recensione diMauro Giori
Patty Diphusa
Questo volume raccoglie alcuni degli scritti di Pedro Almodovar risalenti agli anni '80 e già apparsi su varie riviste spagnole.
La parte più sostanziosa del libro riunisce insieme i capitoli di un potenziale romanzo incentrato sul personaggio di Patty Diphusa, una "pornostar di fama internazionale", che non dorme mai ed è perennemente alla ricerca di sesso nelle notti madrilene animate dalla movida (di cui Patty è rimasta uno dei personaggi simbolo). Da buona eroina almodovariana, Patty "non ha paura del PIACERE" (a un'ammiratrice che le confida di avere una figlia di cinque anni dice: "l'età giusta per cominciare").
Patty descrive in particolare alcune delle sue tragicomiche avventure sessuali, iniziando dal giorno in cui fu violentata: "venire violentata da due psicopatici è normale, ma che dopo mi abbiano abbandonata per terra"...: "ci sono situazioni in cui a noi donne non resta che diventare femministe".
Tra le altre imprese di Patty sono da annoverare la giornata in cui si fa un ragazzo gay e poi il suo fidanzato ("abbiamo fatto tutto quello che due persone con un po' di buonsenso e piene di vitalità possono fare in un metro quadrato di cesso") e una notte brava passata con il traduttore delle sue memorie, un giovane gay con cui va in discoteca a rimorchiare altri due ragazzi.
A Patty arriva anche una trasandata offerta cinematografica da parte dell'amica Addy Possa, che sta pensando a un film su un mondo diviso in due: da una parte solo uomini (gay), dall'altra solo donne (nane e lesbiche), e tra le due parti sta per scoppiare lo scontro finale. Ma i "pompinari" giocano sporco e "il più bello e meno frocio" di loro cerca di infiltrarsi tra le lesbiche per sabotarne i piani (ma James Bond gli rovinerà tutto).
Memorabile anche il ragazzino adolescente e bisessuale che Patty assume come segretario-amante, che deve fare i conti con una madre possessiva innamorata di lui che non si lamenta se va con i ragazzi, ma guai a vederlo con una ragazza, sicché deve raccontarle che Patty è un travestito. E Patty non gradisce: "se continua a chiamarmi travestito le farò inghiottire i biscottini senza masticarli. Migliaia di uomini si sono persi nella vastità della mia fica. Suo figlio con loro".
Chiude le avventure di Patty (nella prima edizione) una divertente e autoironica intervista della stessa Patty al suo creatore, Pedro Almodovar.
Di un certo interesse è il ritratto non sempre entusiasta del clima della Spagna post-franchista, dove la ricerca del piacere e la gioia di vivere stanno già mutando in semplice moda e calcolata forma di cultura:
che cosa sta accadendo in Spagna? Perché una ZOCCOLA come ME finisce con l'essere rispettata quanto la Regina Sofia e quasi più ammirata di lei? [...] Detesto creare mode [...]. I giochi smettono di esserlo quando diventano una manifestazione culturale.
Oltre alle imprese di Patty sono raccolti qui altri brevi racconti e alcuni saggi, sempre pieni di ironia, nei quali Almodovar parla del cinema che ama e dei propri film, dispensando consigli sarcastici (ma tutto sommato piuttosto realistici) a chi intenda intraprendere la carriera del regista.
Le ambizioni di scrittore di Almodovar non sono paragonabili a quelle dell'Almodovar regista, come egli stesso onestamente riconosce alla fine dell'introduzione: "non mi resta che chiedervi di leggere questo libro con la stessa assenza di pretese con cui venne scritto". E prese con la dovuta "assenza di pretese", queste pagine possono essere spassose e dirci allo stesso tempo qualcosa del loro autore, di cui filtra il carattere piuttosto schivo.