recensione diMassimo Basili
Cuori in Affitto
Enrico ama Matteo, che ama Francesca. Veronica amava Matteo, vorrebbe amare Enrico - se lui non fosse gay - ma si fidanzerà con Davide.
Jacopo ama Enrico; Enrico sta con Jacopo, ma vorrebbe stare con Matteo…
Le “nuove geometrie dell’attrazione” raccontate dallo sceneggiatore bolognese Massimiliano De Giovanni (vedi intervista su Pride n. 31 del gennaio 2002) si declinano in numero di tre. Tre come i protagonisti Enrico, Matteo e Veronica, studenti venticinquenni del DAMS nella Bologna dei nostri giorni, e dei loro amici, fidanzati, compagni d’appartamento: storie quotidiane tra chiassose feste in casa, lezioni saltate per far shopping, baruffe coi genitori, confidenze, dissertazioni esistenziali ed equivoci incroci di coppia.
Tre come i volumi che raccolgono le vicende già comparse sulla bella rivista Mondo Naif: con Cuori in affitto si conclude la trilogia iniziata nel ’98 con Gente di notte e proseguita nel 2000 con Pazzo di te.
Tre romanzi a fumetti per raccontare l’incontro, la conoscenza reciproca e lo smascheramento sentimentale di Enrico e Matteo. Il primo è gay, il secondo… parecchio confuso!
De Giovanni non tratteggia i soliti personaggi gay improbabili della maggior parte dei fumetti, al limite della macchietta o dello stereotipo: scordatevi, ad esempio, certe astrazioni da shoonen ai (amori maschili) o gli incerti bozzetti di alcune storie bonelliane di Dylan Dog o Nathan Never.
La trilogia, e soprattutto quest’ultimo libro, sono piuttosto un riuscito tentativo di avvicinarsi pudicamente alle contraddizioni e ai tentennamenti della vita di tutti i giorni, dove i sentimenti non seguono percorsi lineari, ma sbandano e deragliano in balia degli incontri, delle passioni, degli opportunismi, delle paure.
Cuori in affitto non è un fumetto gay, ma parla di gay coi quali non è difficile identificarsi, anche con fastidio, a volte. Come quando Enrico respinge gli approcci di Veronica, ma non le dice il motivo del suo atteggiamento, o nella sostanziale ambiguità del suo rapporto d’amicizia con Matteo, di cui è innamorato e dal quale sembra non poter essere corrisposto, rifugiandosi in una insipida relazione con Jacopo. Sembra, appunto: in questo libro seguiremo l’evoluzione della loro travagliata storia, che culminerà, nella sequenza finale, in un gustoso colpo di scena…
Lo stile del racconto è secco, spigliato, senza paternalismi da fumetto nazional-popolare, quelli dove il pubblico viene guidato per mano attraverso le vicende con didascalie e spiegazioni dell’ovvio.
Il lettore di riferimento di De Giovanni ed Accardi (talentuoso disegnatore della trilogia) è maturo, probabilmente coetaneo dei loro personaggi, avvezzo ai codici moderni del fumetto, consapevole della stimolante potenzialità delle ellissi narrative.
I due autori non dimenticano le strizzate d’occhio alle mode giovanili (tatuaggi, piercing, locali di tendenza), ai dischi, ai film, ai romanzi più amati: non solo un furbo espediente per accattivarsi la simpatia del lettore, quanto, piuttosto, un insieme di codici di riconoscimento che aiutano a rendere vivi Matteo, Enrico e le altre creature di carta.
Il disegno di Andrea Accardi, poi, è sorprendente, e migliora di volume in volume: in quest’ultimo, tra l’altro, sfoggia un’efficace mezzatinta grigia, che facilita la lettura e ammanta gli scenari di delicate e poetiche ombreggiature. È una piacevole sintesi di suggestioni manga e certo underground americano, anche se ormai fa genere a sé.
È la nuova via del fumetto d’autore italiano, cominciata a tracciare da ormai una decina d’anni proprio dalla fucina degli artefici di Mondo Naif (Camagni, Gabos, Palumbo, Toffolo,Vinci…).
La copertina, infine: degna vetrina dei contenuti del libro a fumetti, finalmente trova il coraggio di presentare, con gusto e delicatezza, una coppia di ragazzi in tenero atteggiamento: che qualcosa, anche, nel mondo del fumetto, stia cominciando a cambiare?