Il piccolo messaggero dei nostri corpi

12 ottobre 2008, "Pride", settembre 2008.

Joseph e Roland sono due ragazzi di buona famiglia della provincia francese di poco più di venti anni quando nel 1901 sono a Taormina, una delle tappe del loro "grand tour" in Italia.

Molto legati l'uno all'altro, ma un po' goffi, aspettano che sia Sandro, un ragazzino di sedici anni del luogo, a farsi messaggero dei loro corpi.

Dopo averli accompagnati nella loro camera, il ragazzino li invita a fare un bagno: prepara due tinozze, li fa spogliare, versa l'acqua sul corpo dell'uno e poi dell'altro, li insapona, li risciacqua, li asciuga, rimette in ordine, pulisce tutto, poi si sfila i pantaloncini, si butta al centro del grande letto e li invita a raggiungerlo, cosa che i due fanno, un po' imbarazzati, ma finalmente liberi di vivere quello che senza esserne del tutto consapevoli desiderano dalla prima volta che si sono incontrati all'età di sette anni.

"Sulle labbra di Sandro", annota Roland, "trovo l'impronta delle labbra di Joseph: fu il nostro primo bacio".

Questo episodio, che ha tutte le caratteristiche di un quadro pittoresco, almeno secondo l'idea che ci siamo fatta del "grand tour" nel Sud d'Italia nei primi del Novecento di due omosessuali che vengono dal Nord, è l'inizio di una storia complessa e di un amore totale che è scontro di corpi, fusione di anime, liberazione dalla "prigione di esseri civilizzati", poesia d'amore a quattro mani di struggente bellezza.

Costruita come un'opera frammentaria fatta di materiali di vario genere (lettere, brani di diario, annotazioni, appunti) messi insieme da Roland, dopo che Joseph è morto, la storia di questo amore conosce momenti di resa alla Norma, come il matrimonio con le due sorelle Bérard, e momenti di esaltazione orgiastica e violenta come la frequentazione di un secondo, e più giovane, messaggero dei loro corpi, Martial, "il nostro ragazzo selvaggio", che porta i due a sperimentare inediti percorsi erotici.

"E dei nostri corpi dirò tutto", scrive ancora Roland, "quanto meno mi spingerò fin dove siamo riusciti ad arrivare: terreni immensi sui quali non si andrà mai abbastanza lontani".

Tutto nel romanzo è ossessivamente subordinato all'unicità dell'amore di cui si canta la gloria. Anche il matrimonio, celebrato lo stesso giorno, è vissuto come un modo segreto dei protagonisti di congiungersi ufficialmente e le loro spose non capiranno mai fino in fondo la natura della loro "opera in comune".

Né ci sarà posto nella loro vita per le tragedie storiche che echeggiano in lontananza come la prima guerra mondiale; e quando uno dei due non ci sarà più, negli anni Trenta del Novecento, la storia evolverà verso un finale imprevedibile di grande effetto.

Alla sperimentazione di questo amore "unico" corrisponde la sperimentazione da parte dello scrittore di un'opera letteraria che sappia trasmettere questa unicità al lettore, perché una volta diventato "poesia" questo amore avrà la forza della testimonianza e renderà eternamente viva un'esperienza che, grazie alla forza della scrittura, potrà essere condivisa, ma non giudicata.

Finora inedito in Italia, il romanzo risale al 1977 e risente dello spirito provocatorio di quegli anni, oltre che dello sperimentalismo letterario proprio del tempo e in particolare di Yves Navarre, uno degli scrittori più inquieti e originali della letteratura francese del secondo Novecento.

Scrittore prolifico (autore di trenta romanzi e di una quindicina di testi teatrali), Yves Navarre ha pubblicato i suoi libri tra il 1971 e il 1994 (anno della sua morte, a soli 54 anni).

Militante gay fin dai tempi del FHAR agli inizi degli anni Settanta, portavoce del presidente François Mitterand per i diritti degli omosessuali dal 1981 al 1989, Navarre è poco noto in Italia dove, a parte una traduzione del suo romanzo più famoso (Le jardin d'acclimatation dei primi anni Ottanta, subito dopo la vittoria del premio Gouncourt) fino allo scorso anno non esistevano altre traduzioni di suoi libri.

La nuova versione del Jardin d'acclimatation (Il giardino zoologico, Edizioni del Cardo 2007) e ora la pubblicazione di questo nuovo romanzo segnano, anche in Italia, un nuovo interesse per la sua narrativa.

Una menzione particolare merita la traduzione del Piccolo messaggero dei nostri corpi di Daniele Cenci che è riuscito a trasferire in una originale lingua italiana una prosa complessa e a tratti sontuosa, che alterna a pagine di narrativa, momenti di vera e propria prosa lirica.

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