recensione di Mauro Giori
Patrik 1,5
Trattasi di film tragicomico dove la commedia prevale sul dramma, sicché si preferisce smussare tutti i contrasti facendo procedere la vicenda con una linearità priva di sorprese, fino a un lieto fine multiplo in cui non solo la coppia si riunisce, ma l’adolescente supera l'adolescenza e si vocifera persino del prossimo arrivo di un cane.
Insomma, una piccola fiaba sul piccolo anatroccolo che diventa il cigno giardiniere grazie a una coppia gay. Se l’avesse scritta Andersen alla fine il cigno avrebbe massacrato a sprangate i genitori omosessuali per rimanere poi solo e morire di stenti, agonizzando sul selciato del paese tra l’indifferenza generale. Ma i tempi sono cambiati e questa è sì una fiaba nordica, ma del politicamente corretto. Tutto non solo quindi va a posto, ma va a posto quasi da sé: una pizza basta a far tornare a casa l’ex, e pure rinsavito; l’omofobia passa come l’acne; e soprattutto i teppisti fanno giardinaggio, perché i brutti anatroccoli non sono mai stati davvero brutti.
Ma va bene così, ogni tanto si ha bisogno anche di sognare un mondo civile in cui le persone pensano, sono davvero capaci di buoni sentimenti e addirittura di rispettarsi a vicenda.
Se hanno bisogno di sognare a occhi aperti in Svezia, figuriamoci noi in Italia.