recensione diGiovanni Dall'Orto
Pazzo di te
OK, questo ragazzo ha un problema. Anzi, tutti e tre i protagonisti del fumetto ce l'hanno, ed è lo stesso: essere innamorati della persona sbagliata. Enrico ama Matteo, Veronica concupisce Enrico, però Matteo fa gli occhi dolci a Francesca, amica di Veronica.
Ad aggravare il caos, Enrico è stolidamente "velato" (anche se Matteo alla fine lo informa di averlo sempre "saputo"), e non gioca pulito neppure con i suoi amici (a iniziare da Veronica), risultando decisamente odioso nella sua doppiezza, che non giova né a lui né alle sue amicizie.
Ma tant'è: in questa storia di studenti universitari bolognesi il caos nei rapporti umani regna sovrano: la fa da padrone il capriccio emotivo del momento, senza regole né limiti. Tutto pare possibile ai protagonisti, che non pongono limiti ai propri egoistici desideri, senza mai chiedersi cosa possa provare l'altro. E le sole parole che trova Enrico di fronte all'ex che dichiara di amarlo ancora sono: "Se ti rivedo ti ammazzo".
Più che, come promette il risguardo, "un bisogno di amore generazionale che non guarda all'oggetto del desiderio", direi che qui è presentato un ritratto spietato d'una generazione con bisogni di affetto che non è capace di gestire, in primis perché non è capace di dare loro un nome e un volto. (Tanto più spietato in quanto inconsapevole di esserlo: l'autore infatti prova simpatia per l'atteggiamento narcisistico-infantile dei suoi personaggi, che tenta di sbolognare per "nuove geometrie dell'attrazione").
Anche se a dire il vero Matteo, nell'ultima pagina, dopo un rapporto a tre tentato e fallito sempre per mancanza di chiarezza, il nome lo trova benissimo, rivolgendosi a Enrico: "Guarda che è a te che ha dato del frocio"...
La vicenda prosegue in Cuori in affitto.