recensione diPiera Zani
Il mondo di Vita Sackville-West
Se l'identità è un puzzle, di cui alcuni pezzi si sono persi per sempre, allora non è facile, il lavoro del biografo.
Ancora meno facile deve essere stato il lavoro della biografa di Vita Sackville West. Al momento della sua ricerca il materiale, davvero abbondante (libri, diari, carte segrete, foto e ricordi) era tutto a disposizione nell'affascinante cornice della Torre di Sissinghurst.
Ma più il materiale è abbondante e più è facile perdere la strada.
La biografa ha la mano sicura e il cuore ben saldo, non si lascia commuovere, partecipa, ma con occhio critico, ha esperienza e non ha pregiudizi. Che altro chiedere di più alla propria biografa?
Eppure qualcosa le sfugge, e alla fine di questa lunga lettura (circa 500 pagine con una selezione molto bella di fotografie e ritratti) abbiamo l'impressione di sapere tutto, davvero tutto, di Vita Sackville West, ma anche la terribile sensazione che qualche pezzo del puzzle sia andato irreparabilmente perduto. Forse al personaggio principale, prima ancora che alla sua biografa.
Chi è Vita?
Vita è un'icona lesbica, una donna che lotta per essere ciò che vuole, ma che nello stesso tempo cerca sempre di muoversi all'interno dei limiti della rispettabilità imposti dalla propria classe, l'aristocrazia inglese dell'inizio del '900.
Vita è stato l'amore di Virginia Woolf, che l'ha tanto amata da scrivere per lei una biografia, Orlando, che consacrerà per sempre Vita come un'icona, ma che segnerà anche la fine dell'amore di Vita per Virginia.
Vita l'adorerà, la venererà, ma non potrà mai più amarla: forse la falsa biografia di Orlando è riuscita nell'intento, ha guardato come una lente nel pozzo scuro dell'anima di Vita. E Vita ha dovuto distogliere lo sguardo.
Victoria Glendinning non può esimersi da riservare uno spazio grande alla madre di Vita, sua omonima, solo che porta il nome per intero - Victoria Sackville West. La biografa pensa che la madre sia il nodo focale dello strano turbine amoroso in cui Vita è stata immersa dalla nascita fino alla morte. Una madre importante, vanitosa, a volte decisamente pazza, ma per certi versi con una vita più spericolata e divertente di quella della figlia.
C'è chi fa della propria vita un'opera d'arte. Non è il caso di Vita Sackville West, che sembra sempre essere incapace di dominare se stessa, di essere davvero protagonista delle proprie scelte. Solo le emozioni la travolgono, e la conducono dove spesso non vuole andare.
E il mistero rimane sempre più oscuro: perché tanta infelicità dopo il 1942? Il suicidio di Virginia, da cui comunque si era allontanata da circa quindici anni? Lo stress psicologico delle Battaglia di Londra, quando gli aerei tedeschi che sganciavano ogni notte centinaia di bombe su Londra passavano anche sulla Torre di Sissinghurst? L'amore che se ne va, un po' come la giovinezza, e rimangono solo gli amori che fanno compagnia, quelli che consolano e non esaltano, quelli che hanno bisogno di un po' di sherry la sera perché la notte diventi meno lunga?
Per i Greci non si poteva dire nulla sulla vita di un uomo, sulla sua felicità, sulla sua fortuna, prima della sua morte, perchè solo la morte illumina la vita. La storia di Vita, come quella di tutte, ha incontrato dei momenti cruciali, delle scelte che potevano essere compiute e invece sono rimaste lì, in sospeso.
ll cavaliere senza macchia e paura che Vita desiderava impersonare, e che sin da bambina recitava nei saloni del castello cinquecentesco di Knole, non ha saputo dire di no alle scelte che la sua classe sociale dolcemente, senza fretta, le suggeriva: un matrimonio con un gay, due figli, amori scandalosi con donne famose.
A un certo punto la sua vita si è avvitata, la noia dei ricevimenti (snobbava persino Buckingam Palace, eppure era una fervente monarchica), l'estraneità con l'ambiente artistico di Bloomsbury, dove era considerata decorativa ma non sufficientemente brillante, la passione travolgente per Violet Trefusis e l'amore più tranquillo, quasi un mare sicuro, di una donna come Virgina Woolf, che l'adorava, non sono serviti a niente.
Alla fine solo il silenzio del giardino, l'amore-consuetudine della segretaria, il rapporto con il marito.
Dire che questo matrimonio, quello di un gay e una lesbica, fosse in qualche modo un esempio di perfezione poteva affermarlo solo un figlio, perché se Harold rinuncia alla sua carriera diplomatica per Vita, (eppure ci teneva tanto e dopo tutto era forse l'unica cosa che sapeva far bene), Vita rinuncia all'interezza della propria stessa personalità, decide di viversi a frammenti, e i frammenti diventano sempre più piccoli man mano che passano gli anni...