Son Rettore e canto.

Quattro chiacchiere con Gianluca Meis, autore del volume Rettore. Magnifico Delirio (Vololibero, 2014)

27 giugno 2015

Son Rettore e canto. Quattro chiacchiere con Gianluca Meis, autore del volume Rettore. Magnifico Delirio (Vololibero, 2014)

Rettore (come tutti sapranno nome d’arte di Donatella Rettore, Castelfranco Veneto, 8 luglio 1953), è una di quelle figure che hanno più influenzato e formato un mio immaginario pop, sin dalla mia infanzia. Ricordo ancora un suo concerto in Puglia; credo fosse l’estate del 1981, e io avevo 5 anni. Il concerto si teneva in una discoteca all’aperto, ed ero in compagnia dei miei genitori. Totalmente ipnotizzato dall’esibizione di quella che per me era già una beniamina, vista tante volte in TV, decisi ad un certo punto che dovevo farmi notare da lei a tutti i costi. In men che non si dica ero davanti al palco, a dimenarmi come un forsennato, nel disperato tentativo di attirare la sua attenzione. Risultato, una bella lavata di capo da parte di mia madre, più imbarazzata che infuriata. Sono passati più di trent’anni, eppure ricordo ancora quell’episodio, con un misto di nostalgia e divertimento. Nel crescere, i dischi di Rettore, insieme a quelli di altri artisti che erano entrati, man mano, a far parte del mio personalissimo “Pantheon pop”, mi hanno fatto compagnia nei momenti piacevoli e in quelli meno. Le difficoltà di un adolescente gay che vive in una piccola cittadina di provincia, negli anni 80 e 90, sono state mitigate spesso dalla musica, per me più che una semplice panacea. Da anni quindi speravo potesse uscire un libro su Rettore, ma questa mia attesa veniva regolarmente delusa; niente, neanche un libricino che parlasse di lei. Mi sembrava quasi paradossale, visto che in libreria trovavo (e trovo) biografie anche di artisti con un solo album pubblicato, a volte pure pessimo. Caso ha voluto che a colmare questa lacuna fosse proprio Vololibero, l’editore per cui ho pubblicato Crisco Disco, il mio libro su disco music e liberazione gay, uscito nel 2013. Doppia coincidenza, a firmare la biografia di Rettore è Gianluca Meis, il cui saggio sul “camp” è pubblicato in Crisco Disco. Il volume è uscito nel settembre 2014, ed è intitolato Rettore. Magnifico Delirio (Magnifico Delirio è anche il titolo del quarto album di inediti dell’artista, uscito nel 1980, e contenente brani come Kobra, Delirio e Gaio). Non è una biografia canonica, la classica celebrazione un po’ retorica di un personaggio del mondo dello spettacolo. Meis ha voluto, attraverso la vita della cantautrice, raccontare anche la sua infanzia. Una biografia-autobiografia che traccia un affresco godibilissimo dell’Italia tra la fine degli anni 70 e gli anni 90. E questo secondo me è il punto di forza del libro, che porta il lettore a impersonificarsi facilmente nel “bambino-Meis”, come è in effetti capitato a me durante la lettura. Questo non a discapito delle informazioni, più che dettagliate, sulla vita di Rettore. La discografia in fondo al volume rende poi finalmente giustizia alla sua lunga e variegata carriera. Non voglio però fare una vera e propria recensione, non sarei probabilmente obbiettivo. Però non posso esimermi dal chiedere all’autore qualche domanda, lasciando a voi la sorpresa della lettura di un libro a mio avviso piacevole e interessante.

Prima di tutto, grazie per avere scritto una biografia che credo molti aspettassero da anni. Rettore è un’icona della musica pop-rock italiana, ed era quasi incredibile non fosse uscito alcun libro sulla sua vita. Come e quando hai pensato per la prima volta di colmare questa lacuna?
Da alcuni anni raccoglievo materiale su Rettore: articoli di giornali e riviste, qualche accenno in libri sulla storia degli anni 80. Di specificatamente dedicato a lei però non c'era nulla. Nel tempo il materiale aumentava ma senza organicità. Un paio di anni fa poi ho iniziato a dare a questo materiale una forma particolare, mischiandolo ad altro più autobiografico e legato al modo in cui io, bambino, ho vissuto gli anni 80 e 90. Ho messo insieme così elementi più narrativi ad altri più tipicamente biografici e tipici di un libro “dedicato” ad un personaggio pubblico. Mi divertiva e appassionava cercare di scrivere qualcosa di meno convenzionale parlando anche di come la storia di Rettore si fosse intrecciata alla mia, per raccontare così anche uno scorcio particolare di quella straordinaria vicenda musicale, sociale e pop che furono appunto gli anni 80. L'occasione di pubblicare poi il tutto è arrivata con l'editore Claudio Fucci e la Vololibero con il quale ho collaborato grazie ad un altro libro che conosci bene: Crisco Disco.

Personalmente ho in effetti molto apprezzato il fatto che tu abbia deciso di parlare anche di te, della tua infanzia, una sorta di “romanzo di formazione” attraverso la biografia dell’artista. Quanto Rettore è stata importante nella creazione di un tuo “immaginario”, di una tua estetica?
L'intento era quello di mischiare registri di scrittura diversi e uscire un po' dai canoni tipici della biografia, come detto prima. Nel libro racconto la prima volta che la vidi durante un Festivalbar: una di quelle serate estive che si passavano davanti alla tv perché ancora non abbastanza grandi per far tardi la sera fuori casa ma non così piccini da dover andare a letto alle nove di sera insomma. Ne fui folgorato. Mi divertiva il suo modo di porsi sul palco, il suo essere sopra le righe con performance colorate e folli. Inizia a seguirla, a comprare i suoi dischi e infine, cresciuto, una volta al liceo scelsi una sua canzone come “sigla” della mia avventata campagna elettorale per diventare Rappresentante di Istituto. La canzone era Eroe. All'epoca non si era “impegnati” se non si ascoltavano per forza di cose i cantautori impegnati e, diciamolo, noiosissimi. Volevo insomma dimostrare di non essere da meno di chi conosceva a memoria tutto il repertorio di Guccini, anche se mi divertivo a cantare Eroe o Splendido Splendente. Ovviamente persi.

Com’è stato il tuo primo incontro dal vivo con Rettore, e in che modo ha collaborato alla stesura del libro?
Negli anni l'avevo vista diverse volte in concerto, ma sedermi accanto a lei su un divano, chiacchierando e bevendoci insieme un bicchiere di vino è stato fantastico. Amabile, generosa, accogliente, disponibile... Non posso che dir bene di come ha accolto la mia proposta di fare un libro su di lei. Abbiamo registrato una lunga intervista e alla fine ha pure letto le bozze della prima versione di stampa dandomi consigli e portando delle correzioni. Ci siamo poi sentiti altre volte al telefono e ha partecipato a due presentazioni del libro: una a Milano in occasione di BookCity al Teatro dal Verme e una a Castelfranco Veneto, dove vive.

Sicuramente Rettore è stata, ed è, oltre che un’icona pop, un’artista molto amata dalla comunità gay. Ci sono dei brani, nella sua discografia, che affrontino tematiche LGBT?
Ci sono spunti in varie canzoni, molte elevate negli anni al rango di classici, in cui si parla di accettazione di sé, gioia di vivere nonostante le difficoltà, di amore, anche folle e passionale, come chiave d'interpretazione della propria esistenza. Poi basta ricordare Gaio ad esempio , nell'album Magnifico Delirio del 1980.

Nel libro si sente una sorta di “empatia” tra te e Rettore; ho persino pensato che ci sia un “essere veneti” che ti accomuni a lei. Solo una mia impressione?
Io non sono veneto di nascita. Ci vivo però da oltre vent'anni. L'empatia che dici tu nasce proprio da una sorta di immediata simpatia a pelle testata anche dai suoi due cani, come racconto nel libro. Vivendo in veneto da tanti anni comunque ho imparato a riconoscere dei tratti tipici della gente di queste parti: all'apparenza forse un po' freddi e chiusi, ma capaci di grande generosità una volta entrati in relazione.

La discografia che hai posto nella parte finale del libro rende giustizia alla lunga e variegata carriera di Rettore. Senza contare i suoi brani di maggior successo quali sono, a tuo avviso, le “perle” ancora misconosciute ai più?
Ci sono moltissime canzoni poco note di Rettore che ne mostrano in pieno le capacità di scrittura: ricordiamoci che lei è una vera e propria cantautrice e firma la stragrande maggioranza dei pezzi che canta. Sempre con la complicità del marito Claudio Rego. Usando un metro personale di giudizio ti citerei Estasi, Oblio, Giulietta, Il ponte dei sospiri. O ancora Legami e Se morirò contenuta nel suo ultimo disco di inediti del 2012 Caduta massi. Una sorta di ideale testamento di ogni artista pronto a raccontare della propria morte come un giro di giostra, un passaggio necessario da affrontare in maniera impeccabile, persino con il trucco in faccia, un saluto dolce/amaro che non spaventa. Una canzone matura e consapevole, per nulla triste nonostante l’argomento, ben diluita come al solito dall’ironia e dall’autoironia di Rettore.

Rettore e le discoteche: molti suoi brani sono stati, e sono veri “apripista”, sia in locali gay che non. Tu hai ricordi personali legati ad una serata tra amici ballando, ascoltando qualche suo pezzo?
Ho memoria di grandi e allegre cantate tra amici in cui le hit di Rettore si trasformano in veri e propri inni di condivisione. Anni fa scrissi anche un monologo per una drag queen usando i versi di Kobra. Chi non conosce i ritornelli di Donatella, Splendido Splendente o Lamette?

Perché in Italia, secondo te, molti continuano spesso a “dimenticare” lo status di cantautori/trici per artisti come Rettore?
In Italia, nel campo musicale, ormai si persegue il consumo temporaneo di personaggi usciti dai Talent televisivi. Si appoggiano mode passeggere in grado però di far vendere qualche copia in un mercato totalmente cambiato e dominato dal digitale. Anche i grandi nomi vanno sul sicuro e preferiscono non rischiare discostandosi troppo da quello che il pubblico si aspetta da loro. Rettore ha dalla sua anche lo svantaggio di dire sempre quello che pensa e questo non le ha giovato molto. Da Rettore si vorrebbe un'altra Lamette ad esempio, come da Giuni Russo si voleva solo un'altra Estate al mare insomma.

Tra le varie presentazioni del libro, che hai fatto in giro per l’Italia, ce n’è qualcuna che ricordi in particolare?
La prima a Milano è stata fantastica e avventurosa. Diluviava, parecchie linee della Metro erano chiuse per allagamenti. Molti treni non partirono nemmeno. Eppure il teatro era pieno. Sul palco c'eravamo solo io e lei. Mi sono divertito molto a presentarla usando l'incipit del libro come fosse un monologo teatrale.

Per concludere, ci sono altri cantanti di cui ti piacerebbe parlare, magari in un futuro libro?
Non credo mi addentrerò presto in un'altra biografia. Ho altri progetti al momento. Ci sono tuttavia ancora molti personaggi che meriterebbero un approfondimento e un omaggio. Ma non te li dico però. Così non do idee ad altri, che dici?

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