recensione diGiovanni Dall'Orto
Banana fish 19
Questo è il volume conclusivo della serie di manga giapponesi Banana fish.
Non vorrei entrare troppo nei dettagli per non sciupare il gusto della lettura a chi ama la sorpresa, ma non posso tacere il fatto che, posta di fronte alla scelta di (1) lasciare le cose in sospeso con un lieto fine, come nel finale del volume precedente (che in origine era il finale "vero"), (2) sciogliere infine il nodo ambiguo del rapporto affettivo tra i due protagonisti (permettendo loro di vivere come coppia, "altrove": in Giappone), o (3) fare in qualche modo espiare gli innumerevoli delitti al demoniaco Ash, l'autrice opta per la terza soluzione.
Ash, distratto dal suo amore per Eiji, cala la guardia, e ciò gli costa la vita; in qualche modo la sua morte è anche un suicidio espiatorio. Probabilmente per la morale giapponese (e non solo...) sarebbe stato eccessivo permettere un "lieto fine" e una nuova vita a una persona colpevole di decine d'assassinii, un essere i cui lati "demoniaci" sono stati sottolineati più e più volte (anche in questo volumetto). Non si introducono diavoli nell'onorata terra degli avi... ma nel mondo dei fumetti non li si lascia neppure col cuore spezzato a New York...
Ash sa, quando si lascia morire senza reagire, che la sua morte è un'espiazione, ma al tempo stesso anche un'apoteosi: la morte è infatti la prova del fatto di avere goduto nella sua breve vita di un amore vero: quell'amore che per uno come lui era un lusso, un pericolo mortale che, semplicemente, non si poteva permettere di vivere. Lo ha voluto provare, gli è stato fatale, però lui è morto felice per il fatto di averlo provato. Amen.
L'epilogo occupa, sorprendentemente, pochissime pagine (pp. 6-35) di questo albo, come se l'autrice avesse avuto fretta di arrivare al finale (magari per mettersi definitivamente al sicuro dal rischio che le fans la costringessero a proseguire questa saga interminabile, alla quale avrebbe certo giovato una maggiore brevità, dato che le situazioni finiscono per ripetersi...).
Ma oltre a ciò, all'autrice premeva soprattutto darci un completamento della vicenda con un antefatto e un seguito, "otto anni dopo", per sciogliere infine gli elementi lasciati deliberatamente ambigui per tutta la serie.
Il primo dei due episodi aggiuntivi ("Angel eyes", pp. 36-115) ci mostra Ash quindicenne in carcere. Bellissimo, attira il desiderio sessuale dei carcerati, che si battono per farne un giocattolo erotico. Ma quell'aria infantile nasconde un carattere demoniaco, un assassino spietato in grado di farsi rispettare con le maniere forti. Il carattere "demoniaco" di Ash è sottolineato ripetutamente, nel caso ci fosse sfuggito.
L'episodio ci mostra anche le radici dell'amicizia con Shorter Wong, che era apparso nei primi episodi ed era stato il capo della banda di Sin prima d'essere ucciso.
Il secondo episodio, "Il giardino di luce" (pp. 116-185) ci mostra Eiji e Sin otto anni dopo la morte di Ash, ed è scritto palesemente per dare una risposta alle domande sulla natura della relazione fra Eiji e Ash. L'autrice chiarisce: era un amore di natura omosessuale.
Con tutto il pudore richiesto da questo genere letterario, Eiji e Sin ci vengono mostrati adulti, a New York.
Eiji (che ora fa il fotografo) non aveva in realtà preso l'aereo, e in Giappone era atterrato solo il suo maestro, Shunichi Ibe (in una vignetta apprendiamo che Eiji era stato il suo primo modello, prima di diventare il suo assistente, il che ci autorizza a pensare che fossero stati amanti - questo genere letterario non solo permette, ma addirittura incoraggia le letture "fra le righe").
Sin è diventato gran bel un pezzo d'uomo, ha mollato la delinquenza illegale ed ha abbracciato la delinquenza legalizzata, trasformandosi un uomo d'affari che traffica in export-import con la Cina. E nella migliore tradizione delle famiglie mafiose studia per avere un titolo in economia.
Dettaglio che avevo dimenticato di specificare: Eiji e Sin vivono assieme, e sono diventati talmente intimi che Sin ha imparato il giapponese.
La relazione è vista attraverso gli occhi della nipotina decenne di Eiji che va a trovarlo a New York; le rivelazioni sono quindi commisurate al grado di apertura che si può avere con una ragazzina di quell'età (anche se, parlando di Eiji e Ash, Sin è straordinariamente esplicito: il loro era amore, anche se non avevano mai avuto rapporti sessuali).
Ash incombe nei ricordi sia (soprattutto) di Eiji, sia (sorprendentemente) di Sin, che a posteriori scopriamo essere stato a sua volta innamorato del demonio biondo. L'arrivo della nipotina costringe i due a dare spiegazioni a lei, e così facendo a darsele a vicenda. Il risultato è catartico: la morte di Ash viene infine metabolizzata ed accettata, ed Eiji permette finalmente a Sin, che glielo chiede espressamente, di prendere nel suo cuore il posto che era stato di Ash.
Nemmeno qui l'omosessualità viene mai nominata come possibile scelta di vita in positivo, però ci si accorge del fatto che dopo tanti anni passati a girare attorno al tema, l'autrice ha preso partito e ha deciso che per i suoi personaggi poteva andare bene. E che potevano essere felici anche essendo "così".
Applausi... e calo del sipario.