recensione diMauro Giori
Dessins secrets: i disegni privati di Ejzenstejn
L'omosessualità di Ejzenstejn è un fatto tanto risaputo quanto ancora discusso. Non tutti i biografi sono disposti a darla per scontata - a loro favore gioca il clima omofobo della Russia comunista, che costrinse Ejzenstejn a una vita velata e a un matrimonio forzato -, e la maggior parte dei critici semplicemente ignorano la questione, considerandola irrilevante ai fini della compresione dell'opera del regista, che dal canto suo non ha mai trattato esplicitamente di omosessualità. Lo studio dedicato alle "tracce" omosessuali nei suoi film da Fernandez ormai trent'anni fa è rimasto un caso isolato. Il riaffiorare del corpus di disegni del regista contribuisce a gettare nuova luce sulla questione. Anzitutto, va precisato che non si tratta di scarabocchi realizzati a tempo perso. Ejzenstejn disegnava moltissimo, in quantità addirittura maniacali, e utilizzava il disegno come forma di espressione artistica compiuta, oltreché di riflessione. I disegni illustrano pertanto aspetti importanti del pensiero del regista, ne riflettono la vasta cultura, accompagnano il corso delle sue riflessioni teoriche e abbozzano progetti di lavoro spesso rimasti incompiuti.
Se dei disegni messicani, pubblicati nel 1969, lo studioso Bartélemy Amengual poteva sostenere che che manifestavano "una fantasmagoria fondamentalmente omosessuale", i 152 disegni raccolti in questo volume costituiscono una conferma sufficiente a revocare ogni dubbio.
I disegni, che vanno dal 1931 al 1945, anno della morte del regista, illustrano la concezione dell'eros di Ejzenstejn attraverso un intrico di simboli, miti e motivi ricorrenti che fondono mitologia greca, riti cristiani, suggestioni psicanalitiche e antropologiche, nonché i più disparati influssi stilistici, che spaziano da Picasso a Cocteau, dal rinascimento italiano a Leger.
Di particolare interesse risultano gli abbozzi per un progetto di film a tematica omosessuale da Puskin e quelli che sembrano dar credito al progetto di un film pornografico risalente ai primi anni '20. Altri disegni testimoniano la fascinazione del regista nei confronti del sadomasochismo, il suo spirito anticlericale e la conoscenza dei locali di travestiti della Berlino di Weimar. L'eros omosessuale si esprime così nei modi più svariati e disinibiti, con gli accoppiamenti più vari, che contemplano, tra l'altro, militari e marinai vestiti da ballerine, Giove e Ganimede, l'arcangelo Gabriele travestito da donna e un soldato, Rimbaud e Verlaine, un vecchio filosofo greco e il suo giovane allievo, un padrone sadico e il suo schiavo masochista, un missionario cattolico pedofilo e un bambino della sua missione, nonché lesbiche armate di dildi.
Il volume è completato da un bel saggio introduttivo di Jean-Claude Marcadé e da un profilo biografico del regista.