recensione diGiovanni Dall'Orto
Che carino! vol. 2. Adolescenti gay a fumetti
Keiko Konno ha saputo ritagliarsi, nella produzione noiosamente stereotipata dello shoonen ai, uno spazietto suo. Pur rispettando gli stereotipi del genere, i suoi personaggi si sforzano infatti di uscire da quei limiti troppo angusti, per ricalcare per quanto possibile la realtà d'un adolescente omosessuale giapponese dei nostri giorni. Da questo punto di vista sembrano quasi pensati per piacere maggiormente ai lettori gay che alle lettrici eterosessuali...
In questo secondo volume ritornano i due adolescenti imbranati ma arrapati di Che carino! (vcl. 1).
Giuro che non avrei retto a un altro volume di pippe mentali (e non solo mentali) di un sedicenne isterico... che non mancano neanche stavolta, ma che se non altro hanno almeno un contorno interessante.
Le storie raccolte in questo volume vedono infatti personaggi un po' "cresciuti" rispetto al primo, nonché un maggiore spazio per l'altra coppia, quella formata da Haruiko e Shinoda. Una specie di versione più matura e risolta dello stesso schema.
Mi è piaciuta l'autoironia con cui nell'episodio "Splendidi adolescenti" l'autrice prende in giro i suoi personaggi, che cercano d'ottenere un minimo d'informazioni per l'"educazione sessuale" usando i fumetti... shoonen ai. Che però alla prova dei fatti si rivelano assolutamente inadeguati, anzi fuorvianti, rispetto alla realtà.
Per il resto, l'albo ruota attorno alle piccole cose quotidiane (gelosie, bisticci, coccole, desiderio...) di due adolescenti insicuri (e c'è da dire che l'insicurezza di Shinoda è da consulenza psicologica...).
Anche qui, la solita dose moderata di sesso, al solito con Ikeuki che lo "dà" soltanto e Shinoda che lo "prende" soltanto. Nell'erotismo c'è però in questo numero meno volgarità che nel numero precedente, e maggiore ironia (molto buffa la situazione creata da Shinoda, che vuole a tutti i costi farlo almeno una volta in una classe, per avere un domani un ricordo della sua scuola più romantico...).
Alla fine, un buon prodotto.
Da segnalare il miglioramento della traduzione, che questa volta fa meno effetto beckettiano da "teatro dell'assurdo".