Plueschow, Wilhelm von (1852-1930)

Un fotografo di nudo in Italia

Wilhelm von Plüschow, o Guglielmo Plüschow, scritto anche Plueschow, o Pluschow, o Plueskow (Wismar, 18 agosto 1852 - Berlino, 3 gennaio 1930), è stato un fotografo tedesco trasferitosi in Italia, prima a Napoli e poi a Roma, e divenuto noto per le sue foto di nudo di giovani italiani, sia maschili che femminili.

Vita

Non si conosce molto dei primi anni di Plüschow, se non che nacque a Wismar, primo di sette figli.
Suo padre, Friedrich Carl Eduard Plüschow, era un figlio illegittimo del conte Friedrich Ludwig von Mecklenburg-Schwerin, la cui casa di famiglia era lo Schloss Plüschow.


Napoli (ca. 1872 - ca. 1890)

Nei primi anni Settanta dell'800, Wilhelm si trasferì in Italia, dove italianizzò il suo nome in "Guglielmo".
Inizialmente si guadagnò da vivere come mercante di vino (forse a Roma: Pohlmann segnala che dal 1875 al 1880 qui lavorò come giornalista un fratello di Wilhelm von Plüschow, Eduard, 1855-1911), per poi passare alla fotografia "pittorialista" spaziando dai paesaggi ai tableaux vivants in costume pseudoclassico, fino ai nudi maschili e femminili.

Il suo primo studio, dai timbri delle foto, risulta a Napoli, in "Via Mergellina, seconda rampa di Posillipo 55", dove Plüschow visse per circa un decennio. In alcune fotografie prese dalla terrazza si nota anche la chiesa di Piedigrotta, il che dimostra che l'abitazione serviva anche da studio di posa, come sarebbe successivamente avvenuto anche a Roma.

Va notato che una celebre serie d'immagini di Wilhelm von Gloeden è ambientata sulla medesima terrazza e utilizza alcuni modelli di Plüschow, segno inequivocabile di rapporti fra i due fotografi (alcune delle prime (pre-1894) foto di Gloeden riportano persino un timbro che indica "W. von Gloeden, Napoli").

Tale frequentazione dovette proseguire fino alle soglie del trasferimento a Roma, come dimostra il fatto che un modello molto usato da Gloeden appare in evidenza nel servizio pubblicato sulla rivista "Schribner's magazine" nel marzo 1898 e scattato nella "Domus dei Vettii" a Pompei, aperta al pubblico nel 1896.

Non abbiamo invece per ora casi di modelli di Plüschow utilizzati da Gloeden al di fuori del contesto della terrazza di Napoli, anche se almeno un viaggio a Taormina sarebbe suggerito dal fatto che due ritratti di Gloeden (un uomo che suona il mandolino sul pianerottolo della scalinata della casa di Gloeden) sono stati identificati come ritratti di Plüschow. (L'identificazione non è comunque certa).

Ciò detto, quanto è scritto a proposito di Plüschow nel romanzo Eccentrici amori di Roger Peyrefitte, che pretende che Gloeden abbia imparato da lui a fotografare e che i due cugini si fossero suddivisi il mercato dedicandosi l'uno ai nudi maschili e l'altro a quelli femminili, è frutto di fantasia letteraria e non suffragato da alcun dato (Gloeden stesso dichiarò che il suo maestro di fotografia fu il taorminese Giuseppe Bruno).

Roma (ca. 1890-1910)

Non sappiamo ancora quando sia avvenuto il trasloco a Roma, tuttavia già il 18 gennaio 1896 troviamo un nuovo studio di Plüschow in questa città, dove ha portato con sé Vincenzo Galdi (1871-1961), certamente suo modello in molte foto del periodo napoletano, probabilmente suo assistente e apprendista, e forse anche qualcosa di più.
Il nuovo studio è situato in via Sardegna 35, all'ultimo piano. Su questa terrazza è presente una porta d'accesso che sullo stipite ha una decorazione a borchie circolari molto caratteristica, che permette da sola di attribuire a Plüschow, e a questo periodo, la produzione in cui appare.

Dalla testimonianza d'un contemporaneo (ripresa da Marina Miraglia, p. 62) sappiamo che durante il periodo romano, nei mesi a cavallo tra il 1896 e il 1897, Plüschow intraprese un viaggio in Tunisia, Egitto e in Grecia, dove fotografò paesaggi e monumenti, ma anche bambini e ragazzi nudi davanti a rovine antiche (una serie è per esempio ambientata nel Teatro di Dioniso ad Atene).

In data non ancora chiarita (dal 1903 almeno) l'attività si spostò in un nuovo e prestigioso studio-abitazione di corso Umberto 333 (oggi Via del Corso 333), dove il fotografo abitò e lavorò al quarto (e ultimo) piano fino alla fine della sua attività.
Nello studio di corso Umberto lo assistono due aiutanti: Pietro Magnotti ed Enrico Simoncini, nominati negli atti del processo del 1907/8.

Il fatto che a Roma Galdi verso l'inizio del nuovo secolo abbia aperto uno studio fotografico autonomo, spinge a concludere che anch'egli debba aver lavorato in precedenza come apprendista di Plüschow.
Peraltro, la vicinanza dello studio di Galdi (si trovava anch'esso in via Sardegna, al numero 55, dirimpetto a quello del maestro) autorizza a pensare che il rapporto fra i due artisti, se non altro quello lavorativo, sia proseguito.
Ciononostante, nei pochi anni (circa 1900/1907) di attività autonoma, il catalogo di Galdi riesce a superare le 6.000 negative proprie: una concorrenza serrata!

Tra i clienti romani (e non solo per motivi di fotografia) di Plüschow, nel processo del 1908 è espressamente nominato Jacques d'Adelswaerd-Fersen: un ragazzo, Rodolfo Consorti, testimonia infatti d'essere stato accompagnato da Fersen ("notoriamente sospetto pederasta passivo") nella sua celebre villa a Capri, della quale inoltre ci restano alcune fotografie di mano di Plüschow.

Peraltro, la notizia molto diffusa secondo cui Plüschow avrebbe ritratto nudo l'amante di Fersen, Nino Cesarini, non ha fino ad oggi trovato alcun riscontro oggettivo, nonostante le svariate immagini a torto identificate come suoi ritratti, soprattutto nel volume À la jeunesse d'amour. Villa Lysis a Capri: 1905-2005, del 2005.

Niente vieta che tali immagini siano esistite, ma esse o sono state distrutte dagli eredi, oppure non sono state ancora identificate correttamente: nelle foto indicate collettivamente come "ritratti di Cesarini" un occhio allenato riesce infatti a distinguere non meno di tre, e forse addirittura quattro, diversi modelli.


I processi (1902 e 1907) e il ritorno in Germania (1910)
La fine della carriera italiana di Plüschow si ebbe a due riprese, nel 1902 e nel 1907
Nel 1902, sull'onda dello scandalo Krupp, Plüschow fu accusato di "prossenetismo abituale e corruzione di minori", fu arrestato e gli fu rifiutata la libertà provvisoria. Venne condannato a otto mesi di carcere e a una multa. Uscito dal carcere, però, riprese la sua attività.

Un nuovo processo esplose nel 1907, quando Alfredo Marinelli sporse denuncia contro di lui per avere fotografato nudo nel suo studio il figlio Ernani Marinelli, di 12 anni appena. Plüschow transò col padre, il quale ritirò la querela, ma fu egualmente condannato il 4/4/1908 a sette mesi e dieci giorni di carcere e mille lire di multa per prossenetismo (per aver messo in contatto alcuni clienti con i suoi modelli).

Inoltre le foto "incriminate" furono sequestrate (e il Museo di criminologia di Roma espone oggi un album-campionario di foto di Plüschow nella vetrina dedicata ai sequestri di materiale pornografico).

Plüschow fece ricorso contro la sentenza, ma senza successo, e quando essa il 12/10/1909 divenne definitiva, nonostante avesse ormai abbandonato la foto di nudo per limitarsi a quella di paesaggio (la sua ultima collaborazione nota è a un libro sui Castelli romani), fu costretto a lasciare definitivamente l'Italia per tornare in Germania: Ulrich Pohlmann attesta che la "Guida Monaci" ne registra l'attività a Roma fino al 1909, dopodiché il suo nome sparisce.

Anche Galdi dovette cessare la sua attività per una condanna per un "oltraggio alla pubblica morale" per ora non meglio nota, ma subìta nello stesso contesto [4].

Per il momento non è noto come Plüschow abbia trascorso gli anni fino alla morte, che lo colse nel 1930.
Pohlmann nota però che negli album fotografici della famiglia Plüschow la sua immagine sembra essere stata epurata in una sorta di damnatio memoriae, ed ha raccolto l'informazione secondo cui di lui i famigliari preferivano evitare di parlare.

[1]

Fortuna

Dopo la morte di Plüschow la sua opera fu totalmente dimenticata, e solo il "rilancio" di Wilhelm von Gloeden grazie al romanzo Eccentrici amori di Roger Peyrefitte (1949) portò con sé una riscoperta delle sue immagini, sia pure sotto il falso nome di Gloeden.
A questa confusione contribuirono sia il totale oblio del suo nome, che fece sì che fosse attribuita in buona fede a Gloeden qualsiasi immagine di nudo maschile scattata in Italia prima del 1930, sia a volte il desiderio di smerciare sotto un nome più conosciuto opere d'un autore altrimenti ignoto.

La confusione tra la produzione di Plüschow e quella di Gloeden arrivò a un tal punto (furono pubblicati interi libri di foto di "Gloeden" contenenti quasi esclusivamente immagini di Plüschow, come quello di Jean-Claude Lemagny nel 1977) che negli anni Ottanta ci si chiese seriamente se "Wilhelm von Plüschow" non fosse in realtà solo uno pseudonimo che Gloeden utilizzava per una produzione più sessualmente esplicita [4].

Infine, nel 1988, due scritti di Ulrich Pohlmann e Marina Miraglia ristabilirono la verità storica, separando nuovamente la personalità e l'opera dei due artisti.

Se la confusione tra Gloeden e Plüschow è ormai sempre più rara (salvo in Rete, dove i siti su "Gloeden" continuano a pullulare d'immagini di Plüschow!), ancora tutto da compiere è il lavoro di separazione fra le opere di Plüschow e quelle del suo collega Vincenzo Galdi, che peraltro nelle pubblicazioni edite nel XXI secolo è già iniziato.

Ormai chiarito è invece il rapporto fra questo fotografo e due nomi che appaiono con timbro a secco sugli angoli di alcune immagini scattate da lui, con un indirizzo diverso dal suo. Si tratta di "Gaetano Pedo, via Sistina 130 Roma" e di "Angelo Pedo": il cognome suonava come uno pseudonimo provocatorio di Plüschow, magari dopo il processo del 1902.
In realtà via Sistina era sede di negozi di fotografia; inoltre esistono anche foto di Gloeden con il timbro "Gaetano Pedo", e infine in questa immagine appaiono contemporaneamente sia il timbro a secco di "G. Pedo" sia il timbro a inchiostro di Plüschow, il che non avrebbe senso se si fosse trattato di uno pseudonimo.
Pertanto, nonostante la bizzarra coincidenza fra il cognome e i gusti a volte fastidiosamente "pedo-fili" di Plüschow, "Pedo" è un cognome reale e non uno pseudonimo.

Opera

Plüschow era lontano cugino di Wilhelm von Gloeden che, nonostante abbia iniziato a fotografare dopo di lui, ne oscurò ben presto la fama, come già nel 1897 lamentava Robert Hobart Cust, in un parere apprezzativo apparso sulla rivista "The photogram".

Plüschow non ottenne infatti gli stessi riconoscimenti da parte d'esposizioni o riviste d'arte.

In compenso appare antologizzato in numerosi libri di nudo d'area tedesca dedicati al corpo e alla bellezza, secondo una moda "eugenetica" tipica della Germania dell'epoca, che di solito strizzavano l'occhio a un erotismo "soft-porn" dal quale invece Gloeden preferiva tenersi lontano.

Da questo punto di vista, la strategia commerciale di Plüschow fu sicuramente più accorta, ma sul lungo periodo gli esiti dimostrarono che la posizione "prudente" (o se si preferisce, addirittura ipocrita) di Gloeden era la più adatta a minimizzare le occasioni di conflitto con le autorità.

Infatti, a differenza di Gloeden, che non si avventurò mai nel campo della foto esplicitamente erotica, Plüschow produsse anche immagini eccessivamente "audaci" per la sua epoca, che gli costarono quelle condanne che invece Gloeden riuscì sempre a evitare.

L'allievo e assistente Vincenzo Galdi si spinse fino alla vera e propria pornografia, e fu per questo anch'egli processato e condannato nel 1907, cessando a sua volta l'attività in quel frangente.

Oggi le foto di Plüschow sono apprezzate per i loro meriti artistici intrinseci, sebbene siano spesso considerate inferiori a quelle di von Gloeden per il loro trattamento meno raffinato dell'illuminazione e le pose a volte contorte dei suoi modelli.

In realtà da un punto di vista artistico Plüschow non è inferiore a Gloeden, ma nel giudizio complessivo della sua opera non può non influire la presenza d'una ricca (il catalogo di Plüschow supera i 12.000 pezzi, contro gli appena 3.000 di Gloeden!) produzione "seriale" (industriale e commerciale) che inevitabilmente ne abbassa la media qualitativa.

Allo scopo di velocizzare la produzione "seriale", Plüschow, come notò Marina Miraglia, ricorse al paradosso di riprodurre all'aria aperta (sulle sue celebri terrazze, spesso chiuse alla bell'e meglio da un telo sullo sfondo per impedire ai vicini di sbirciare) la tipica fotografia "di studio" dell'epoca, che quindi a differenza di quella di Gloeden (molto attenta nell'ambientazione dei suoi nudi nel paesaggio) è all'"aria aperta" spesso unicamente per l'assenza d'un soffitto, e nient'altro.

Tuttavia, nelle foto più curate e ragionate, Plüschow si rivela un buon artista, tant'è che non a caso alcune sue immagini sono state a lungo pubblicate come particolarmente "rappresentative" della produzione di Gloeden.

Stilisticamente Plüschow oscilla tra la foto "pittorialista" cara al collega Gloeden, e un crudo realismo, adatto soprattutto alle foto a diretta connotazione sessuale. Paradossalmente sono proprio queste foto più dirette che, essendo prive degli orpelli dovuti al gusto dell'epoca, spesso oggi ci appaiono più "moderne", come raramente avviene invece nelle foto di Gloeden.

Plüschow (e sulla sua scia, anche Galdi) non sembra interessato ai richiami classicisti se non come alibi estetizzante per la sua produzione a contenuto erotico, arrivando al punto d'introdurre una... bicicletta in uno dei suoi nudi maschili!

Gloeden è molto attento a non lasciar trasparire nelle sue immagini nulla che non abbia l'impronta del "Classico" (vale a dire del neoclassicismo eclettico e accademico che al suo tempo passava per "classicità") o del "Romantico-folcloristico" (quando non sono nudi, i suoi modelli indossano costumi popolari tradizionali, non i vestiti alla moda nella loro epoca!). Invece la "modernità" è sovente ammessa a far parte delle immagini di Plüschow, specie sotto forma di tessuti di chiara impronta Art nouveau e qualche capo di vestiario o oggetto. In un caso, addirittura, è addirittura l'attualità a entrare in una delle sue foto, nella quale due ragazzi nudi posano su uno sfondo di copertine del settimanale satirico "L'Asino" (che immagino lo abbia attaccato, per meritarsi lo sgarbo) appese al muro.

In conclusione, se Gloeden suscita ancora il nostro interesse per aver saputo creare un universo arcadico interamente frutto della sua fantasia, che spicca per coerenza interna anche se non necessariamente per originalità, Plüschow risulta a volte inaspettatamente più "moderno" e vicino al nostro modo di sentire, proprio per la capacità (o necessità) di fare a meno delle sovrastrutture tese a camuffare i suoi modelli e le sue modelle secondo canoni predeterminati.

Bibliografia

Pubblicazioni realizzate in vita (in ordine cronologico)
  1. "The Photogram", IV 1897, nn. 41 e 42, e V 1898,n. 57, passim, in particolare il saggio di Robert Hobart Cust, Photographic studies illustrated by Guglielmo Plüschow and Count von Gloeden, "The photogram", XLI-XLII, n. 4, 1897, pp. 129-133 e 157-161, specie p. 130.
  2. E. Neville-Rolfe, A Pompeiian gentleman's home-life, "Schribner's magazine", March 1898, pp. 277-290 (illustrazioni).
  3. Carl Heinrich Stratz, Die Schönheit des weiblichen Körpers, Stuttgart 1898, passim.
  4. Franz Goerke (a cura di), Die Kunst der Photographie, Berlin 1901, p. 128 (ragazzo che suona).
  5. Carl Heinrich Stratz, Der Körper des Kindes und seine Pflege, 1901, 3a edizione F. Enke, Stuttgart 1909 (passim).
  6. "Photographische Correspondenz", XLI 1902, n. 504, p. 490 (ragazza etiopica al Cairo), e 494 (nudo di donna sud-italiana).
  7. Carl Heinrich Stratz, Die Rassenschönheiten des Weibes, Stuttgart 1902, passim.
  8. Karl Vanselow (a cura di), Die Schönheit, Dresden 1903-1915.
  9. Eduard Daelen & Gustav Fritsch et all. (a cura di), Die Schönheit des menschlichen Körpers, Düsseldorf 1905.
  10. Paul Hirth & Eduard Daelen (a cura di), Die Schönheit der Frauen, Hermann Schmidt, Stuttgart 1905, pp. 93, 109, 125, 157, 181, 197, 213, 237, 253.
  11. Arthur Schulz (a cura di), Italienische Acte, Leipzig 1905, passim.
  12. Albert Friedenthal, Das Weib im Leben der Völker, vol. 2, Berlin 1911, pp. 563-569 (7 foto).
  13. Bruno Schrader (a cura di), Römische campagna, Leipzig 1911, pp. 1, 164, 201, 243. Questa è l'ultima opera pubblicata dall'Italia.
  14. Carl Heinrich Stratz, Die Darstellung des menschlichen Körpers in der Kunst, Berlin 1914, passim.
  15. Friedrich Reiche, Streifzüge im Reiche der Frauenschönheit, Leipzig 1924, pp. 180, 253.
Libri fotografici postumi contenenti immagini di Wilhelm von Plüschow
  1. Bernhard Albers (a cura di), Galdi / Gloeden / Plüschow. Aktaufnahmen aus der Sammlung Uwe Scheid, Rimbaud Presse, Aachen 1993.
  2. Jacques d'Adelswaerd Fersen, Amori et dolori sacrum, La Conchiglia, Capri 1990, passim.
  3. Nicole Canet (a cura di), Poésies arcadiennes. Von Gloeden, Vincenzo Galdi, Von Plüschow. Photographies fin XIXe, Galerie au bonheur du jour, Paris 2003.
  4. Et in Arcadia ego. Fotografien von Wilhelm von Gloeden, Guglielmo Plüschow und Vincenzo Galdi, Edition Oehrli, Zurich 2000.
  5. AA.VV., Fotografia pittorica 1889/1911, Electa, Milano & Alinari, Firenze 1979, pp. 65-70.
  6. Wilhelm von Gloeden, Taormina, Twelvetrees press, Pasadena (CA) 1990. (Per una buona metà le foto appartengono a Galdi e Plüschow, ma sono tutte attribuite a von Gloeden).
  7. Volker Janssen (a cura di), Wilhelm von Gloeden, Wilhelm von Plüschow, Vincenzo Galdi: Italienische Jünglings-Photographien um 1900, Janssen Verlag, Berlin 1991.
  8. Jean-Claude Lemagny (a cura di), Taormina. Debut de siècle, Editions du Chêne, Paris 1977. (Attribuite a Wilhelm von Gloeden, sono in realtà quasi tutte di Plüschow).
  9. Herman Puig (a cura di), Von Gloeden et le XIXe siècle, Puig, Paris 1977. La prima pubblicazione attenta alle attribuzioni delle foto.
  10. Peter Weiermeier, Guglielmo Plüschow, Taschen verlag, Köln 1994 ISBN 3822890421 (con saggio biografico e ampia bibliografia, anche in francese e inglese).
  11. À la jeunesse d'amour. Villa Lysis a Capri: 1905-2005, La conchiglia, Capri 2005 (illustrazioni).
Scritti su Wilhelm von Plüschow

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