recensione diVincenzo Patanè
L'uomo di cenere
E' un film fondamentale, anche se non facile, per la dignità ed il coraggio, inusuale nel cinema maghrebino, con cui affronta l'omosessualità.
Premiato in molti festival, il film suscitò moltissime controversie nel mondo arabo e riuscì a circolare solo con qualche taglio censorio. In effetti, il film attacca frontalmente le basi della società islamica (la cui fine è preconizzata nella scena in cui i padiglioni sono divelti dal vento) e mette a nudo cosa si nasconda spesso dietro l'uomo arabo forte e prepotente, quali repressioni ed angosce vivano in lui.
Il film contesta l'incoercibile patriarcato di quella cultura - in cui i due protagonisti non si riconoscono e di cui non vogliono perpetuare le stantie tradizioni - che ottunde la personalità dei figli e che relega le donne a supine comprimarie. Ma anche l'impossibilità di rifiutare i ruoli prefissati, quell'obbligatorio maschilismo senza il quale si è considerati inetti, "non uomini" (il bellissimo Hachemi è visto con sospetto per la sua pelle troppo bianca).
E' una società che respinge tutto ciò che può minarne le basi: l'omosessualità, innanzitutto, per quanto praticata da tutti, non foss'altro perché unica scappatoia contro una sessualità a compartimenti stagni.
Proprio nell'omosessualità si concretizza la ribellione dei due protagonisti, marchiati indelebilmente da un'esperienza traumatica ma che ha fatto acquisire loro quella diversa sensibilità che li oppone agli altri.
Non si sa se i due siano o no omosessuali (non ci sono scene esplicite di sesso, ma quella della masturbazione di Hachemi sul letto è memorabile) ma è facile pensarlo rivivendo i loro ricordi quando, ragazzi, il sesso non era violenza. Ed in ogni caso ad Hachemi - quello più roso da ciò che è "difficile a dirsi, più difficile a tacersi" - certo non piacciono le donne ed odia il maschilismo di parata (come l'identificazione dei baffi con la virilità).
Dal canto suo, Farfat è messo da tutti al bando da quando lo stupro è reso pubblico e lo stesso Ameur, che ha approfittato di lui, gli dice che non è un uomo. Così trova nella libertà la sua rivincita: sogna di diventare un uccello (Farfat vuole dire "farfalla") ed è un "uomo di cenere" che, anche quando sembra spenta, brucia chi la tocca.