Sorelle d'Italia (1991). Dario Gay propone il primo clip con temi lgbt in Italia.

Ben sedici (!) anni dopo il primo filmato citato in questa cavalcata fra i videoclip, arriva finalmente il primo clip italiano che affronti la tematica lgbt. Anzi, ad essere precisi, la tematica "t" e basta, dato che per i "g", i "b" e le "l" occorrerà aspettare altri anni ancora, e perfino i "t" appaiono qui solo nell'aspetto più eclatante e discutibile: la prostituzione di strada.

Il cantante è Dario Gay (il cognome è vero, e si legge "gai": la casa discografica, inorridita dalla coincidenza, pretese allora che lo si scrivesse "Dario Gai"), che anni dopo avrebbe fatto coming out e avrebbe scritto canzoni esplicitamente gay come "Le nuvole" o "Ti sposerò".

"Sorelle d'Italia" è una specie d'apologia dei transessuali che sostano ai lati delle strade per la gioia dei "camionisti d'Italia" (affermazione che provocò una querela da parte dell'Associazione Autotrasportatori!):

Evviva le signore
le ultime regine
che sono veramente le signore
e ci fanno l'amore!
Vogliamo le signore,
le loro voci scure
divine, indistruttibili, un po' amare,
e ci sanno scaldare!
(...)
sempre sole - e fa male -
sul viale.
Questa canzone fu presentata al festival di Sanremo del 1991 ed ottenne pure un buon successo.
A quanto pare, e come al solito, anche in questo caso il tema del transessualismo/travestitismo riuscì a forare il muro della censura prima che ci riuscisse l'omosessualità vera e propria. Dopo tutto, la prostituzione delle persone transessuali si rivolge al mondo eterosessuale, non al mondo gay, ed è quindi qualcosa che gli etero riescono a riconoscere come "proprio", a differenza dell'omosessualità: basterebbe vedere come si infoiano i fotografi eterosessuali alla semplice vista di qualche trans scollacciata ai gay pride.

Purtroppo, nonostante il coraggio precursore di Gay, la casa discografica non sembra aver creduto molto nella sua canzone, a giudicare da questo videoclip atroce, prodotto con mezzi quasi nulli e con l'aria del "fatto in casa e di fretta" che lascia l'amaro in bocca.
Il video si limita infatti a ritrarre il cantante mentre di notte passeggia lungo i viali di Milano, alternando la sua immagine a quella d'un gruppo di culturisti (che immagino rappresentino i "camionisti d'Italia"), ed ovviamente di "regine della notte" che un po' civettano con loro, e un po' accompagnano Gay nella sua scorribanda notturna, che si conclude in mezzo a un gruppo di persone che ballano per strada. Tutto qui.

Osservando oggi questo video si ha quasi l'impressione che si tratti d'un esperimento con questo strano e "nuovo" strumento di comunicazione e promozione, fatto senza la minima convinzione (basti vedere le comparse che si distraggono e chiacchierano fra loro nella scena finale mentre ballano alle spalle del cantante!). Il linguaggio del filmato deve infatti molto più a quello del reportage televisivo che a quello del clip musicale, come se il regista non avesse ancora ben chiaro dove andare a parare, o semplicemente non avesse molta familiarità con quanto era già stato prodotto all'estero in questo campo.

Per questi motivi, nonostante la canzone sia spiritosa (con qualche piccolo tocco di sarcasmo) e si ascolti ancor oggi con piacere, direi che il video che l'accompagna non abbia conservato un interesse che non sia quello di documento storico del 1991.
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