i tempi erano maturi affinché il movimento di liberazione gay nascesse davvero, e che gli omosessuali iniziassero ad incidere in tutti gli ambiti della società, fumetto compreso".

Cruse abbandona il progetto Gay Comix nel 1983: il noto mensile "The Advocate" gli offre di serializzare sulle proprie pagine un suo nuovo personaggio, Wendel. Queste storie brevi, incentrate su un eterogeneo gruppo di attivisti gay di San Francisco, sono a tutti gli effetti la prima serie a fumetti a tema gay a comparire a puntate su una rivista ad alta tiratura.

Nella prefazione della raccolta completa delle tavole del fumetto che uscirà tra qualche settimana negli Usa, il drammaturgo Tony Kushner scrive che "Wendel si rivela attraverso la complessità narrativa, le sfumature, i dettagli e l'onestà di un grande romanzo satirico".

L'ironia di quelle storie non nasconde la ferocia disincantata con la quale Cruse sferza la comunità gay americana.

"Sarebbe sciocco illudersi che i gay possano essere immuni dalle mancanze di tutte le altre persone. Quando prendo di mira le follie del mondo gay i lettori mi sopportano perchè chiunque dotato di un briciolo di umorismo le può vedere da sè. Non dico che negli anni nessuno si sia lamentato, è solo che la mia satira è considerata nel contesto del mio evidente affetto per la comunità gay".

Le avventure di Wendel accompagnano i lettori americani per tutti gli anni ottanta dell'iperliberismo conservatore reaganiano e degli sconvolgimenti portati nella comunità gay dall'epidemia di Aids.

A proposito del maledetto virus, che bilancio può trarre, Cruse, a distanza di tanto tempo dalle prime infezioni, su quanto sia entrato il sesso sicuro nelle pratiche dei suoi concittadini gay più giovani?

"Le nuove generazioni non hanno vissuto i drammi della mia, noi che vedevamo tutti i giorni morirci attorno amici e conoscenti. Spero per il loro bene che quelle regole siano entrate bene in testa a tutti. Ti immagini cosa può fare un ragazzo gay, sano e arrapato se seguisse solo quel che gli dice il suo pisello? Non so, credo che possiamo almeno esercitare il nostro ascendente: noi anziani siamo stati costretti a dimostrare che è possibile fare del sesso eccitante anche senza scambio di fluidi".

Terminata l'esperienza di Wendel nel 1989, Cruse rimane affascinato dai romanzi a fumetti che negli Stati Uniti stavano prendendo piede come forma di espressione anche politicamente impegnata.

Nonostante il gran numero di pagine necessarie al formato lo intimoriscano, Cruse accetta l'offerta della DC Comics di un lauto anticipo per realizzare un fumetto incentrato sulle sue esperienze giovanili negli anni sessanta, in Alabama, dove era nato e cresciuto. Nasce così "Stuck Rubber Baby":

"Mi sembrava interessante affrontare un periodo storico così diverso dalla contemporaneità delle storie di Wendel. Per quanto ne sapessi, la sottocultura gay degli stati del Sud nel periodo pre-Stonewall non era stata molto rappresentata, almeno fino agli anni novanta. Il movimento per i diritti civili dell'epoca aveva influenzato così tanto la mia vita da permettermi di scrivere e disegnare una storia che non fosse la solita faccenda di coming out.

Riandai con la memoria al periodo trascorso al college, quando i miei sforzi per comportarmi da etero mi portarono involontariamente a concepire un figlio con la mia fidanzata dell'epoca, Pam, che ha ispirato il personaggio di Ginger in SRB.

Sentivo che il dilemma che attanaglia un ragazzo omosessuale diventato padre per sbaglio fosse un argomento mai affrontato prima dalla fiction a tema gay".

Ambientato in una città immaginaria del profondo Sud degli Stati Uniti lacerato dalle battaglie per i diritti civili dei neri, "Figlio di un preservativo bucato" racconta le peripezie del diciottenne Toland alle prese con la violenza razziale, ma anche con la faticosa accettazione della propria omosessualità.

Tra fumose jazz-session, discorsi filosofici, attentati del Ku-Klux-Klan e fugaci dichiarazioni d'amore, l'autore dipana un poderoso affresco storico e sociale attraverso le piccole vicende quotidiane di un cittadino gay americano e dei suoi amici.

In quest'opera, Cruse affronta un originale confronto tra il nascente movimento per i diritti civili dei neri e il movimento omosessuale, ancora di là da venire.

"I neri avevano dimostrato che tutte le forme di discriminazione potevano essere superate se un gran numero di persone protesta pretendendo giustizia.

Per questo si può dire che il movimento dei neri e quello gay siano collegati, nel senso che il primo è servito da modello per il secondo.

Prima di Stonewall, venti di rivolta avevano soffiato per tutti gli anni sessanta. È stato così contro la guerra del Vietnam, per il movimento dei neri, quello delle donne, per la prima marcia dell'orgoglio gay del 1970.

È successo anche dopo, negli anni ottanta, quando la minaccia dell'Aids e l'omofobia di Reagan hanno costretto migliaia di persone a manifestare nelle strade insieme ad Act Up e Queer Nation. Nel frattempo, ovviamente, c'era stato il lavoro che ciascun omosessuale aveva fatto personalmente, rifiutandosi di mentire a se stesso e agli altri".

SRB è disegnato con un accuratissimo stile "tratteggiato", la cui complessità causò all'epoca non pochi problemi economici per tutti i quattro anni necessari a Cruse per il completamento del volume.

"Quando ho firmato il contratto prevedevo di realizzarlo in soli due anni, invece ho sottovalutato il tempo necessario per portare a termine 210 pagine. Così, alla fine, per i restanti due anni di lavoro non ho percepito nessun reddito, indebitandomi parecchio".

Cruse è sposato dal 2005 col compagno di una vita, Eddie Sedarbaum, impiegato statale e attivista per i diritti civili.

"Credo che sarei riuscito a portare avanti la mia carriera di autore di fumetti anche da solo, però non posso dimenticare tutto il sostegno che mio marito mi ha dato per tutti questi 31 anni di relazione. Eddie mi ha sempre incoraggiato a prendermi sulle spalle le responsabilità lavorative in nome dell'onestà personale e della visibilità gay, anche quando questo ha significato mettere a rischio la mia carriera e il nostro bilancio famigliare".

Sebbene sia ormai noto in tutto il mondo come autore di storie omosessuali, Cruse ha sviluppato in contemporanea una produzione di tutto rispetto di storie e illustrazioni umoristiche non gay.

"Nonostante all'inzio mi sembrasse difficile uscire allo scoperto, ho verificato con sorpresa che essere apertamente gay ha aiutato la mia carriera, invece di ostacolarla. Se sei un artista, credo che quel che produci emerga molto più potente ed efficace se non sprechi le tue energie a tenere nascosta una parte importante di te".

Basta dare un'occhiata al blog (solo in inglese) di Howard per rendersi conto di quante attività lo tengano ancora molto occupato: (http://www.howardcruse.com/loosecruse/).

"Nel giro di un paio d'anni forse capirò cosa salterà fuori da tutto il lavoro che sto facendo adesso tra fumetti, illustrazioni, giochi per bambini e cartoni animati. Nel frattempo, mi auguro che la raccolta completa delle storie di Wendel vada bene negli Usa, perchè questo ne faciliterebbe l'arrivo lì da voi".

Non possiamo che condividere l'auspicio di Cruse, invitando chi di dovere a far sì che la ristampa di SRB sia solo l'inizio di una lunga serie di fumetti di questo autentico monumento della cultura gay che aspettano di essere letti e apprezzati anche in Italia.

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