recensione diStefano Bolognini
E la bella stanza è vuota
Inarrivabile romanzo autobiografico, degno seguito del capolavoro giovanile di Edmund White Un giovane americano.
È un lungo, sofferto e impietoso monologo sull'essere giovani, americani e omosessuali nella New York degli anni Cinquanta.
È la narrazione puntuale dell'educazione sentimentale e delle ossessioni dell'autore-protagonista, che abbraccerà l'orgoglio di vivere con gioia la propria omosessualità.
Ma chi gli è intorno è, al contrario, la rappresentazione delle paure e del conformismo e delle enormi contraddizioni che albergano nell'invisibilità e nella non accettazione.
A mio parere, questo romanzo è tra i grandi capolavori della letteratura gay.