recensione di Mauro Giori
Serious Charge
Due anni prima di Victim, Serious Charge (circolato anche con i titoli A Touch of Hell e Teddy-Boys) è il primo film inglese di ambientazione contemporanea incentrato sull’omosessualità, a breve distanza dal rapporto Wolfenden del 1957, cui si deve la prima spallata alla legge che, per altri dieci anni, avrebbe mantenuto l’omosessualità in Gran Bretagna fuori legge.
Pensato da un lato come risposta ai film americani che lungo tutto il decennio si erano occupati con successo di delinquenza giovanile (ad esempio Gioventù bruciata), e dall’altro come veicolo di lancio per il cantante Cliff Richard (allora celebre come l’alternativa britannica a Elvis Presley), Serious Charge è tutto incentrato sulla grave accusa del titolo di cui è vittima uno stimato vicario, Howard Phillips, dedito a riportare sulla retta via giovani sbandati con metodi non proprio ortodossi. Howard ha la malaugurata idea di scontrarsi con uno dei rampolli della città, Larry Thompson, che tra l’altro ha messo incinta una ragazza perbene poi rimasta uccisa in un incidente. Quando Howard minaccia di svergognarlo, il ragazzo si vendica facendo credere a tutti di essere stato vittima di un tentativo di stupro da parte del vicario, e usa come testimone Hester, la trentenne figlia zitella del predecessore di Howard, stimata in tutta la città e inutilmente innamorata del prelato. Accecata dal rifiuto di Howard, Hester crede nelle accuse di Larry e le sostiene, lasciando solo il vicario ad affrontare il disprezzo della comunità, le lettere anonime, l’abbandono della chiesa da parte dei fedeli, l’allontanamento di tutti i ragazzi dalla parrocchia, e ovviamente l’odio del padre di Larry.
Lungo tutto il film la parola “omosessualità”, ancora vietata dalla censura, non viene mai utilizzata. Il padre di Larry, ad esempio, non si capacita che «one of them» possa vivere in città, mentre il ragazzo è costretto dai censori a lanciare la sua accusa con un lessico troppo elegante per un delinquentello minorenne: «He tried to interfere with me», dice a Hester mentre invoca aiuto, ricorrendo a un eufemismo propriamente britannico per indicare molestie sessuali ai danni di un giovane.
La rappresentazione della delinquenza giovanile è piuttosto smorta, se si eccettuano i due momenti più drammatici che coinvolgono la messinscena di Larry e il contrappasso che ne svela poi la menzogna. Allo stesso modo non viene sfruttata (né, in effetti, condannata in alcun modo) la violenza del padre di Larry, che sembrava ventilare possibili giustificazioni della devianza del ragazzo. Tutta questa parte della vicenda ha infine l’aria di essere montata artificiosamente al solo scopo di servire da antefatto per preparare il dramma che deve travolgere Howard. Analogamente, appare del tutto accessoria la presenza di Cliff Richard, cui non viene affidato il ruolo di Larry (interpretato dal dimenticabile Andrew Ray) bensì quello del fratello minore, meno scapestrato ma irrilevante nella storia, anche quando si mette a cantare.
Il dramma autentico rimane così solo quello che riguarda l’omosessualità, la quale nel film è in realtà solo una voce infamante che consente alla comunità di dare il peggio di sé, come accadrà due anni dopo nel più noto (e solido) melodramma di Wyler Quelle due. «Serious Charge riconosce in modo appassionante l’esistenza dell’omofobia e quanto sia sbagliata e ingiusta», ha scritto Stephen Bourne in Brief Encounters, mancando totalmente il bersaglio. È infatti quanto si può dire proprio di Quelle due, in cui la presenza di un personaggio effettivamente omosessuale e positivo mette in luce il carattere deprecabile delle diffamazioni che riguardano le due protagoniste. In modo diverso, lo si può dire anche di Victim, costruito per condannare non il protagonista omosessuale ma i ricatti di cui è vittima. Serious Charge, al contrario, mostra certamente l’omofobia della provincia inglese dell’epoca, ma non spende una parola per condannarla o per difendere gli omosessuali. In una delle sequenze più forti del film, il vicario, una volta scagionato, decide di lasciare la comunità perché se ne dichiara disgustato (sfortunatamente, vi si aggiunge poi anche un melenso lieto fine in cui cambia idea e improvvisamente perdona tutti). Tuttavia il disgusto non è certo dovuto al fatto che i suoi fedeli se la sono presa con un presunto omosessuale, bensì al fatto che hanno creduto che l’omosessuale fosse lui. A essere condannata non è l’omofobia, né più in generale il pregiudizio, ma solamente la malignità della gente quando volge le spalle a un membro rispettato e rispettabile della comunità. Howard trionfa solo perché non è davvero omosessuale e il pubblico non è invitato a sollevarsi contro l’omofobia, bensì contro il pettegolezzo, ovvero contro l’abuso di accuse che nondimeno rimangono “gravi”, come da titolo.
E infatti non vi è nessuno che, pur credendo nelle accuse, si schieri dalla parte di Howard: dalla sua l’uomo si ritrova solo l’anziana madre e due vecchiette sciancate, semplicemente perché credono alla sua innocenza e non certo perché siano sufficientemente navigate da non ritenere l’omosessualità infamante.
Serious Charge (che è tratto da un dramma teatrale) rimane una tappa significativa del cinema gay inglese, ma una tappa che non è possibile sopravvalutare.