recensione diGiovanni Dall'Orto
Happy boys - Antologia di fumetti a tema gay e lesbico
Antologia di fumetti per lo più in b/n, con qualche tavola a colori. (NB: La chiarezza d'idee dei compilatori non è suprema: l'antologia è "gay/lesbo" ma il titolo parla solo di Happy boys. E in copertina c'è un pin-up boy...).
Apre "Il secolo breve del fumetto gay" di Valeriano Elfodiluce (pp. 4-9), una dettagliata (e utilissima) storia della presenza omosessuale nei fumetti.
Seguono i fumetti veri e propri alle pp.:
10-19, Wow, due racconti brevi di Marco Albiero, che nella raccolta è il più vicino al filone giapponese degli shoonen ai, sia per tratto che per tipologia fisica dei personaggi. Uno dei due racconti affronta in modo onirico, ma poetico, il tema della morte;
22-27, Bitchy strips di Roberta Gregory, autoironici fumetti femministi (ma senza alcunché di esplicitamente lesbico);
28-30, Rumore di Mabel Morri, evanescente descrizione dell'incontro fra due donne in un locale, più accennato che descritto;
31, Donne di Patrizia Mandanici, ripropone una tavola (così poco???) pubblicata su "Babilonia" come "Pentesilea";
35-46, Non scegliamo i nostri vicini di Fabrice Neaud, (di cui è edito in italiano il Diario (1)), è un estratto dal quarto volume del Diario di questo fumettista ossessionato dai maschiacci preferibilmente eterosessuali, che un po' riflette e un po' delira su tali preferenze, con disegni anche decisamente espliciti;
47-51, Cannolo al limone di Ralf König: due storielle, in una delle quali König presenta se stesso intervistato e impegnato in un improbabile "coming out" come... eterosessuale;
52-58, Billy goes out di Howard Cruse, del 1980, capolavoro del gay comix statunitense, presenta una storia ironica e poetica. Il protagonista (e con lui, i suoi pensieri) è seguito una notte a New York, diviso fra il sesso che cerca e pratica senza inibizioni, e l'amore che desidera e non è capace di cercare, anche a causa del trauma non superato della morte del suo ragazzo, ucciso durante una manifestazione (Cruse ha un debole per le situazioni deprimenti). A mio parere, la critica (costruttiva) più poetica allo stile di vita gay degli anni pre-Aids.
(Nota: a p. 52 la redazione ci avvisa che la storia è ambientata a "Castropher street", confondendo Christopher street di NY con il Castro di San Francisco... Ma quand'è che per il mondo gay non varrà più la regola secondo cui, "chi non sa, insegna"?);
59-62, Chelsea boys di Glen Hanson e Allan Neuwirth. Dopo il "Come eravamo" di Cruse, ecco il "Cavolo, ma come abbiamo fatto a diventare così?": la realtà scintillante e totalmente superficiale del mondo gay di oggi, fatto di "superdive" dotate di superpoteri... o almeno conviiiinte di esserlo.