recensione diAngela Siciliano
Foglie d'erba
Il volume che possiedo è edito da Einaudi - 1965 (il copyright è del 1950), con la versione e la prefazione di Enzo Giachino, ma sembra che la traduzione sia stata fatta sotto la cura particolare di Cesare Pavese, per questo, editore e traduttore dedicano il libro a Pavese (che si era suicidato il 27 agosto del '50).
L'ambizione di Whitman, scrive il traduttore, era di creare il poema nazionale, un poema che rappresentasse il Nuovo Mondo, un poema libero dagli influssi europei. C'è riuscito?
Sembrerebbe che la versione originale abbia "numerose espressioni che sono dei veri orrori lessicali" e che
"Privo, sia in America che in Europa, d'una tradizione cui richiamarsi, impegnato in un'impresa che riscuoteva molte più derisioni che consensi, non gli restava altra risorsa se non di affidarsi all'ostinato suo demone"...
Ma E. Giachino chiude la prefazione (datata 1950) con un
"Bastava mettere in guardia il lettore, che non si accontenti del primo senso evidente, ma oltre quello indaghi la segreta armonia che si cela e si svela, intermittente, tra queste Foglie".
Quando esce la prima edizione del libro W. W. ha circa 36 anni, e si tratta di una dozzina di poesie, senza titolo.
Per raggiungere la versione definitiva ci impiegherà 30 anni, duranti i quali il pubblico gli sarà soprattutto ostile.
Nel suo poema c'é anche un po' la storia del suo paese - la Guerra di Secessione, l'assassinio del Presidente Lincoln - nella misura in cui lui ne viene coinvolto, per esempio assistendo i soldati feriti.
W.W. è o si vede come un uomo forte sano e libero. E tuttavia intorno ai 54 anni gli viene una paralisi, dalla quale non guarirà più. Vivrà ancora 18 anni sempre attivo, combattendo il suo male, godendo di alcuni periodi di relativo benessere, e naturalmente curando le successive edizioni, aggiungendo e aggiungendo.
Intorno ai 63 anni, gli sforzi per imporsi al pubblico cominciano a dare dei risultati. Naturalmente sono trascorsi decenni dall'esordio e ciò che sembrava offensivo ora sembrava divino!
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Poi ho fatto un secondo inutile tentativo nel 1984, e intanto la copia a mia disposizione era cambiata: credo questa fosse in prestito, ma era la stessa edizione.
Compratolo ci ho girato intorno ancora un po' e quando finalmente ho cominciato la lettura sono andata avanti lentamente, già annoiata! Ma qualcosa mi diceva di insistere, resistere, aspettare prima di decidermi per un no, grazie definitivo.
E ho fatto bene ad aspettare!
Perché ad un certo punto Whitman mi si è presentato con tutta la sua chiarezza e purezza. Così leggiadro improvvisamente, bello e puro, femmina e maschio allo stesso tempo, pura energia umana. Insomma ho finito di leggerlo agli inizi di giugno '91.
C'erano però momenti più o meno brevi di lettura appassionata, che mi facevano capire di non aver sbagliato ad insistere, ma poi cambiava il tono, cambiava l'atmosfera, cambiava il ritmo e mi ritrovavo di nuovo a leggere con lentezza, quasi con fatica.
Devo ammettere che la ritengo comunque una lettura importante, spiritualmente importante.
Trascrivo pochi versi (una fogliolina) che mi sono capitati per caso, adesso, sfogliandolo.
Le parentesi sono sue.
...(A me sembra che ciascuna cosa nella luce, nell'aria
dovrebbe essere felice,
chiunque non è rinchiuso in una bara dentro la fossa nera
sappia che ha abbastanza.)