recensione di Mauro Giori
Dimenticare "Dimenticare Venezia"
Senza avere un legame diretto ed esplicito, è evidente che Dimenticare Venezia è un film post-viscontiano, o forse sarebbe meglio dire sub-viscontiano. Un viscontismo degradato a maniera, in un uso maldestro e superficiale di belletti culturali (la musica lirica, i flashback bergmaniani), di aggiornamenti del repertorio visivo in un erotismo spento e voyeuristico, con spreco di nudi senza alcuna tensione sensuale, e di attori di calibro sperperati con insipienza (Josephsson recita sopra le righe per tutto il film; la Melato funziona bene nel personaggio eccessivo della madre isterica, meno in quello della lesbica nevrotica, anche se ovviamente si mangia senza fatica la "compagna" Eleonora Giorgi). Viscontiana è anche la sospensione tra desiderio di rappresentazione (due coppie esplicitamente omosessuali non si vedevano tutti i giorni al cinema all'epoca) e risibili tesi "implicite", la principale delle quali sembra essere la possibilità di "superare" la "fase" omosessuale a piacimento. Un fase, per altro, legata all'infantilismo dei personaggi.
Un film, insomma, di interesse puramente documentale.