«Misia, reine du baroque moderne, ayant organisé sa vie dans le bizarre, dans la nacre, dans le burgau; Misia boudeuse, artificieuse, géniale dans la perfidie, raffinée dans la cruauté»: così la ricordava Paul Morand, il quale ricordava che queste pagine autobiografiche contenevano qualche eccesso romanzesco; sarebbe strano che una donna dal carattere flamboyant come Misia Sert (cognome del terzo marito, il pittore spagnolo José Maria Sert: il suo era Godebska) non si fosse premurata d’abbellire le proprie vicende biografiche, quantunque la sua vita, tutta trascorsa nel ribollire del mondo artistico della Parigi tra la Belle Époque e la Seconda Guerra Mondiale, già fosse piena d’incontri con persone eccezionali: da Fauré (che le diede a lungo lezioni di pianoforte), Mallarmé (che le dedicò versi d’occasione, come più tardi, fra gli altri, Max Jacob), Renoir e Toulouse-Lautrec (che la ritrassero) a Proust, Picasso, Satie, Gide o Pierre Reverdy. Soprattutto, però, ebbe cari Diaghilev e Cocteau. Assiste Diaghilev vicino al letto di morte, a Venezia, e compiange la separazione da lui di Nijinsky per colpa della donna che indusse questi ad un matrimonio cui Misia non esita ad attribuire la morte del grandissimo ballerino russo in età ancor giovane. Spesso i giudizî di questa ninfa egeria delle arti francesi suonano taglienti come lame, ad esempio nel ritratto di Stravinsky, di cui mette alla berlina senza pietà l’avarizia; ma più spesso si velano di perfidia sottile, come nello schizzo del pur amato Jean Cocteau che va in guerra nel 1914 vestito da infermiere volontario dal sarto Poiret o nell’incredibile scena di Serge Lifar e Boris Kochno che, sfogando una reciproca gelosia a lungo repressa, si accapigliano senza ritegno accanto al cadavere di Serge Diaghilev ancor caldo. Ma, si può dire, ogni riga di questo libro è viva e godibile, nonostante qualche lungaggine, e pare che serbi ancora dentro di sé una scintilla del fuoco e della luce che lampeggiarono in una delle stagioni più belle e feconde d'ogni tempo per l’arte e per la cultura.