recensione diAndrea Barb
Pose
Siamo nella New York dei tempi di Reagan e del capitalismo rampante rappresentato dalla Trump Tower (ammiccante riferimento all’America di oggi), una società moralista in cui l’epidemia di AIDS viene ignorata e considerata come giusta punizione per i deviati.
La serie Pose, composta da un eccezionale cast di persone transgender e latino/afroamericane (in questo molto attenta al dibattito contemporaneo sulla rappresentazione mediatica delle soggettività), ci porta nella sottocultura newyorkese delle ballroom a cavallo tra anni Ottanta e Novanta. Prendendosi la libertà di qualche personaggio eccessivo (alcune figure marginali sono quasi macchiettistiche), Pose presenta con sincerità i personaggi, oscillanti tra la luccicante vita notturna della ball, dove si sfidano a colpi di vogue e vestiti stravaganti, e la vita nel mondo esterno fatta di sacrifici, prostituzione, furti e discriminazione.
La serie affronta tematiche centrali per la comunità LGBT+, discriminazione (in famiglia e all’interno della comunità stessa), AIDS, razzismo e omofobia, senza risultare mai didattica e bacchettona.
Chi tra di noi ha visto Paris is Burning troverà molte assonanze con la serie: dai personaggi (il ballerino di successo Damon che si richiama a Willy Ninja, la Madre sopra le righe che non sente di appartenere alla classe povera, Elektra, che rievoca Pepper LaBeija) alle ambientazioni (i moli, le strade di Harlem e del Bronx), la serie si ispira chiaramente al documentario di Jennie Livingston, ma rifiuta di farne un semplice elemento di stile da cui attingere e da cui riprendere citazioni “autorevoli”, non scadendo mai nel ripetitivo (al contrario di alcune stridenti esclamazioni di RuPaul’s Drag Race).
Molto interessanti sono le storie di Indya Moore (Angel) e Billy Porter (Pray Tell) al di fuori del set: Moore, come il proprio personaggio, è stata la prima persona trans a posare per la copertina di Elle mentre Billy Porter ha dichiarato di fare «di ogni apparizione pubblica un atto politico», calcando i red carpet internazionali in abiti innovativi e potenti.