Ritratto di famiglia con gay

22 ottobre 2008, "Pride", ottobre 2008

Vecchi pregiudizi e progressiste dinamiche affettive in un libro di Stefano Bolognini che ha intervistato i componenti della sua famiglia sulla la propria omosessualità.

La mia generazione (quella che ha vissuto il '68) era convinta che la famiglia fosse un'istituzione da abbattere e da superare. Le nostre idee (e le nostre pratiche), molto più radicali e libertarie da una parte, e la chiusura della famiglia, molto più intransigente e conservatrice dall'altra, rendevano l'omosessualità assolutamente inconciliabile con l'istituzione familiare.

La famiglia era la Norma eterocrate da combattere e spesso, prima che ci cacciasse, eravamo noi a lasciarla. D'altronde in molti libri di quegli anni (da Cooper a Laing, da Deleuze a Guattari, da Mieli a Scherer) trovavamo anche la legittimazione culturale dei nostri propositi di liberazione e di emancipazione dalla famiglia.

Poi a poco a poco la situazione è cambiata. E' cambiata la famiglia e siamo cambiati noi, dopo avere scoperto che la liberazione non è solo un fatto di sessualità e che con la famiglia, nonostante le paure, i risentimenti e le inevitabili lacerazioni, dobbiamo in ogni caso fare i conti. Le distanze hanno cominciato ad accorciarsi, soprattutto grazie al nuovo ruolo delle donne, e le generazioni che sono venute dopo hanno cominciato a lottare per una liberazione e per una emancipazione, non più dalla famiglia, ma dentro la famiglia.

Forse questo spostamento ha portato a delle mediazioni e a dei cedimenti, ma sicuramente ha reso più vivibile la vita alle nuove generazioni di gay, non più costrette a umilianti clandestinità o a sempre traumatiche rotture e ha portato una ventata di maggiore serenità e di consapevolezza all'interno delle stesse famiglie.

Stefano Bolognini, giornalista e militante gay, che i lettori di "Pride" conoscono bene, ha avuto la brillante idea di verificare questa nuova realtà dando la parola ai componenti della sua famiglia (la madre, il padre, il fratello e il cugino con le rispettive compagne, la zia, la nonna, la suocera, e infine il suo fidanzato Mauro): come hanno vissuto il suo coming out ? Come vivono la sua militanza gay? Come si rapportano al suo compagno che regolarmente frequenta la loro casa? (Stefano Bolognini, Una famiglia normale. Come abbiamo disinnescato la bomba gay, Editrice Sonda, Casale Monferrato 2008, pp 128, 11,00 euro).

La famiglia di Stefano Bolognini non è la famiglia modello, di idee zapateriane con cui ci piacerebbe confrontarci. Tutt'altro: è la tipica famiglia italiana, anche un po' di destra (qualcuno vota Lega Nord, qualche altro simpatizza per Alleanza Nazionale) e alcuni avrebbero fatto volentieri a meno di rispondere a domande per loro imbarazzanti, ma Stefano, convinto della bontà del suo progetto e della legittimità dei suoi diritti, non ha dato loro tregua e li ha costretti ad un confronto difficile, ma ad un certo punto diventato ineludibile.

Il risultato è uno straordinario ritratto di famiglia, illuminante più di tanti saggi sociologici, e le risposte, spesso percorse da imbarazzi, reticenze e discrepanze tra le parole e le cose ci fanno capire tanti aspetti di questo nostro strano e bizzarro paese. Il padre, per esempio, pensa che l'omosessualità sia una "deviazione", ma poi da tutto il colloquio emergono comportamenti che contraddicono le sue convinzioni, fino alla manifestazione di insospettabili tenerezze di padre amorevole e di suocero affettuoso con sorprendenti parole di ammirazione e di complicità per il compagno del figlio. E' come se fosse difficile vincere anche a livello mentale quei pregiudizi che a livello comportamentale sono ormai superati.

Chi invece dimostra maggiore libertà e una più libera disponibilità a mettere in discussione le proprie categorie mentali sono in parte le donne, anche quelle di altre generazioni, come la nonna, vera e propria icona gay, anche se pure a lei sfugge la contraddizione tra l'essere berlusconiana e la fatalistica lamentela che "in Italia abbiamo una cultura che ci fa arrivare sempre dopo gli altri".

Meravigliose invece, come due personaggi almodovariani, le due madri, di Stefano e di Mauro, che, incuranti del fatto di poter essere scambiate per due lesbiche, si avventurano in un bar gay per capire dove vanno i loro figli e chi frequentano, fino ad una meticolosa ispezione dei bagni con lo specchio a livello della cintura in modo che quando un uomo fa la pipì si specchia il pisello: "Ne esiste una versione femminile?", chiede ad un certo punto, finalmente rilassata e divertita, la madre di Stefano.

Preceduto da una nota di Maria Laura Rodotà e da una prefazione di Giovanni Dall'Orto, e seguito da una postfazione della sociologa Chiara Bertone, il libro di Stefano Bolognini, a tratti commovente, ma spesso anche leggero e divertente, dimostra che i pregiudizi secolari contro l'omosessualità che si annidano in particolare proprio nella famiglia, sono duri a morire e che il cammino verso una reale liberazione è ancora lungo, ma dimostra anche che la famiglia cosiddetta "normale", se mai è esistita, per fortuna non esiste più e che la rottura di schemi ideologici precostituiti, prima che attraverso una presa di coscienza culturale, passa attraverso la pratica quotidiana della sincerità dei rapporti, della visibilità di quello che siamo, della condivisione degli affetti.

Di questo e del fatto che il coming out di Stefano sia stato salutare per tutti, appaiono convinti anche i più recalcitranti degli intervistati.

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