recensione diMauro Giori
Sotto il cielo di Parigi
L'impronta minimalista di Bena, in questo che è il suo unico lungometraggio (il regista franco-algerino è prematuramente scomparso a quarant'anni), è più che evidente, ma si ha l'impressione che confini con l'indecisione fino a una certa irresolutezza neI finale, al di là della frattura tra tutti e tre i personaggi, del resto scontata e presto evidente.
La sceneggiatura è spesso chiara negli intenti quanto infelice "nei fatti": nella dichiarazione d'amore di Marc si assiste ad esempio al paradosso di un realismo stereotipo, troppo condensato per essere efficace e convincente, mentre nei rapporti tra Marc e Lucien vi sono mutamenti di registro troppo repentini tra freddezza e ostilità e disponibilità all'amicizia. Inoltre l'ultima parte non è sempre lucida nelle scelte narrative: l'aggressione di Lucien pare quanto meno eccessiva e più pretesto narrativo che credibile evento drammatico, come del resto l'aborto di relazione tra Marc e Suzanne che infine sembra bloccarsi per una certa tonalità incestuosa, assomigliando il loro rapporto fatalmente asessuato a quello di un fratello e di una sorella. Béna evita ogni spiegazione per questo rapporto, mentre a essere inequivocabile è la posizione di Lucien quale pietra d'angolo dell'edificio di mancate corresponsioni affettive (e, forse soprattutto, erotiche, visto che nessuno si propone grandi ambizioni sentimentali: vedi la proposta di matrimonio di Lucien), che è, neI suo insieme più che nei singoli momenti, l'aspetto più convincente del film: Marc ama Lucien ma lui «non può dargli quello che cerca»; Lucien ama Suzanne ma non è ricambiato e il suo essere oltremodo maldestro negli approcci non migliora le cose; forse Suzanne ama Marc ma lui evidentemente "non può darle quello che cerca"; forse Marc ama Suzanne ma lui non può proprio darle niente, perché la sua omosessualità è ineludibile e consolidata.
Non è certo un panorama ottimista quello tracciato da Béna, con la complicità di un'ottima Bonnaire (ma anche la Bouix è molto convincente; peccato non si possa dire altrettanto degli interpreti maschili): sembra esserci spazio solo per rapporti occasionali e fuggevoli come quelli tra Clotilde e i suoi instabili compagni o quello di Marc con un giovane di strada. La mancanza di spiegazioni finali sembra alludere a una mancanza di logica, e forse di umanità.