Love my life [2001]. Meraviglioso "manga" sul "coming out" lesbico e l'amore

Manga giapponese (e il senso di lettura è quello giapponese, invertito).

Il mondo dei fumetti giapponesi non cessa di stupire per la gamma di toni e tipologie che riesce a proporre. Dopo il tono da "poche ciance, passiamo al sodo" dei fumetti "boy's love" (o "shoonen ai" che dir di voglia), la traduzione di questo manga interamente a tema lesbico lasciava temere, o almeno presagire, una versione al femminile della stessa logica.

E invece no. Qui siamo in un universo completamente differente. Non necessariamente "migliore" o peggiore" (dato che si tratta di prodotti pensati e creati per soddisfare esigenze diverse di pubblici diversi, e quel che appare "buono" per uno apparirà magari "cattivo" all'altro), ma certamente diverso.

Si tratta d'una serie di puntate autoconclusive (e da qui nasce la necessità d'iniziare, almeno nelle prime, con un riassuntino delle puntate precedenti) che ha per protagonista una "matricola" universitaria diciottenne, Ikiko Izumiya, un po' timidina e spaurita, che ha una storia d'amore con una ragazza poco più grande di lei, la ventunenne Eri Jojima, anche lei studentessa, di carattere più deciso.

La vicenda, che non voglio rivelare per non togliere del tutto il piacere della sorpresa, ha inizio dalla decisione di Ikiko di rivelare al padre, con il quale vive da sola dopo la morte della madre, d'essere lesbica.
Lungi dallo scioccare il padre con questa rivelazione, però, la sorpresa tocca a lei, perché il padre le rivela a sua volta d'essere gay e che per sovrapprezzo sua madre era stata lesbica, e che loro due s'erano sposati pur sapendo d'essere omosessuali per avere un figlio, lei, e per finire che gli amici e le amiche che ha visto in casa fin da bambina non erano, e non sono, semplici "amici".

Da queste premesse nasce e si sviluppa tutto il mondo di questo splendido fumetto, ambientato in una famiglia molto aperta alle esperienze "diverse" (il padre vive traducendo dall'inglese) e culturalmente all'avanguardia (il padre traduce testi dell'avanguardia letteraria, e in Italia sarebbe il tipico "intellettuale di sinistra"). Ciò fa sì che tutto sia un poco idilliaco, civile, educato e privo di angolosità. Ma si tratta solo del fatto di aver scelto una famiglia "riuscita" per motivi suoi: già i genitori Eri Jojima si rivelano di tempra esattamente opposta, e il padre è dipinto come autoritario, maschilista, totalmente tradizionalista: non il genere di persona con cui chiunque farebbe volentieri coming out.

Attorno alla protagonista ruota un piccolo mondo di amici (fra i quali un gay "velato", che non osa fare coming out), molto essenziale per non distrarre dalla vicenda principale, ma sufficientemente variegato da mostrare le diverse faccette della realtà di vita omosessuale.

La vicenda è narrata con estrema poesia e tatto. La "misura" perfettamente azzeccate sembra infatti essere la cifra di tutto questo fumetto. Le scene di sesso ci sono, sono esplicite, ma non sono invadenti o titillatorie, e soprattutto non sono mai volgari, anzi sono spesso molto poetiche. Il disegno, piuttosto fluido e di taglio "cinematografico" nella costruzione delle inquadrature, è estremamente arioso, estraneo all'horror vacui di altri fumetti giapponesi, e di grande eleganza.

Le vicende narrate sono "vere" e il mondo descritto non è affatto un mondo ideale o idealizzato, tanto che la giovane coppia di ragazze dovrà affrontare il "problema" dell'incapricciamento di Ikiko per un'altra ragazza, come accade a qualsiasi coppia della realtà.

Ma soprattutto, è il modo in cui l'autrice affronta i problemi che pone sul tavolo a rendere splendido questo fumetto: mai superficiale, mai troppo semplificato, sempre poetico e sempre preoccupato di mostrare come uno stesso fenomeno possa avere aspetti diversi, talora a noi sconosciuti ma non per questo meno "veri". Non esito quindi a dire che questo è per me uno di quei casi in cui il fumetto riesce a farsi opera d'arte, sia letteraria sia (vista la bellezza delle tavole) anche grafica.

Se mi è consentito un consiglio, io raccomanderei questo testo ai gruppi gay affinché lo usino come "prima lettura" da consigliare alle ed anche agli adolescenti alle prese con i patemi d'animo del coming out. Contiene infatti le loro tipiche domande, e contiene anche molte risposte, o almeno proposte di risposta, espresse con un linguaggio semplicissimo ed immediato, comprensibile subito a tutti, come è quello del fumetto.

L'unico ostacolo potrebbe essere la lettura alla giapponese, che va dall'ultima pagina alla prima e da destra verso sinistra, ma parlando della generazione più giovane, che è cresciuta avendo a disposizione molti manga giapponesi, questo potrebbe essere un problema relativamente meno comune che per quelle precedenti. E inogni caso, la bellezza di questo fumetto vale lo sforzo d'abituarsi a questa stranezza.
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Altre recensioni per Love my life

titoloautorevotodata
Lesbica è belloPatrizia Colosio09/10/2008

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